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Salvini, gli hippie e il mito del rock infranto

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 

Era solo questione di tempo prima che si arrivasse a questo: il nuovo decreto sicurezza stradale, firmato Salvini, ha messo un freno a un’intera generazione. No, non sto parlando solo dei neopatentati, ma di ciò che resta degli hippie anni ’70. Quei ribelli un tempo inneggiavano alla libertà su un tappeto di fumo (di vario genere), ma ora si ritrovano imprigionati in un altro incubo: il test antidroga.

Salvini, gli hippie e il mito del rock infranto

Immaginatevi la scena: Antonio detto “Flower Power” – oggi manager in pensione con villa e pensione da sogno – fermato da una pattuglia. “Signore, ha consumato cannabis negli ultimi sei mesi?” chiedono con la serietà di un agente della DEA, mentre Flower Power si difende: “Ma è solo una crema al CBD, giuro! La uso per l’artrite!”.

E se pensate che il problema riguardi solo loro, vi sbagliate. Perché la stessa generazione che si spostava in autostop con il Walkman che sparava Vasco Rossi ora si ritrova davanti a un bivio esistenziale. Guidare o fumare quella mezza canna sul divano? Scomporre Vasco Rossi è già difficile da sobri, figuriamoci con la paranoia di un test incombente.

La cosa più ironica? Gli hippie anni ’70 hanno sempre odiato la rigidità delle regole, le istituzioni e le imposizioni. Ora, con la loro Tesla parcheggiata accanto alla roulotte vintage, si ritrovano a combattere una legge che li riporta ai tempi del proibizionismo. Ma con meno Woodstock e più sanzioni amministrative.

Salvini, nel frattempo, sorride da un palco, soddisfatto della sua battaglia contro la “strada dello sballo”. Eppure, la domanda resta: chi fermerà Flower Power e i suoi amici prima che diventino gli eroi di una generazione TikTok nostalgica, con le stories dedicate ai “figli degli anni ’70 perseguitati dal sistema”?

Insomma, tra Vasco Rossi scomposto e decreti composti, una cosa è certa: l’Italia è sempre più sobria. E un po’ meno rock.

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