La nostra biblioteca - ''Spirit Crossing'', un noir che attraversa, rispettandola, la cultura dei nativi d'America

- di: Diego Minuti
 
Non è stato certo il primo scrittore che ha affrontato temi legati ai nativi americani, alla loro cultura e come essa sia stata sfregiata da chi ne ha invaso i territori, cancellando la memoria degli avi.
Ma, seppure tra molti, William Kent Krueger è quello che maneggia questa materia, oltre che con competenza e conoscenza profonde, anche con un evidente rispetto, cercando (e riuscendo) a non cadere nel manierismo che, quando si parla di nativi d'America, vuole riportare tutto a balli e danze, piume e riti di purificazione, per come li hanno tramandati film di qualche anno fa, imbastiti su sceneggiature che, con la storia e la realtà, avevano lontane frequentazioni.
La traccia di ''Spirit Crossing'' (Atria - Pag.336, nell'edizione americana) è quella del noir, che l'autore, originario del Wyoming, terra di grandi pianure e di picchi innevati, adatta ad un altro degli Stati dove la cultura dei nativi è ancora forte, il Minnesota.

La nostra biblioteca - ''Spirit Crossing'', un noir che attraversa, rispettandola, la cultura dei nativi d'America

Il personaggio principale, che lo accompagna da moltissimi romanzi, è l'ex capo della polizia di Aurora, ritiratosi e che, tanto per non stare senza fare nulla, gestisce un fast-food, cui dedica il tempo che gli lascia libero la sua famiglia, legatissima alla terra e alle tradizioni.

Perché lui, Cork O'Connor, come tradiscono nome e cognome, è un irlandese, figlio di irlandesi, nipote di irlandesi... che ha sposato una donna che ha origine nella tribù dei Ojibwe, radici di cui è orgogliosa per non dire di più. Questa è la cornice di ''Spirit Crossing'' e dentro c'è il mistero (la sparizione di una ragazza, irrequieta figlia di un politico molto potente), ci sono gli stereotipi (l'onnipresente Fbi, con i suoi uomini che non sembrano sprizzare simpatia), ci sono i giornalisti, ''vil razza dannata''; c'è l'ambiente in pericolo (un oleodotto che i nativi non vogliono); c'è un'area sacra che l'oleodotto di cui sopra mette a rischio.
Ma - quando si dice che potrebbe anche andare peggio. - , c'è anche una infermiera centroamericana arrivata ad Aurora, al seguito della figlia di Cork, e che si porta dietro uno spaventoso segreto e c'è una malaugurata gita che l'ex sceriffo organizza per portare la famiglia in un luogo segreto ai più, dove sa che c'è un campo di mirtilli.

La spedizione, alla quale partecipa anche il nipotino di Cork, Waaboo, finisce quando il bambino, davanti a quella che sembra una vecchia tomba, dice di sentire lo spirito di una ragazza che lo chiama. La notizia scatena l'attenzione di Fbi e polizia, ancora alla ricerca della figlia del politico; interesse che si spegne quando si scopre che nella fosse c'è il corpo di una giovane nativa. Poi tutto precipita perché la scoperta del cadavere è la prima di una serie, perché altri ne vengono scoperti e tutti appartengono a giovani native, di cui nessuno s'è occupato.

È giusto fermarsi qui, perché la trama è intricata e qualsiasi altro riferimento potrebbe svelarne l'epilogo.
Krueger (che per il New York Times è un narratore al top della sua carriera) non ha sangue nativo americano, ma, come sempre fa nei suoi romanzi che hanno come protagonista Cork O'Connor, tratta la cultura e il misticismo dei nativi con comprensione e rispetto. La sua prosa e lo sviluppo dei personaggi sono superbi e le sue vivide descrizioni danno vita ai boschi del nord del Minnesota.

"Spirit Crossing" torna su tre temi familiari all'autore: lo stupro del mondo naturale a fini di lucro, il maltrattamento dei nativi americani e, questa volta con enfasi, il fatto che migliaia di donne e ragazze native americane sono scomparse e che non sembra che si faccia mai molto al riguardo. Come l'autore fa dire ad uno dei personaggi di contorno: "Essere un indiano significa camminare con la perdita. Ci precede e ci segue''.
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