Quattro decreti “urgenti” in Parlamento e un fronte politico che si incendia: per l’opposizione la priorità è sanità e scuola.
Quattro decreti e una scadenza ravvicinata
In piena discussione sulla manovra, in Parlamento arrivano quattro provvedimenti indicati come urgenti per finanziare o rifinanziare programmi di acquisizione nel settore difesa.
Il valore complessivo è di circa 3,5 miliardi di euro su risorse già previste a bilancio, con richiesta di espressione del parere entro il 12 gennaio 2026.
Il calendario stretto è uno degli elementi che alimentano il confronto: da un lato l’esigenza dichiarata di procedere rapidamente, dall’altro la critica sul metodo e sulle priorità di spesa.
Cosa c’è nei provvedimenti: droni, fregate, sottomarini, sistemi remoti
Droni per la Marina
Un primo intervento vale 100 milioni ed è destinato alla seconda fase di acquisti di droni per la Marina.
L’obiettivo indicato è rafforzare le capacità operative a bordo nave e sviluppare tecnologie con potenziale ricaduta industriale.
Nelle relazioni tecniche si richiama anche la possibilità di sbocchi commerciali verso paesi già coinvolti in programmi di fornitura navale.
Fregate e navi di nuova generazione
Il capitolo più consistente riguarda 2,5 miliardi per ammodernamento e acquisizione di unità navali, incluse fregate del programma Fremm e piattaforme per pattugliamento e difesa.
Il progetto si colloca nel quadro della cooperazione industriale europea, con una componente di lavoro e catena di fornitura che interessa il comparto navalmeccanico.
Sottomarini: prima tranche e nodi sugli appalti
Un altro decreto stanzia 360 milioni per interventi di ammodernamento su sottomarini, indicati come prima tranche di un percorso più ampio (nell’ordine di centinaia di milioni aggiuntivi).
Nel dossier tecnico emergono richieste di chiarimento su perimetro industriale e criteri: quali soggetti saranno coinvolti, con quale quota nazionale, europea o extra-Ue.
Aeronautica e “pilotaggio remoto” fino al 2038
L’ultimo pacchetto, pari a 600 milioni, punta su componenti e sistemi di controllo per assetti a pilotaggio remoto dell’Aeronautica, con acquisizioni previste anche tramite accordi con gli Stati Uniti per la specificità di alcune componenti.
L’orizzonte temporale richiamato nei documenti arriva fino al 2038.
La miccia politica: “Prima sanità e scuola”
La notizia ha innescato reazioni immediate nel campo dell’opposizione.
Nicola Fratoianni (Alleanza Verdi e Sinistra) ha definito i provvedimenti un “schiaffo alle famiglie”, sostenendo che mentre la manovra procede a fatica, l’urgenza scatta quando si parla di spesa militare.
Elly Schlein (Partito Democratico) ha puntato sul confronto tra capitoli di spesa: se si mobilitano miliardi per il comparto difesa, allora – è la critica – diventa difficile sostenere che manchino risorse per servizi pubblici essenziali come sanità e trasporto locale.
Nel mirino anche l’idea di inseguire obiettivi di spesa militare percepiti come imposti dall’esterno.
Giuseppe Conte (Movimento 5 Stelle) ha legato la questione alle liste d’attesa in sanità, citando analisi e report di associazioni civiche sui tempi per esami diagnostici e sostenendo che le priorità dovrebbero essere riduzione delle attese e tutela del potere d’acquisto.
Il punto vero: sicurezza, industria e priorità di bilancio
Il confronto non è solo numerico: tocca almeno tre piani.
Primo, l’evoluzione dello scenario internazionale e la domanda di capacità operative (navali, subacquee, aeree e senza pilota).
Secondo, la politica industriale: programmi come quelli navali possono generare ricadute su filiere, subfornitura e occupazione.
Terzo, la sostenibilità: ogni accelerazione su un capitolo di spesa alimenta la domanda su cosa venga rallentato altrove, in un bilancio già tirato.
In questo quadro, la scadenza del 12 gennaio 2026 diventa un passaggio chiave: non solo per il merito tecnico dei decreti, ma per la narrativa politica che li accompagnerà.