Il terzo Rapporto Civico sulla Salute di Cittadinanzattiva, presentato oggi a Roma presso il Ministero della Salute, dipinge un quadro preoccupante riguardo ai tempi di attesa per esami e visite mediche in Italia. Nel 2023, le segnalazioni dei cittadini hanno raggiunto quota 24.043, in aumento di quasi 10.000 rispetto all'anno precedente. Tra le criticità evidenziate, si segnalano tempi d’attesa estremamente lunghi, come i 468 giorni per una prima visita oculistica (programmabile entro 120 giorni), 480 giorni per una visita di controllo oncologica e 526 giorni per un ecodoppler ai tronchi sovraaortici, anch’esso in classe P.
Sanità, attese per esami e visite anche di un anno e mezzo. Schillaci: "Invertire la rotta"
Le difficoltà legate alle liste d’attesa sono solo uno degli aspetti critici emersi dal rapporto. “Rivendichiamo per la sanità pubblica risorse maggiori e continuative, dopo che per anni essa è stata considerata una specie di salvadanaio a cui attingere per tappare i buchi di bilancio del nostro Paese, impoverita e desertificata, ma allo stesso tempo dobbiamo chiederci in che modo sono impiegate le risorse, visto che i Livelli essenziali di assistenza non sono ancora mai stati aggiornati, dal 2008 non si propone al Parlamento un Piano sanitario nazionale, e visto che sono state di recente approvate riforme pur significative, come quella sulla non autosufficienza degli anziani, senza investimenti e senza un Patto di corresponsabilità fra Stato centrale e Regioni", ha rimarcato Anna Lisa Mandorino, segretaria generale di Cittadinanzattiva.
Tra i settori più problematici, il rapporto ha evidenziato le cure primarie, con il 14,2% delle segnalazioni totali. I cittadini hanno segnalato difficoltà nel rapporto con il proprio medico di famiglia o pediatra, in particolare per il tempo limitato delle visite (47,1% delle segnalazioni in quest’ambito). Altre problematiche riguardano le strutture sanitarie territoriali, che dovrebbero garantire una presa in carico integrata dei pazienti ma risultano sempre più distanti dalle loro esigenze. Nonostante gli investimenti previsti dal PNRR e la Riforma dell’assistenza territoriale (Dm 77/2022), i miglioramenti tanto attesi stentano ad arrivare.
L’analisi ha rilevato anche un aumento della percentuale di cittadini costretti a rinunciare alle cure per via delle lunghe attese, quasi raddoppiata rispetto al 2019. Nel 2023, il 7,6% della popolazione ha rinunciato a visite o esami per problemi economici, difficoltà di accesso o per le lunghe liste d’attesa, pari a circa 4,5 milioni di persone. L’indagine evidenzia che la rinuncia alle prestazioni cresce con l’età, passando dall’1,3% tra i bambini fino ai 13 anni all'11,1% nella fascia 55-59 anni. Si confermano anche le differenze di genere, con una percentuale di rinunce più alta tra le donne (9%) rispetto agli uomini (6,2%).
Il pronto soccorso si conferma un punto critico del sistema sanitario, con il 13,3% delle segnalazioni totali. L'82,1% di queste riguardano il settore dell'emergenza-urgenza, dove si segnalano attese prolungate, sovraffollamento, carenza di personale e disorganizzazione nella gestione delle priorità. Il rapporto evidenzia la mancanza di oltre 4.500 medici e circa 10.000 infermieri, una carenza acuita dalla pandemia e dal ritardo nell'impiego dei fondi del PNRR. Le regioni più colpite dal problema delle lunghe attese nei PS sono Sardegna e Abruzzo per i codici verdi, mentre ancora Abruzzo e Friuli Venezia Giulia registrano i tempi più lunghi per i codici bianchi.
Un altro dato preoccupante riguarda la difficoltà di accesso ai servizi di emergenza, con il 5,8% della popolazione, pari a circa 3,4 milioni di persone, che non riesce a raggiungere un pronto soccorso entro 30 minuti. La situazione più critica si riscontra nelle aree interne della Basilicata, dove il 32,5% degli abitanti è lontano dai servizi di emergenza, seguita dalla Sardegna e dalle province di Bolzano.
Secondo il ministro della Salute, Orazio Schillaci, intervenuto alla presentazione del rapporto, il Servizio Sanitario Nazionale si trova in una situazione critica e servono investimenti maggiori e continuativi, ma anche una gestione più efficiente delle risorse. Schillaci ha sottolineato che alcune Regioni non hanno ancora speso i fondi destinati alle liste d’attesa stanziati dal governo precedente. "Dobbiamo migliorare la sanità pubblica e avere più fondi, ma è essenziale anche la tracciabilità delle risorse", ha dichiarato.