Mentre Mosca schiera navi da guerra nel Mediterraneo, il segretario della Nato corre a Washington per ricevere ordini. Trump promette armi a Kiev e vuole pieni poteri sulle sanzioni: l’Europa paga, ma non decide più nulla.
Mark Rutte non è più il compassato premier olandese dei vertici Ue. È ora il volto europeo di un'Alleanza Atlantica che somiglia sempre più a un corpo obbediente, senza voce, al comando unico degli Stati Uniti. Non bastavano le ironie — sempre meno ironiche — della stampa che lo chiama “il barboncino di Trump”. Ora il nuovo segretario generale della Nato vola senza preavviso a Washington, per inchinarsi di persona davanti a chi, da mesi, ha trasformato l'Alleanza in un terminale della propria politica estera personale.
Rutte vedrà Donald Trump, Marco Rubio e Pete Hegseth in una due giorni che sa di emergenza diplomatica. Nessuna spiegazione ufficiale. Solo un indizio: proprio lunedì, mentre lui sarà alla Casa Bianca, il presidente americano ha promesso “una dichiarazione importante” sulla Russia. Il caso? O l’annuncio di un cambio di passo che potrebbe riscrivere gli equilibri globali?
Intanto Putin non aspetta, e lancia il segnale più chiaro che potesse inviare: tre navi da guerra russe nel Mediterraneo, inclusa una portaerei armata con missili da crociera Kalibr. È il ritorno della guerra fredda, senza più il gelo ma con il fuoco ben visibile all’orizzonte.
La Nato arma Kiev, ma paga l’Europa
L’ultima trovata di Trump è un capolavoro di cinismo geopolitico: annuncia l’invio di sistemi d’arma — tra cui batterie Patriot — all’Ucraina tramite la Nato, ma “a spese dell’Alleanza”. Tradotto: paga l’Europa, incassa la Casa Bianca. Per la prima volta nella sua storia, la Nato fornirà direttamente armi a uno Stato non membro. Ed è Trump a decidere, non l’Alleanza.
In gioco non c’è solo la sopravvivenza dell’Ucraina, ma la sovranità stessa dell’Europa. Dietro l’apparente “generosità” americana si cela una strategia tanto vecchia quanto spietata: fare dell’Ue un banco di prova e un bancomat della potenza Usa. La “nuova Nato” targata Trump funziona così: chi non paga, esce. O peggio: viene ignorato.
Una legge da imperatore e sanzioni da guerra totale
Nel frattempo, al Congresso si discute una legge mostruosa, bipartisan e bellica, che prevede sanzioni secondarie da incubo: dazi del 500% per chi commercia con Mosca. Nel mirino ci sono Cina e India, il cuore del mercato energetico russo. Ma Trump non firma — non ancora. Vuole l'ultima parola. Chiede che solo il presidente possa decidere se e quando colpire Mosca, esautorando il Congresso. Un potere imperiale, che trasformerebbe la diplomazia in un monologo e la guerra economica in uno strumento personale.
Nel frattempo, si prepara un flusso record di armi per Kiev. Lo ha detto, senza giri di parole, il senatore Lindsey Graham: “Nei prossimi giorni vedrete un livello di forniture militari senza precedenti”. E ha aggiunto: “Putin ha commesso un errore a sottovalutare Trump”. Dietro le quinte, si muovono 3,85 miliardi di dollari residui dai fondi dell’era Biden. E persino i beni russi congelati — 300 miliardi — potrebbero essere destinati a finanziare lo sforzo bellico ucraino. Trump ha il potere di sequestrarli. E, forse, la volontà di farlo.
La diplomazia è morta?
Mosca intanto respinge come “diffamazioni” le voci su pressioni iraniane e rilancia con toni concilianti sul dossier nucleare. Ma il clima è quello del punto di non ritorno. Sul terreno, i servizi ucraini rivendicano un’operazione di vendetta per l’uccisione del colonnello Ivan Voronychin, avvenuta il 10 luglio a Kiev. Un regolamento di conti tra ombre, in piena capitale europea.
Il viaggio di Rutte avviene mentre a Washington arriva anche Antonio Tajani, ministro degli Esteri italiano, atteso da Rubio. Ma l’Italia rischia di essere una comparsa nel grande teatro americano. A dominare la scena è un asse sempre più esclusivo tra Trump e i suoi uomini: nessuno spazio per le voci critiche, nessun dubbio sull’uso della forza come unico linguaggio.
L’Europa è sola
Il vertice Nato all’Aia aveva appena sancito l’aumento della spesa militare al 5% del Pil. Ora, tra armi promesse, sanzioni globali e guerre navali, l’Europa si sveglia nella realtà che ha voluto ignorare: non comanda nulla, non decide nulla, e paga tutto.
Rutte è volato a Washington non per negoziare, ma per ricevere ordini. E la scena mondiale si prepara a una nuova escalation: armi, denaro, propaganda e sottomissione. I venti di guerra, stavolta, soffiano da Occidente.