Il vecchio adagio secondo cui i soldi non fanno la felicità potrebbe avere un fondo di verità: la corsa verso la ricchezza provoca spesso ansia e insoddisfazione, anche sulla scia dei modelli scintillanti e spesso fasulli alimentati dai social network. Un fenomeno che ha un nome, "Money dysmorphia", sempre più indagato negli ultimi anni e che paradossalmente coinvolge di più chi ha una disponibilità economica superiore: ecco il risultato più eclatante, fra gli altri, della ricerca che Hype, la neobank italiana con oltre 1,8 milioni di clienti, ha condotto in collaborazione con Ipsos su un campione rappresentativo della propria customer base, coinvolgendo circa 4 mila persone dai 18 anni in su. Dall’indagine emerge anche che il settore finanziario è un ambito in cui le differenze di genere rimangono ancora molto elevate, soprattutto per quanto riguarda l’autonomia nella gestione dei soldi e ai valori ad essi associati.
Money Dysmorphia
Spesso un’errata percezione della propria condizione finanziaria può portare a decisioni irrazionali e generare ansia, stress, insoddisfazione, oltre che a contribuire allo sviluppo di una vera e propria ossessione per la ricchezza. La “Money dysmorphia” è una distorsione cognitiva che porta le persone a un’errata percezione della propria situazione economica. Un fenomeno che riguarda principalmente la Gen Z, associato soprattutto ai modelli finanziari e agli standard di ricchezza alimentato dai social network, in cui spesso persone piuttosto improvvisate si spacciano per consulenti finanziari creando disastri.
Secondo una ricerca di Credit Karma, il 43% della Gen Z e il 41% dei millenial soffre di questa errata percezione della propria situazione finanziaria. E il 48% della Gen Z si sente indietro finanziariamente rispetto agli standard, una percentuale che tra i Millennial sale fino al 59%. I dati della ricerca di Hype e Ipsos sembrano confermare il fenomeno: il 57% degli intervistati ritiene che i soldi siano una priorità, con i giovani tra 18 e 24 anni (72%) e tra i 25 e 34 anni (68%) che hanno mostrato le percentuali più alte. Il 61%, poi, ritiene che i soldi non siano mai abbastanza, con le due fasce più giovani sempre al comando (rispettivamente 75% e 68%). Insomma, l’insoddisfazione cresce tra le giovani generazioni. E con lei, anche l’ossessione per la ricchezza, con gli uomini più ossessionati rispetto alle donne, probabilmente fuorviati anche dai messaggi ossessivi di musica, social e così via.
I soldi e le emozioni
Se pensare ai soldi evoca sia negli uomini che nelle donne prevalentemente emozioni positive e circa il 50% di entrambi i generi li associa a tranquillità, gratificazione e speranza, è però nelle donne che prevale l’associazione a emozioni negative come ansia (45% vs 27%), frustrazione (24% vs 14%) e senso di colpa (15% vs 9%). Guardando all’età, poi, emerge che la preoccupazione per la propria situazione economica emerge in maniera più rilevante nei giovani adulti, mentre mostra una progressiva riduzione con l’avanzare dell’età.
L’ansia può essere direttamente proporzionale alla ricchezza? Sì. Dalla ricerca di Hype emerge che è più elevato il livello di vergogna e ansia in chi vive in una situazione economicamente agiata rispetto a chi vive con alcune o molte difficoltà. In particolare, l’ansia raggiunge il 70% tra chi è agiato contro meno del 50% tra chi ha alcune difficoltà e, persino, rispetto a un 30% tra chi ha molte difficoltà.
Le differenze di genere
Anche quello finanziario è un ambito in cui esplodono le differenze di genere. Gli uomini tendono maggiormente ad associare il denaro a successo (17% vs 12%), crescita (17% vs 10%) e potere (15% vs 11%); le donne, invece, lo vedono maggiormente come uno strumento per ottenere indipendenza (64% vs 52%) e progettualità (23% vs 19%). Analizzando, anche in questo caso, le risposte per fasce d’età, emerge che le donne fin da ragazze (18-24 anni) sono meno autonome dei maschi nella gestione dei soldi (49% vs 38%).
C’è poi un gap nell’informazione finanziaria. Sul fronte femminile, il primo picco di interesse verso l’informazione finanziaria è sempre tra le giovanissime 18-24 anni, ma tocca solo il 30% (vs il 51% degli uomini), per poi scendere al 23% nella fascia 25-34 anni (contro il 46%), risalire di qualche punto al 29% tra i 35-44 anni (contro il 45% degli uomini), registrare una drastica diminuzione dell’interesse che si attesta al 19% nella fascia 45-54 (vs 41% uomini) e toccare un interesse prossimo allo zero tra i 55-64 anni.