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Re Carlo snobbato in Australia: nessuno vuole andare al suo ricevimento

- di: Barbara Bizzarri
 

In fin dei conti era una colonia penale dell’impero e quindi i discendenti si baloccano con l’idea di abbandonare al suo destino Re Carlo, appena arriverà su territorio australiano: l’inizio del royal tour è fissato al 18 ottobre, ma i primi ministri dei sei stati del Paese hanno annunciato che daranno forfait (da veri buzzurri) al ricevimento offerto dal sovrano a Canberra. Una mossa che la lega monarchica australiana ha immediatamente bollato come un insulto verso un re malato di cancro che, a seguito di un consulto con i medici di Palazzo, ha deciso di interrompere i trattamenti clinici per il tempo del viaggio e che, dopo aver ricevuto una lettera dal movimento repubblicano del Paese a dicembre del 2023, ha risposto che non si sarebbe opposto al volere degli australiani. I quali, nonostante tutto e numeri alla mano, sembrano premiare la monarchia, tra indici di gradimento in rialzo e contrastanti sentimenti filorepubblicani. Anche se per ora sono le polemiche a precedere il grande ritorno di Carlo III sul palcoscenico internazionale, tra spiriti indipendentisti e un’ondata di revisionismo storico che urla vendetta a suon di billion pounds!, i sondaggi premiano il monarca, dato che in “Down Under” la popolarità della corona è in crescita.

Secondo NewsCorp’s Pulse, il 45% degli australiani sarebbe favorevole a

mantenere una monarchia costituzionale nel Paese, contro il 33% dei votanti che preferirebbe la repubblica. L’Australia è infatti uno dei quattordici regni del Commonwealth, oltre alla Gran Bretagna, di cui Carlo III è sovrano e quindi capo di Stato. L’ultimo referendum indetto sulle preferenze degli autoctoni risale al 1999 e con il 55% di preferenze ha visto vincere la monarchia, ma la questione sull’indipendenza da Londra è un tema sempre attuale che si ripropone ciclicamente ogni volta che un Windsor si reca a Sydney. Se un nuovo referendum, leit motiv della campagna elettorale del premier labourista Anthony Albanese, per ora è accantonato, non mancano per Carlo III i problemi con la classe politica australiana: al centro del vertice del Commonwealth previsto dal 21 ottobre a Samoa, ci sarà per la prima volta la delicata questione delle riparazioni economiche per il passato imperialista. Secondo il Daily Mail quindici paesi dei Caraibi, tra cui Barbados che nel 2021 si è autoproclamata repubblica e che guida l’attacco, vogliono chiedere a Londra risarcimenti per 200 miliardi di sterline, punto di partenza fondamentale per il “global reset”, come ha dichiarato alle Nazioni Unite Mia Mottley, premier di Barbados.

Per tracciare una nuova rotta che garantisca alla monarchia di sopravvivere alle intemperanze altrui, in patria si danno da fare i principi del Galles. Catherine è riapparsa a sorpresa in pubblico a Southport, un luogo diventato simbolico per il regno mentre il calendario della principessa si infittisce di nuovo di impegni, tra cui le massime celebrazioni del Paese, a partire dal Remembrance Day di novembre, o gli eventi più significativi legati alle sue iniziative, come i Christmas Carol di Natale, in cui tutta la famiglia reale appare unita per la messa all’abbazia di Westminster. Fuori dal coro, naturalmente, Harry e consorte, che tengono di nuovo banco sulle pagine più gossippare del globo. E perché, stavolta? Perché, nell’intento di ripulire, presumibilmente, la propria immagine dopo aver stancato un po’ tutti al di qua e al di là dell’oceano, i due adesso appaiono soli a eventi diversi: dopo il tour in Colombia ad agosto, è dal 20 settembre che le agende di marito e moglie non si incrociano più. Harry è andato a New York durante la settimana dei lavori dell’Assemblea generale dell’Onu e poi è volato in Sud Africa per seguire le sue associazioni benefiche, mentre Meghan è rimasta a casa, in California, dove tra red carpet e volontariato continua indefessamente a recitare la parte della vittima (evidentemente è persuasa che paghi): “In Gran Bretagna sono stata tra le persone più bullizzate al mondo”, ha detto. Ma povera stella.

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