“Lo abbiamo detto chiaramente anche al ministro della Salute, Orazio Schillaci: se non si interviene sul sistema delle retribuzioni e delle indennità per chi opera nell'area dell'Emergenza-urgenza, riconoscendo il carattere usurante del lavoro, le condizioni proibitive e lo stress legato alle responsabilità medico-legali, assisteremo a una fuga di medici da questo settore”. È il monito di Antonino Giarratano, presidente della Siaarti (Società italiana di anestesia, rianimazione, terapia intensiva e del dolore), a margine del 78° Congresso nazionale della società scientifica, in corso a Napoli. Giarratano ha commentato i dati del 7° Rapporto Gimbe sullo stato del Servizio sanitario nazionale, evidenziando le criticità strutturali del comparto, lanciando un allarme in un frangente già critico per il Servizio sanitario nazionale con cui apre un fronte di riflessione per le istituzioni, chiamate a rispondere con soluzioni strutturali per garantire la sostenibilità e l’efficienza di un comparto strategico come l’Emergenza-urgenza.
Sanità: Siaarti lancia l'allarme su retribuzioni e condizioni di lavoro
“La questione delle retribuzioni non è l’unico nodo da affrontare – ha sottolineato Giarratano –. Se non si riforma il sistema dei contenziosi legali e della responsabilità professionale, assisteremo a una diminuzione costante dei medici disposti a lavorare in Emergenza-urgenza, nonostante la vocazione. Le condizioni attuali stanno scoraggiando nuove adesioni a un settore che è cruciale per il funzionamento del nostro sistema sanitario”.
Crisi strutturale e carenza di personale qualificato
Il Rapporto Gimbe, presentato dal presidente Nino Cartabellotta, ha messo in luce una serie di problematiche legate al settore delle specializzazioni mediche, con particolare riferimento all’Emergenza-urgenza. Giarratano ha spiegato che il problema non è legato tanto alla mancanza di interesse o adesione alle Scuole di specializzazione, quanto piuttosto a inefficienze di sistema. “Il vero problema non è strutturale o legato alla vocazione – ha chiarito –. La criticità deriva dal malfunzionamento del territorio, che porta a un sovraffollamento dei Pronto soccorso. Anche con un miglioramento delle indennità, questo contesto continuerà a limitare l’accesso dei medici a questa area critica”.
La sfida per i giovani medici: qualità della vita e condizioni di lavoro
Nonostante le difficoltà, il tasso di abbandono nella Scuola di specializzazione in Anestesia e rianimazione dopo il primo anno è molto basso, segno che la crisi di vocazione non è il problema principale: “Non si tratta di una crisi di vocazione – ha precisato Giarratano –. La nostra professione offre l’immediatezza di salvare vite umane, un valore insostituibile. Tuttavia, la sfida più grande è la qualità della vita dei professionisti che scelgono di lavorare in questo settore. Se non si interviene per migliorare le condizioni generali di lavoro, le difficoltà nel reclutare nuovo personale continueranno a crescere”.