Processo Santanchè rinviato al 16 settembre: i pm lanciano l’allarme prescrizione

Il processo a carico della ministra del Turismo Daniela Santanchè e di altri coimputati è stato ufficialmente rinviato al 16 settembre 2025. La decisione è stata assunta dal Tribunale di Milano durante l’udienza di oggi, dopo che la procura ha richiesto di ricalendarizzare i lavori in modo da completare l’istruttoria dibattimentale. La motivazione ufficiale del rinvio non è stata resa pubblica nei dettagli, ma secondo quanto trapela da ambienti giudiziari, i magistrati temono che il procedimento possa andare incontro a una possibile prescrizione di alcuni dei reati contestati. L’inchiesta coinvolge diverse società riconducibili alla ministra e ai suoi collaboratori, e verte su presunte irregolarità contabili e falsi in bilancio. Il clima in aula è stato teso, con i legali della difesa che hanno contestato la gestione delle tempistiche da parte dell’accusa.

Processo Santanchè rinviato al 16 settembre: i pm lanciano l’allarme prescrizione

Il cuore dell’impianto accusatorio riguarda la gestione di Visibilia Editore e altre società appartenenti alla galassia imprenditoriale di Daniela Santanchè. I pubblici ministeri contestano la falsificazione dei bilanci societari attraverso operazioni contabili ritenute fittizie o non correttamente documentate. Gli inquirenti ipotizzano che vi sia stata una rappresentazione non veritiera della situazione economica e patrimoniale delle aziende, con conseguenze rilevanti anche sul piano fiscale e sui rapporti con i creditori. La ministra, che ha sempre respinto ogni addebito, non era presente in aula, ma ha fatto sapere tramite i suoi legali di voler “dimostrare con trasparenza e serenità l’assoluta correttezza del proprio operato”. Il suo staff ha definito il rinvio “una normale fase procedurale”, mentre l’opposizione parlamentare ha colto l’occasione per rilanciare le richieste di chiarimento politico.

I tempi si accorciano: il rischio prescrizione si fa concreto
Durante l’udienza, i pubblici ministeri hanno espresso forte preoccupazione per i tempi del procedimento. Alcuni dei capi d’imputazione, in particolare quelli legati agli esercizi contabili antecedenti al 2020, rischiano di cadere sotto la scure della prescrizione se il processo non subisce un’accelerazione. L’accusa ha chiesto una calendarizzazione più serrata delle udienze dopo la pausa estiva, ma la disponibilità del collegio giudicante è apparsa condizionata da altri procedimenti già in corso. La possibilità che alcuni reati vengano estinti per decorrenza dei termini potrebbe indebolire l’impianto complessivo dell’accusa, spingendo la procura a concentrare gli sforzi sulle contestazioni più recenti e più solide dal punto di vista documentale.

Le implicazioni politiche e la linea della ministra
La vicenda giudiziaria si intreccia con la tenuta politica del governo. Daniela Santanchè è uno dei volti più noti del partito di Giorgia Meloni e la sua permanenza al vertice del Ministero del Turismo ha già suscitato polemiche in passato, soprattutto dopo la formalizzazione dell’inchiesta. Il rinvio del processo riaccende il dibattito parlamentare: le opposizioni chiedono che la ministra sospenda le sue funzioni almeno fino alla conclusione del primo grado di giudizio, mentre il centrodestra difende la sua posizione, invocando la presunzione di innocenza e accusando la magistratura di interferenze. Dal canto suo, Santanchè continua a proclamare la propria estraneità ai fatti contestati e afferma di confidare nella giustizia. La data del 16 settembre diventa ora un nuovo punto focale nel calendario politico e giudiziario, destinato a tenere alta l’attenzione dell’opinione pubblica alla ripresa dell’attività autunnale.