Pd: le mosse di Schlein emarginano la minoranza, tra i dubbi della componente cattolica

- di: Redazione
 
I sondaggi, per quello che possono valere in questa complicata fase della vita politica italiana, danno il Pd in costante rimonta rispetto a FdI, dopo la conquista della segreteria da parte di Elly Schlein.
Non è comunque, per come in tanti sembrano volere accreditare, un fatto assolutamente inatteso perché, ogni qual volta c'è un avvicendamento ai vertici dei partiti, soprattutto in uno molto stratificato quale è il Pd, un rimbalzo positivo dei consensi è quasi fisiologico. Se in passato la ripresa era dovuta all'effetto trainante dell'affermarsi di una leadership, non necessariamente nuova, oggi comunque nel Pd sembra di assistere ad cosa ben diversa e da decifrare, nel medio periodo. Perché, alla faccia nuova di Schlein, se ne sono accostate molte che con il Partito democratico non è che abbiano molto avuto a che fare, vuoi per motivi anagrafici, vuoi anche perché nel Pd sono entrati da pochissimo tempo.

Pd: le mosse di Schlein emarginano la minoranza, tra i dubbi della componente cattolica

Cosa che, se da un lato è il segno visibile del cambiamento che si vuole perseguire, dall'altro potrebbe ingenerare uno sbandamento dell'elettorato, che si ritrova a doversi identificare in profili ai più poco conosciuti e che quindi necessitano di tempo per accreditarsi con gli iscritti, ma soprattutto con i cosiddetti ''simpatizzanti'' (anche se parlare di simpatia, in questo momento, è investire molto nella speranza).
Di certo, scegliendo i componenti della segreteria, Schlein ha impresso un indirizzo ben preciso al ''suo'' Pd, imboccando una strada fatta di decisionismo, che però potrebbe essere metabolizzato a fatica dalla base, soprattutto da quella che non è uscita dal Pci, provenendo da esperienze diverse, come quelle del cattolicesimo sociale, che oggi è poco rappresentato, almeno come sembra a primo acchito.

I cattolici che votano Pd (o che votavano, bisognerà ora vedere come si posizioneranno davanti ai nuovi assetti del partito) lo fanno identificandosi con un'idea riformista, in cui si è riconosciuta la base moderata che ha visto in essa la prosecuzione delle dottrine cristiane applicate a quelle dottrine sociali. Una posizione che, oggi, appare fortemente minoritaria nel nuovo Partito democratico, che ha chiamato a farsi rappresentare elementi politici che mostrano una profonda caratterizzazione ideologica, chiaramente posizionata in una sinistra di stampo radicale. Oggi, quindi, l'immagine di un Pd come partito della concretezza e del pragmatismo rischia di essere offuscata da una segreteria che è talmente posizionata a sinistra da rischiare che non vi si sentano rappresentanti coloro che erano un tempo democristiani o, comunque, laici con una marcata impronta liberale e che ora si sentono messi all'angolo da un movimentismo che potrebbe essere l'innesco di un progressivo allontanamento.

La nuova segreteria e il nuovo segretario, con la fortissima impronta che intendono dare al partito in molti dossier (a partire da quello ambientalista, dove le scelte del passato recente - come quelle del termovalorizzatore di Roma - sono già in odore d'essere cancellate) , sembrano volere accorciare le distanze con chi, i Cinque Stelle, da anni hanno eretto il Pd a primo bersaglio, molto più della destra, con la quale, peraltro, sono anche andati a braccetto per un governo e mezzo. Sembra, insomma, che a prevalere sia il concetto della ricerca di un terreno comune con chi, ieri e fino ad oggi, ha visto nel Pd un partito concorrenziale, inquinato dai personalismi votati alla ricerca del bene particolare e non più di quello generale. Vedere, nella segreteria, facce e nomi che siano a pochi mesi fa erano antagonisti, se non addirittura avversari del Pd (e ai quali sono stati dati incarichi delicatissimi, quali l'organizzazione), è qualcosa che, nel tempo, potrebbe nuocere al partito, così come il fatto che, in un periodo di crisi - sotto tutti i punti di vista -, sembra siano state scelte, come prime mosse, delle battaglie che la gente potrebbe non capire immediatamente, non vedendone immediate ricadute concrete.
Le battaglie per i diritti e l'uguaglianza devono essere tra le priorità della nuova segreteria, ma non le sole e, soprattutto, non imposte, ma frutto di un dibattito interno, oggi reso impossibile dall'emarginazione che avvertono coloro che hanno dubbi e li manifestano.
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