Anche questa volta, con ''Lucy davanti al mare'' (Einaudi - pag.232 - 19,00 euro), Elizabeth Strout si conferma romanziera di grande spesso. E anche questa volta lo fa avventurandosi in un campo, quella delle paure, che per uno scrittore, se è di ''facile'' ispirazione, si porta dietro il pericolo di cadere in una rappresentazione già vista.
La paura, quindi, come termine di paragone tra il prima e il dopo rispetto a quando si manifesta e che, se la si affronta da soli, è difficile da contrastare o da vincere.
Lucy vive l'alba di un mondo che cambia e per lei è importante avere accanto il suo ex marito, William, che, capendo cosa sta per accadere, con il manifestarsi di un nuovo virus che si diffonde senza freno, decide di portarla lontano dal pericolo, cercando una dimensione di solitudine e di isolamento.
Elizabeth Strout spiega la paura dell'ignoto che si scioglie guardando il mare
William, quando vede arrivare la pandemia, decide di convincere/costringere Lucy ad allontanarsi da New York, per lei la sola zona di conforto cui riesce a pensare, per portarla lontana dal pericolo, in una casa sulla costa dell'Atlantico, nel Maine. Per rassicurarla le dice che sarà una questione di poche settimane, anche se involontariamente semina indizi che a Lucy fanno pensare che l'esilio durerà per molto tempo: dal computer che William le dice di portarsi dietro (ma non basta l'iPad?, gli dice) ai guanti di plastica che lui usa per fare benzina al distributore. William, che si è imposto il ruolo di salvatore di Lucy, persegue la strada del silenzio, forse per evitare che una parola di troppo possa infrangere la teca di cristallo dove l'ha messa, pensando di proteggerla.
Lucy vive la sua esperienza dividendosi tra lampi di amore (per il mare, che esercita su di lei un effetto straniante, quasi metafisico) e odio (che la fa esplodere conto i puzzle e la casa).
Ma il banco di prova per Lucy sono le cose di tutti i giorni, che l'aiutano a scoprire sé stessa e le sfumature del suo carattere. Magari portandola a flagellarsi per cose apparentemente banali, come il non avere ceduto ad un anziano il suo posto in fila alla cassa del supermercato. Una cosa giusta che avrebbe potuto fare, che sarebbe stata anche facile e che, semplicemente, non ha fatto. L'esilio nel Maine aiuta Lucy anche a rendersi conto di amori sottovalutati, come quelli che sottendono al rapporto tra una madre e i figli che in lei esplodono quando parla delle sue ragazze e di come le manchino, anche quando le loro piccole confessioni le procurino dolore e angoscia.
Rispetto a quanto accaduto a mezzo mondo, per la pandemia di Covid-19, ''Lucy davanti al mare'' parla di persone tutto sommato fortunate perché, davanti al pericolo del virus, possono solarsi e ignorare i notiziari televisivi per guardare l'Atlantico. Ma il mare dà serenità, però senza compiacimento.