Rilancio, il Cnel in campo. Treu: "Senza semplificazione ripresa a rischio"

- di: Giuseppe Castellini
 
“Nel Def c’è bisogno di maggiore attenzione alla situazione occupazionale, che è sempre più critica, e al crescente fenomeno di povertà diffusa, questioni che sono di drammatica rilevanza sociale. In generale, si rileva un insufficiente raccordo degli obiettivi e delle misure indicate dal Def (Documento di economia e finanza, ndr) con quanto contenuto nel Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza, ndr). Servono impegni precisi e coraggiosi mirati all’innalzamento del tasso di occupazione verso i livelli dei Paesi dell’Ue che deve assumere una decisa centralità per i prossimi anni, con particolare riguardo ai giovani e alle donne. È molto importante, come già richiesto dal Cnel, il sostegno alle produzioni labour intensive, essenziali per il benessere sociale e duramente colpite dalla crisi, come pure le attività e i servizi di cura alla persona e all’ambiente”.

Lo ha detto il presidente del Cnel, Tiziano Treu, nel corso dell’audizione odierna alle Commissioni congiunte bilancio di Senato e Camera dei deputati sul Def 2021, presentando il documento di Osservazioni e proposte del Cnel (Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro).
“L’assunzione di fondo del Def è che sia sufficiente la ripresa delle attività economiche e della domanda aggregata, che presumibilmente si manifesterà nei prossimi mesi a seguito dell'allentamento delle misure restrittive, per riassorbire il sottoutilizzo di ore lavorate e le perdite occupazionali sin qui accumulate. Vi è, tuttavia, ragione di dubitare che ciò basti per ripristinare la crescita e recuperare il terreno perso - si legge nel documento - In un’ottica di sviluppo e non di mera assistenza, il Cnel ha sottolineato l’importanza di dedicare maggiori investimenti alle infrastrutture sociali, da tempo carenti nel nostro Paese, investimenti, ora, più che mai urgenti e destinati a sostenere politiche sociali organiche e strutturali. Senza una profonda semplificazione della normativa sulle opere pubbliche, gli effetti degli investimenti pubblici saranno fortemente depotenziati dai vincoli burocratici”.

“La questione demografica è la prima urgenza da affrontare per la sostenibilità del debito pubblico ma lo sono egualmente immigrazione, investimenti e mercato finanziario. Servono misure coraggiose di sostegno alle famiglie, giovani e donne”, ha detto il Segretario generale Cnel, Paolo Peluffo, auspicando che “l’allungamento delle garanzie per le imprese sarebbe un aiuto importantissimo”.

In un’ottica di strategia di ‘medio periodo’, per il Cnel il Def dovrebbe indicare misure fatte non di sostegni o incentivi (tipo il rinnovo degli esoneri contributivi per il sud e le donne), ma di politiche attive per il lavoro, per la ricollocazione dei lavoratori, per la riqualificazione delle competenze a sostegno della mobilità dei lavoratori per favorire e supportare la transizione verde. Inoltre, “dal punto di vista metodologico, nel documento del governo non sono adeguatamente precisate le attività di monitoraggio della implementazione dei progetti Def e Pnrr”. Il Cnel, inoltre, segnala con preoccupazione la carenza di indicazioni e di scadenze precise “per l’attuazione delle riforme che costituiscono il necessario complemento del Pnrr”.

“Alcuni contenuti del Def paiono portatori di criticità che si aggiungono alla mancata attenuazione dei difetti evidenziati nei precedenti Def e Nadef (Nota di aggiornamento al Def, ndr) come, a titolo non esaustivo, il mantenimento di provvedimenti di cui non si è valutata o tenuta in considerazione l’efficacia sulla tenuta delle imprese e l’impatto sull’occupazione nazionale, come i bonus mobili ed elettrodomestici, bonus per mezzi di trasporto elettrici, decontribuzione per l’assunzione di categorie quali giovani e donne. Rientrano in questa categoria anche l’aumento dei giorni di congedo di paternità, lodevolissima misura, che però si continua a proporre senza istituire sia un effettivo controllo dell’obbligo sia un aumento della somma versata ai padri che non possono accettare una diminuzione del proprio reddito, spesso il principale della famiglia”, conclude il Documento Cnel.
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