Prezzi: forse è il momento di dire basta alla politica dei ''se''

- di: Redazione
 
In politica esistono pochi parametri, ai quali cercare di uniformarsi per evitare disastri. Uno di questi, Italia Informa se ne dice convinto da tempo immemorabile, è che il politico-medio deve andarci piano con le promesse. Se quelle fatte in campagna elettorale possono essere comprensibili, ma non giustificabili, è quando si va al potere che bisogna abbassare le marce se si parla di progetti per il futuro non lontano, evitando di cadere nel populismo. Non nel significato caro alla destra, ma nel senso di fare fiato alla bocca senza troppo curarsi delle cose che si dicono.
Cosa che, purtroppo, sta accadendo anche in questi giorni in cui il governo è sotto pressione a causa dell'aumento del prezzo di molti prodotti, alcuni dei quali, come i carburanti, interagiscono quotidianamente con la vita di ciascuno.

Prezzi: forse è il momento di dire basta alla politica dei ''se''

La decisione di non rinnovare gli sconti sulle accise, seppure ampiamente prevedibile, vista la situazione delle casse pubbliche, è stato il sassolino che s'è trasformato in frana, devastando quel che restava della luna di miele tra il governo e la maggioranza degli italiani. La cancellazione degli sconti era quasi scontata, eppure la sua ufficializzazione ha destato critiche. E se quelle dell'opposizione erano abbastanza attese, meno lo sono state quelle della gente, che non possono essere ancora calcolate in termini di consenso e che ci sono state e ci sono ancora.

Il motivo, per quel che abbiamo capito, non è solo legato al fatto in sé stesso (niente sconti sulle accise, risale il prezzo dei carburanti), quanto ad una risposta del Governo che ha mostrato qualche cedimento di troppo. Perché se ammettere gli errori è una dote che in pochi hanno, farlo in modo surrettizio, rifugiandosi nel comodo ''se...'', è una intrinseca seppure non manifestata condizione di malessere dentro l'esecutivo.
Dopo avere spiegato a questo mondo e a quell'altro i motivi della mancata conferma degli sconti sulle accise (si sono preferite misure mirate specificamente ad aiutare chi ha meno e non generalizzate di cui gode anche il ricco), ora il governo accenna ad una eventuale marcia indietro, se e quando le condizioni lo autorizzeranno. Un possibilismo che stona un po' col decisionismo mostrato prima che si scatenasse la valanga di critiche. Che hanno spinto il ministro Giorgetti a lasciare aperto uno spiraglio: ''Il governo si riserva di adottare le misure di riduzione delle accise in funzione di una norma che, come avrete modo di vedere nel decreto legge approvato il 10 gennaio 2023, consentirà un’azione in questo senso da parte del governo in relazione all’incremento verificato dei prezzi dei carburanti''.

Ora, al di là dei contorsionismi lessicali, il potente ministro, accodandosi al premier Meloni, ha detto che se le cose dovessero migliorare - magari con un maggiore gettito dell'Iva - si potrebbe pensare ad un passo indietro. Un ragionamento ineccepibile, ma la politica, ci si permetta la considerazione, è cosa diversa perché non fa un bell'effetto vedere un cambio di direzione così repentino ''solo'' per delle proteste che erano abbastanza scontate. Ai profani è ben difficile sapere quel che accade dentro il governo, se c'è chi rema contro e come. Ma di certo resta la strana sensazione che anche la vicenda del prezzo dei carburanti sia una tessera di un domino da resa dei conti che, al momento, sia pure barcollante, resta ferma. Almeno oggi. Il domani è nelle mani del dio della politica, troppo volubile per potere anticiparne le mosse.
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