Renzi pigliatutto: ora si regala anche la direzione di un giornale
- di: Redazione
Batman e Bruce Wayne; Superman e Clark Kent; Henry Jekyll ed Edward Hyde; il 'killer clown' e John Wayne Gacy. La letteratura, i fumetti, la cronaca abbondano di personaggi e del loro doppio, perché è nella natura dell'Uomo avere un lato diverso, non necessariamente oscuro. Un altro modo di confrontarsi con il mondo. Non è, comunque, infrequente che, per saziare la propria sete di fama, di visibilità o soltanto di potere, qualcuno si ritagli addosso un ruolo e, contemporaneamente, un altro assolutamente contrario.
Come ha fatto Matteo Renzi che ha deciso di vestire a breve gli abiti di parlamentare della repubblica e, contestualmente, quello di direttore di un giornale. Ovvero di qualcosa che deve essere sempre al servizio della gente per sapere se, dietro l'ufficialità degli atti, anche quelli dei politici, ci sia altro, magari di non completamente limpido. Perché, cogliendo al volo uno dei passaggi più significativi del film 'The Post', l'informazione non deve servire coloro che governano, ma quelli che sono governati.
Renzi pigliatutto: ora si regala anche la direzione di un giornale
Ora ci chiediamo, e sommessamente chiediamo a Matteo Renzi, a quale delle due categorie si sente di appartenere, lui che, probabilmente già all'asilo, mostrava la propensione a essere una spanna sopra tutti gli altri e che ha seguito questa inclinazione nella buona e nella cattiva sorte, guardando tutti dall'alto in basso, anche quando la sua parabola politica ha puntato verso il nadir.
L'annuncio che sarà il direttore de II Riformista per un anno è, ci chiediamo, un atto di arroganza - non sarebbe il primo, perché tanta è la stima che ha di sé stesso - o di totale sganciamento dalla realtà? Quando parliamo di realtà, pensiamo a quella dei fatti, non l'altra, quella che si costruisce a tavolino e che spesso ha una specifica finalità che con l'informazione ha poco a che spartire.
Come comincerà la sua giornata Renzi, da direttore di un giornale o da parlamentare, tenendo conto che i due ruoli devono rispondere a comportamenti che non possono essere conciliabili, anzi spesso sono antitetici, tenendo anche conto delle battaglie che Il Riformista ha condotto in questi anni?
Certo, Renzi non appare permeabile ai suggerimenti, men che meno ai consigli. Però qualcosa ce la sentiamo di dirla a lui e a chi - l'editore - lo ha scelto per dirigere un quotidiano.
Il giornalismo, se fatto nel rispetto della propria coscienza e in generale degli altri, è una cosa terribilmente seria, non è come una certa politica dove, dietro lo scudo dell'immunità parlamentare e confidando nella ''benevolenza'' della giunta per le autorizzazioni a procedere, si può dire di tutto, anche insultare.
Il campo in cui Renzi ha scelto di giocare ha una divisione netta e non si può passare da una parte all'altra a seconda se piova o ci sia bel tempo. Da direttore, davanti alla verità Renzi non avrà altra strada che raccontarla perché tacere è la morte del giornalismo. Se, per esempio, gli si chiederà di dare il ''visto si stampi'' alla notizia che un parlamentare della Repubblica - che ad essa ha giurato di essere fedele - , pur non violando alcuna legge, va in giro a magnificare la magnanimità di re e regimi che sono ritenuti poco rispettosi dei diritti umani, cosa farà? Si farà condizionare dalle sue esperienze personali o ''sarà'' solo un giornalista, categoria che non sempre ha raccolto il suo plauso?
Ecco, è questo l'arco di volta del ragionamento: se il parlamentare ''condiziona'' il giornalista, uno dei due deve necessariamente cedere il passo. Poi, a meno che Renzi non abbia un'iscrizione all'Ordine dei giornalisti di cui nessuno sa nulla, non dovrebbe sfuggirgli che accettando la proposta, oltre a prendere un impegno con i lettori, toglie a qualcuno la possibilità di lavorare.
Ah, poi ci sarebbe una implicazione, affatto di poco conto: da direttore continuerà nella sua diuturna campagna di querele? Ha già detto che non ritirerà quelle presentate e che sa di essere a rischio, da direttore, di essere lui un potenziale destinatario. Buon per lui.
Ma la voglia di essere sempre al centro della scena può essere pericolosa, perché ci si espone a critiche, che potrebbero arrivare per il direttore e per il parlamentare. Una convivenza che rischia di essere perniciosa. Soprattutto per la verità.