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È morto Richard Chamberlain, il "prete bello" di Uccelli di rovo

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
È morto Richard Chamberlain, il 'prete bello' di Uccelli di rovo
Richard Chamberlain si è spento a novant’anni (ne avrebbe compiuti 91 oggi) nella sua casa alle Hawaii. La notizia della sua morte è rimbalzata ieri tra agenzie e social, accompagnata da un inevitabile coro di ricordi. Per milioni di spettatori nel mondo, Chamberlain resterà per sempre padre Ralph, il prete bello e tormentato protagonista di Uccelli di rovo, la serie televisiva che negli anni Ottanta trasformò il piccolo schermo in un romanzo d’amore e di dolore condiviso da generazioni intere. La sua scomparsa non chiude soltanto una carriera lunga e intensa, ma segna la fine di un certo modo di raccontare storie, di fare televisione, di costruire immaginari popolari.

È morto Richard Chamberlain, il "prete bello" di Uccelli di rovo

Nato a Beverly Hills nel 1934, George Richard Chamberlain cresce in una famiglia della middle class californiana e si avvicina alla recitazione quasi per caso. Dopo gli studi di recitazione alla celebre Pasadena Playhouse, debutta sul piccolo schermo negli anni Sessanta e il suo volto, elegante e rassicurante, viene scelto per interpretare Dottor Kildare, il medico gentile e idealista che lo trasformerà, in pochi mesi, nel primo sex symbol televisivo della storia americana. Era l’epoca dei serial “buoni”, dei protagonisti che rappresentavano un modello etico, e Chamberlain divenne immediatamente l’eroe perfetto: bello, tormentato, gentile.

Dal Dottor Kildare ai grandi kolossal televisivi

Dopo il successo planetario di Dottor Kildare, Chamberlain avrebbe potuto accontentarsi. Ma il suo talento e la sua ambizione lo portarono oltre i confini della serialità americana. Negli anni Settanta e Ottanta diventa il volto più amato dei cosiddetti "kolossal da salotto": produzioni televisive in più puntate che mescolavano melodramma, avventura e grandi questioni morali. Prima con Shogun, dove interpretava un navigatore inglese naufragato nel Giappone del XVII secolo, poi – soprattutto – con Uccelli di rovo, la serie che avrebbe segnato per sempre la sua carriera e la memoria collettiva.

L’epopea di Uccelli di rovo e il personaggio che ha fatto storia

Quando nel 1983 la ABC mandò in onda The Thorn Birds (Uccelli di rovo), il successo fu immediato. La storia d’amore impossibile tra padre Ralph de Bricassart e la giovane Meggie Cleary incollò allo schermo oltre cento milioni di spettatori in tutto il mondo. In Italia, le quattro puntate andarono in onda in prima serata su RaiUno e furono un evento sociale: le strade si svuotavano, le famiglie si riunivano, le discussioni del giorno dopo riguardavano solo lui, il prete bello e maledetto che aveva spezzato il cuore di un’intera generazione di spettatrici e spettatori. Chamberlain divenne un’icona globale, ma anche un simbolo di quel tipo di televisione che oggi non esiste più.

L’attore che nascondeva un tormento privato

Dietro il sorriso e lo sguardo rassicurante di Chamberlain si nascondeva, come spesso accade, un tormento privato. Per anni ha nascosto la sua omosessualità, temendo che rivelarla avrebbe compromesso la carriera costruita su ruoli di amante perfetto e figura maschile idealizzata. Solo nel 2003, a settant’anni, ha fatto coming out in un’autobiografia che è diventata un atto di liberazione personale e culturale. Un gesto che racconta anche quanto fosse diverso il tempo in cui era diventato una star: un’epoca in cui l’immagine contava più della persona, e i divi dovevano corrispondere a un ideale irraggiungibile.

Quando la televisione era un romanzo collettivo

Con la morte di Chamberlain, non scompare solo un attore, ma l’ultima incarnazione di un modello di televisione che oggi appare quasi archeologico. Le serie che lo hanno reso celebre erano romanzi popolari in senso classico: storie che si sviluppavano lentamente, che si facevano attendere, che diventavano riti sociali. Non c’erano algoritmi a suggerirle, non c’erano piattaforme on demand: c’erano la famiglia, il salotto, la serata di fronte al televisore come momento di condivisione. Oggi la cultura seriale è frammentata, personalizzata, consumata in solitudine. La figura di Chamberlain ci ricorda che un tempo l’intrattenimento era un appuntamento collettivo, capace di costruire memoria e identità condivisa.

Un addio che parla di un mondo che non c’è più

La notizia della sua morte è arrivata in un tempo che corre troppo veloce per fermarsi a guardare indietro. Ma basta pronunciare il nome Uccelli di rovo perché milioni di persone, in Italia e altrove, ricordino dov’erano, con chi guardavano quella storia, quanto quell’amore proibito avesse risuonato nella loro vita. Richard Chamberlain ha incarnato, senza volerlo, un’epoca che oggi sembra irripetibile: quella in cui la televisione raccontava sogni collettivi, in cui un attore poteva diventare l’uomo che un intero mondo aspettava ogni settimana per sognare.
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