“Ogni lamentela è un miliardo in più”: la sfida di Salvini.
Matteo Salvini torna all’attacco. Davanti a una platea di militanti a Napoli, il leader della Lega ha rilanciato la sua crociata contro le banche, promettendo un aumento del prelievo sugli utili del settore. “Ogni lamentela in più dalle banche è un miliardo in più che gli chiediamo”, ha scandito, puntando il dito contro un sistema che, a suo dire, “ha guadagnato troppo sulle spalle dei cittadini”.
Il ministro delle Infrastrutture non arretra: vuole che il contributo straordinario diventi permanente e sia destinato a finanziare sicurezza, sanità e misure per le famiglie. È l’ennesimo affondo contro gli istituti di credito, accusati di non restituire alla collettività parte degli extraprofitti generati dall’aumento dei tassi.
Meloni irritata, Giorgetti in trincea
Le parole di Salvini hanno provocato un’ondata di fastidio a Palazzo Chigi. Secondo fonti della maggioranza, Giorgia Meloni avrebbe espresso irritazione per i toni del vicepremier, ritenuti “divisivi” in una fase delicata per la manovra. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, leghista ma vicino a posizioni più prudenti, si ritrova così in trincea: da un lato la pressione del suo stesso partito, dall’altro la necessità di rassicurare mercati e investitori.
“La Lega ha il ministro dell’Economia, chieda a lui cosa vuole fare”, ha replicato caustico Marco Osnato, responsabile economico di Fratelli d’Italia. Una stoccata che fotografa il nervosismo crescente tra gli alleati.
Forza Italia frena e teme l’effetto boomerang
Dal fronte azzurro, Antonio Tajani smorza i toni e difende il mondo bancario: “Non possiamo trattare le banche come il nemico pubblico numero uno”, ha dichiarato. Per Forza Italia, colpire gli istituti con nuove tasse rischia di destabilizzare i mercati e ridurre la capacità di credito per famiglie e imprese. Gli azzurri chiedono anzi di ridurre l’impatto del pacchetto fiscale, in particolare sull’aumento della tassazione dei dividendi minori.
“Anche le pietre hanno capito che la guerra di Salvini non è alle banche ma a Forza Italia e a Tajani”, ironizza Osvaldo Napoli di Azione. Salvini replica con sarcasmo: “Ci amiamo”, ma la tensione resta alta. Dietro l’ironia si nasconde una competizione politica che attraversa tutta la maggioranza.
La manovra tra coperture e promesse
La legge di bilancio, approvata dal Consiglio dei ministri da poco più di una settimana, deve ancora iniziare il suo cammino in Parlamento. Ogni forza politica prepara una pioggia di emendamenti. La Lega punta a blindare l’aumento del contributo bancario, ritenendolo indispensabile per finanziare misure come il potenziamento delle Forze dell’Ordine e il contenimento dei tagli ai ministeri.
Ma i margini di spesa sono stretti. Ogni euro aggiuntivo richiede coperture certe, e per questo il confronto con il Tesoro è inevitabile. Mercoledì i leghisti incontreranno Giorgetti per tentare di tradurre le parole di Salvini in numeri concreti.
Affitti brevi, nuova crepa nel governo
Come se non bastasse, la Lega e Forza Italia convergono su un altro tema caldo: l’eliminazione dell’aumento della tassazione sugli affitti brevi. Ma la ministra del Turismo Daniela Santanchè prende le distanze: “Non penso sia sbagliata. La cedolare secca era nata per gli affitti lunghi, qui parliamo di affitti brevi. Il Parlamento deciderà, ma la ratio c’è”, ha dichiarato.
Confedilizia propone invece una via alternativa: dimezzare l’Imu sugli affitti a canone concordato, ipotesi che trova qualche sponda anche in Parlamento. È l’ennesimo dossier su cui la maggioranza si presenta divisa e che rischia di allungare i tempi della manovra.
La posta in gioco
L’offensiva di Salvini contro le banche va oltre l’aspetto economico: è una mossa politica mirata a riaccreditarsi come difensore del ceto medio e dei risparmiatori. Un messaggio chiaro ai suoi elettori, mentre la Lega tenta di risalire nei sondaggi e prepararsi alle Regionali. Ma la strategia comporta rischi: troppo protagonismo può irritare la premier e logorare la coesione del governo.
Il risultato, al momento, è una maggioranza che appare sempre più come un equilibrio precario. Salvini insiste, Tajani resiste, Meloni osserva. E la manovra, ancora prima di arrivare in Aula, è già un campo di battaglia politico.