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Rottamazione quinquies 2026: guida completa alle nuove cartelle

- di: Bruno Legni
 
Rottamazione quinquies 2026: guida completa alle nuove cartelle

Che cos’è la rottamazione quinquies

La rottamazione quinquies è la quinta edizione della definizione agevolata delle cartelle esattoriali e riguarda i debiti già affidati all’Agenzia delle Entrate-Riscossione (AdER). È inserita nella legge di bilancio 2026 e rientra nel capitolo della cosiddetta “pace fiscale”.

L’idea è sempre la stessa: dare ai contribuenti che hanno accumulato arretrati una via d’uscita più sostenibile, facendo pagare solo il capitale e le spese, tagliando invece sanzioni, interessi e aggio di riscossione. In cambio, lo Stato prova a recuperare in tempi certi una parte del gigantesco magazzino crediti, che supera i mille miliardi di euro.

Rispetto alle versioni precedenti, la quinquies ha due tratti distintivi:

  • platea temporale più ampia: copre i carichi affidati dal 1° gennaio 2000 al 31 dicembre 2023;
  • rateizzazione più lunga: fino a 54 rate bimestrali, cioè un piano che può arrivare al 2035.

Perché il governo punta ancora sulla “pace fiscale”

Il ricorso continuo alle rottamazioni non nasce dal nulla. I dati sulla riscossione descrivono un sistema sotto pressione: oltre 22 milioni di contribuenti risultano debitori, per un magazzino crediti superiore a 1.279 miliardi di euro. Una parte rilevante di queste somme, realisticamente, non sarà mai incassata.

La precedente rottamazione quater ha portato incassi importanti, nell’ordine di oltre 12 miliardi di euro, ma ha registrato anche un tasso di decadenza molto elevato: quasi la metà dei contribuenti che avevano aderito non è riuscita a rispettare le rate. Da qui il tentativo di disegnare una nuova sanatoria con tempi più lunghi e una selezione più mirata dei debiti, per limitare l’effetto “tappo” sulle casse pubbliche e l’azzardo morale di chi conta periodicamente su un colpo di spugna.

Chi può aderire e quali debiti rientrano

La rottamazione quinquies non è una sanatoria generalizzata di qualunque cartella. Il perimetro è piuttosto preciso e, almeno nella versione attuale della norma, privilegia chi ha dichiarato ma non è riuscito a versare.

Rientrano in linea di massima:

  • i carichi affidati ad AdER dal 1° gennaio 2000 al 31 dicembre 2023;
  • le somme risultanti da dichiarazioni presentate dal contribuente (Irpef, Ires, Iva, addizionali, imposte sostitutive, ecc.) ma non versate o versate solo in parte;
  • i debiti emersi dai controlli automatizzati e formali delle dichiarazioni (i classici “avvisi bonari”);
  • i contributi previdenziali non versati all’INPS, purché non derivino da veri e propri accertamenti ispettivi.

Restano invece generalmente esclusi:

  • i debiti da accertamento (avvisi di accertamento, atti impositivi complessi);
  • una serie di carichi “sensibili”, come i recuperi di aiuti di Stato, alcune tipologie di Iva all’importazione e somme connesse a condanne penali o contabili;
  • altri debiti per i quali norme speciali vietano definizioni agevolate.

Alcune letture tecniche segnalano che potranno rientrare anche multe stradali e tributi locali, ma il dettaglio operativo sarà chiarito dalle circolari applicative di AdER: su questo punto conviene attendere le istruzioni ufficiali.

Che cosa si risparmia davvero

Il cuore della misura sta nel taglio delle componenti accessorie. Con la rottamazione quinquies, per i debiti ammessi si pagano:

  • solo il capitale originariamente dovuto (imposta o contributo);
  • le spese di notifica delle cartelle e quelle relative alle eventuali procedure esecutive già avviate (pignoramenti, fermi, ipoteche).

Non sono invece dovuti:

  • le sanzioni amministrative e tributarie legate al mancato o tardivo pagamento;
  • gli interessi per ritardata iscrizione a ruolo e gli interessi di mora sulle cartelle;
  • le somme aggiuntive collegate ai contributi previdenziali non versati;
  • l’aggio di riscossione spettante all’agente della riscossione.

Per molti contribuenti questo significa ridurre in modo drastico il debito, talvolta anche di oltre la metà, specialmente nei casi in cui cartelle “vecchie” sono lievitate negli anni per effetto di interessi, sanzioni e aggio.

Quando e come presentare la domanda

La domanda di adesione alla rottamazione quinquies andrà presentata esclusivamente in via telematica all’Agenzia delle Entrate-Riscossione.

Il calendario, allo stato attuale, è il seguente:

  • entro fine dicembre 2025 è attesa la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della legge di bilancio 2026;
  • AdER dovrà rendere disponibile la piattaforma online entro 20 giorni dall’entrata in vigore della legge: in pratica, la finestra per presentare le istanze dovrebbe aprirsi attorno al 20 gennaio 2026;
  • il termine ultimo per presentare la domanda è fissato al 30 aprile 2026;
  • AdER dovrà inviare l’esito dell’istanza entro il 30 giugno 2026, comunicando l’ammontare dovuto e il piano di pagamento (in unica soluzione o rateale).

Nella domanda il contribuente dovrà indicare:

  • quali carichi intende inserire nella definizione agevolata;
  • se sono pendenti contenziosi sugli stessi debiti, con l’impegno a rinunciare alle liti in caso di perfezionamento della rottamazione;
  • il numero di rate prescelto (fino al massimo consentito).

Effetto immediato della domanda: dal momento della presentazione, per i debiti inclusi nella quinquies vengono sospesi nuovi fermi e ipoteche, non possono essere avviate ulteriori esecuzioni e si bloccano, fino alla prima rata, i piani di dilazione ordinaria già in corso. Inoltre il contribuente, ai fini del DURC e di alcune verifiche ex art. 48-bis, non è considerato inadempiente finché rispetta il piano agevolato.

Il calendario dei pagamenti: 54 rate fino al 2035

Uno degli elementi più rilevanti della rottamazione quinquies è la lunghissima durata della rateizzazione. Il piano ordinario prevede:

  • prima o unica rata entro il 31 luglio 2026;
  • seconda rata entro il 30 settembre 2026;
  • terza rata entro il 30 novembre 2026;
  • dalla quarta alla cinquantunesima rata: scadenze fisse al 31 gennaio, 31 marzo, 31 maggio, 31 luglio, 30 settembre, 30 novembre di ogni anno a partire dal 2027;
  • le ultime tre (fino alla 54ª rata) cadono il 31 gennaio, 31 marzo e 31 maggio 2035.

Il contribuente può comunque scegliere di pagare in un’unica soluzione entro il 31 luglio 2026, opzione che evita qualsiasi interesse sulla dilazione.

Sulle rate successive alla prima si applica un tasso di interesse del 4% annuo, calcolato a partire dal 1° agosto 2026. Questo tasso è doppio rispetto al 2% previsto per la rottamazione quater, ed è il vero prezzo da pagare in cambio di un orizzonte temporale più lungo.

Va segnalato che, in sede parlamentare, è stata avanzata l’ipotesi di ridurre il tasso di interesse dal 4% al 3% e di alleggerire alcune cause di decadenza: si tratta però, al momento, di emendamenti in discussione, non ancora legge.

Decadenza, ritardi e assenza di tolleranza

Capitolo delicato: che cosa succede se non si paga. La disciplina della quinquies è più morbida della quater su alcuni aspetti, ma più rigida su altri.

In linea generale, si decade dai benefici della rottamazione quinquies se:

  • non si paga l’unica rata (se scelta questa opzione);
  • non si pagano due rate, anche non consecutive, del piano prescelto;
  • non si versa l’ultima rata.

Una novità importante riguarda la tolleranza: mentre la rottamazione quater prevedeva cinque giorni di margine oltre la scadenza, la quinquies – nella versione contenuta nel disegno di legge – non replica questa finestra di sicurezza. Ciò significa che le date vanno prese molto sul serio: un ritardo può costare la perdita dell’intera definizione agevolata, con la rianimazione di sanzioni, interessi e aggio.

Anche su questo punto, comunque, non si esclude che il Parlamento introduca correttivi in fase di approvazione definitiva o che un eventuale decreto successivo recuperi una qualche forma di “tolleranza tecnica”. Fino a chiarimenti ufficiali, conviene considerare le scadenze come rigide.

Rottamazione quinquies e rottamazione quater: le differenze chiave

Per capire la portata della nuova misura è utile confrontarla con la rottamazione quater, ancora in corso per molti contribuenti.

  • Periodo dei carichi: la quater si fermava, nella sostanza, ai carichi affidati fino alla metà del 2022; la quinquies estende la finestra fino al 31 dicembre 2023.
  • Tipologia di debiti: la quater aveva un perimetro più ampio, includendo diverse tipologie di cartelle; la quinquies punta invece sui debiti da imposte dichiarate e non versate e sui contributi INPS, lasciando fuori gli accertamenti veri e propri.
  • Numero di rate: la quater prevedeva fino a 18-20 rate su cinque anni; la quinquies arriva fino a 54 rate bimestrali e un orizzonte di nove anni.
  • Interessi sulla dilazione: 2% per la quater, 4% per la quinquies (salvo eventuali modifiche in corso d’opera).
  • Tolleranza e decadenza: la quater prevedeva cinque giorni di tolleranza e la decadenza già al mancato pagamento di una sola rata oltre il limite; la quinquies, pur senza tolleranza, fa scattare la decadenza in caso di mancato pagamento di due rate o dell’ultima.

Un ulteriore elemento in discussione riguarda la possibilità di far accedere alla quinquies anche i contribuenti in regola con i pagamenti della quater, consentendo di spalmare il residuo su un numero maggiore di rate: un’ipotesi ventilata dal viceministro dell’Economia Maurizio Leo e oggetto di specifici emendamenti. Finché il testo non sarà definitivo, si tratta però di uno scenario solo potenziale.

Conviene davvero la rottamazione quinquies?

La risposta dipende da tre fattori: dimensione del debito, capacità di pagamento e orizzonte temporale.

In generale, la rottamazione quinquies è tendenzialmente vantaggiosa per chi:

  • ha accumulato molti arretrati soprattutto per effetto di sanzioni e interessi;
  • non potrebbe, realisticamente, mettersi in regola con le dilazioni ordinarie a breve termine;
  • ha bisogno di bloccare esecuzioni, fermi e ipoteche in corso, guadagnando ossigeno.

Bisogna però tenere conto che:

  • su un piano lungo nove anni, il 4% annuo di interesse (se confermato) può portare a un aggravio complessivo rilevante sulla sola quota capitale;
  • un eccesso di rate diluite nel tempo rischia di creare una zavorra strutturale sui conti del contribuente, che si ritrova impegni fissi fino al 2035;
  • la decadenza per mancato pagamento di due rate può trasformare la rottamazione in un boomerang: si perdono tutti i benefici e il debito torna a lievitare.

Per importi consistenti, gli esperti suggeriscono di simulare almeno tre scenari:

  1. pagamento in unica soluzione;
  2. piano quinquies massimo (54 rate);
  3. piano quinquies intermedio (meno rate, meno interessi).

Solo confrontando il costo totale di ciascun scenario è possibile capire se la rottamazione quinquies è davvero la strada migliore o se conviene, ad esempio, affiancare al fisco altre soluzioni di liquidità (prestiti, ristrutturazione del debito, cessioni di beni) per chiudere più rapidamente la posizione.

Le critiche: rischio di recidiva e “premio” ai morosi

Come ogni sanatoria, anche la rottamazione quinquies è accompagnata da numerose critiche. Una parte del dibattito politico e tecnico sottolinea che il ripetersi delle definizioni agevolate finisce per:

  • inviare un segnale ambiguo a chi paga regolarmente le imposte, alimentando la percezione di un sistema che “premia” chi non versa;
  • incentivare la recidività: molti contribuenti si abituano a confidare nella successiva pace fiscale, accumulando nuovi debiti prima ancora di aver chiuso i vecchi;
  • creare distorsioni di cassa per lo Stato, con entrate concentrate in pochi anni e buchi negli altri, complicando la programmazione del gettito.

Nel corso della discussione parlamentare sono state sollevate anche obiezioni tecniche su alcune prime bozze, che sembravano troppo permissive nel consentire ritardi prolungati nel pagamento delle rate: osservazioni che hanno portato a irrigidire i meccanismi di decadenza nel testo approdato in manovra.

Consigli pratici per i contribuenti

In attesa del testo definitivo e delle circolari interpretative di AdER, chi ha cartelle pendenti può iniziare a prepararsi alla rottamazione quinquies con alcune mosse concrete.

1. Fare il punto sulle cartelle
Accedere all’area riservata di AdER e scaricare l’elenco completo dei carichi affidati (estratto di ruolo). È il modo più rapido per capire l’ammontare complessivo del debito, distinguere i tributi, vedere quali cartelle sono già oggetto di rateazione o contenzioso.

2. Separare il “rottamabile” dal resto
Occorre distinguere i debiti che, in base alla bozza di norma, hanno alte probabilità di rientrare nella quinquies (imposte dichiarate e non pagate, contributi INPS, avvisi bonari) da quelli che con ogni probabilità resteranno fuori (accertamenti, aiuti di Stato, talune partite Iva all’importazione). Questo passaggio è fondamentale per non farsi illusioni su uno “sconto” generalizzato.

3. Stimare il capitale netto
La rottamazione punta sul pagamento del solo capitale più le spese. Con l’aiuto di un professionista, o utilizzando i calcoli messi a disposizione da AdER, conviene stimare fin da subito quanto si pagherebbe senza sanzioni, interessi e aggio, per valutare la sostenibilità del piano.

4. Decidere la strategia di pagamento
La scelta tra unica soluzione e rateizzazione lunga non è solo una questione di rate più leggere: implica anche il costo degli interessi, il rischio di decadenza e la capacità del contribuente di mantenere l’impegno nei nove anni successivi. Una programmazione realistica è essenziale.

5. Valutare l’impatto su DURC e attività d’impresa
Per imprese e professionisti, l’effetto della rottamazione su DURC, appalti, finanziamenti e rapporti con la PA può essere decisivo. L’adesione alla quinquies, se ben gestita, può evitare blocchi improvvisi, pignoramenti su crediti commerciali e interruzioni di attività.

Un quadro ancora in movimento

La rottamazione quinquies, così come descritta, si basa sul disegno di legge di bilancio 2026 e sulle ultime modifiche approvate in Consiglio dei ministri. L’iter parlamentare e i possibili decreti attuativi potranno ancora ritoccare:

  • il tasso di interesse sulle rate (4% o 3%);
  • le cause di decadenza e l’eventuale reintroduzione di una minima tolleranza;
  • l’eventuale accesso dei contribuenti in regola con la quater alla quinquies;
  • la platea dei debiti ammessi, soprattutto sul fronte delle entrate locali e delle sanzioni diverse da quelle strettamente tributarie.

Per i contribuenti il messaggio è duplice: da un lato, la quinquies rappresenta una opportunità importante per azzerare anni di arretrati con uno sconto robusto su sanzioni e interessi; dall’altro, resta una scelta che va ponderata con cura, perché impegna il bilancio familiare o aziendale per un periodo lunghissimo e non ammette leggerezze sulle scadenze.

In sintesi: chi ha debiti strutturali con il fisco difficilmente vedrà un’occasione più favorevole, ma dovrà trattarla come un piano straordinario di rientro, non come un condono senza contropartite.

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