Sindacati all'attacco di Banco BPM: un piano di uscite privo di numeri e prospettive
- di: Redazione
Un piano di ristrutturazione di una azienda che passi per la riorganizzazione del personale è impraticabile, se privo di numeri e, quindi, di una progettualità. Lo sostengono le organizzazioni sindacali - Fabi, First Cisl, Fisac Cgil e Unisin - di BPM che accusano il Banco di perseguire, in fase confronto, una politica che passa non attraverso un pacchetto di misure verificabili, ma caratterizzato dalla pervicace ricerca dell'indeterminatezza, quasi a volere privare la controparte di punti di riferimenti su cui avviare il confronto.
Il documento congiunto delle rappresentanze sindacali è, di fatto, un durissimo atto d'accusa nei confronti di Banco BPM cui viene addebitata la precisa volontà di volere eludere, con sospetta determinazione, la volontà di comporre la vertenza, che dovrebbe essere alla base formale di qualsiasi tentativo di composizione.
Sindacati all'attacco di Banco BPM: un piano di uscite privo di numeri e prospettive
I sindacati sostengono che, nelle due ultime tornate di incontri, hanno tentato e in ogni modo, con passi concreti e tangibili, di sbloccare una trattativa nella quale l’azienda "pur lamentando continuamente problematiche sulle tempistiche di un eventuale accordo, non ha mai, in oltre due mesi, avanzato, relativamente alle assunzioni da effettuarsi a fronte delle uscite previste, nessuna proposta numerica diversa da quella contenuta nel piano industriale e mai condivisa con le organizzazioni sindacali".
Quindi, a detta dei sindacati interni al Banco BPM, dalla banca è giunta, piuttosto che una proposta chiara sulla quale cercare una intesa, "un silenzio lunghissimo, incomprensibile e dannoso, sintomo di indecisione", con una stoccata a chi, come controparte, sta conducendo una parvenza di confronto: "Una trattativa dovrebbe essere composta da due controparti che si parlano e presentano proposte concrete, non da una sola che deve cercare di indovinare quali numeri abbia in testa l’altra: così non è una trattativa, ma un quiz!".
Quello che, scorrendo il testo del comunicato, appare evidente è che da parte della banca, guidata dall'Ad Giuseppe Castagna, ci sia stato un tentativo di cambiare in corso d'opera i termini del possibile accordo, senza che questo sia stato accompagnato, per come normale in sede di confronto tra parti, da un piano fatto di numeri.
A cominciare da quelli relativi al "saldo" tra uscite e nuove assunzioni. Al punto tale che, per i sindacati, l'azienda, proponendo di cambiare l’impianto della bozza di accordo e le modalità con cui calcolare le assunzioni previste, lo ha fatto senza esprimere nessun numero, continuando "con lo stesso atteggiamento nebuloso che ha caratterizzato tutta la trattativa".
Ma forse quello che ai sindacati non può certo andare giù è che, nonostante la loro contrarietà ad una metodologia di trattativa che sembra destinata a confermare il muro contro muro di oggi, l’azienda, andando contro ogni logica, "ha annunciato che inizierà a contattare, in via riservata, i lavoratori pensionabili che matureranno i requisiti per la pensione anticipata o per quella di vecchiaia".
Un annuncio che, di fatto, aggira, vanificandola, la ragionevole richiesta dei sindacati di inserire il "dossier" dei pensionabili in un accordo complessivo, che possa tutelare al meglio i lavoratori, "gestendo collettivamente le modalità di uscita prevenendo in questo modo eventuali discriminazioni" e garantendo in questo modo un reale ricambio generazionale, sulla base di un saldo tra uscite ed entrate che garantisca quelli che che rimarranno in attività.