Oscar: ''Oppenhemer'' piglia-tutto o quasi

- di: Redazione
 
Come la storia degli Academy Awards insegna, quella delle previsione e delle certezze, su chi alla fine alzerà la statuetta, è un'arte difficile, che quasi mai azzecca tutto. Anche se, per l'edizione 2024, chi aveva scommesso su un successo su tutta la linea di ''Oppenheimer'' (alla fine sette premi su 13 nomination) ha avuto ragione.
Il film sull'uomo che ha ''regalato'' la bomba atomica all'umanità ha vinto tre dei quattro premi più significativi: quelli per il film, per l'attore protagonista e per la regia.
Come, peraltro, i critici avevano pronosticato, dando moltissimo credito al film che ha trainato gli incassi della scorsa stagione (e che, come da tradizione, ora riprenderanno, con il probabile ritorno nelle sale) insieme al sorprendente ''Barbie'', rimasto invece praticamente ignorato.
Christopher Nolan ha vinto il premio come migliore regista, dopo avere fatto collezione di nomination e, soprattutto, di riconoscimenti al box office.

Oscar: ''Oppenheimer'' piglia-tutto o quasi
"I film hanno poco più di 100 anni - ha detto ricevendo il premio -. Non sappiamo dove porterà questo incredibile viaggio da qui, ma sapere che pensi che io sia una parte significativa di esso, significa il mondo per me''.

''Oppenheimer'' è una sua creatura, al 99%, ma gran parte del successo che il film ha ottenuto lo si deve all'interpretazione, nella parte dello scienziato, di un semplicemente perfetto Cillian Murphy, attore cui Nolan ha fatto affidamento in passato chiedendogli forti caratterizzazioni e al quale, per ''Oppenheimer'', ha consegnato le ''chiavi'' di un'opera complessa, ambiziosa, ma che poteva anche essere un rischio economico.
Murphy, irlandese della contea di Cork, è arrivato alla serata di assegnazione degli Oscar, condotta da Jimmy Kimmel, da grande favorito, sulla scia degli altri riconoscimenti (Golden Globes, Sag Awards, Bafta) ottenuti per il film di Nolan. "Sono un irlandese molto orgoglioso di essere qui stasera", ha detto. "Abbiamo realizzato un film sull'uomo che ha creato la bomba atomica e, nel bene e nel male, viviamo tutti nel mondo di Oppenheimer, quindi mi piacerebbe davvero dedicarlo agli operatori di pace di tutto il mondo."

Anche il premio come migliore attore non protagonista è finito ad ''Oppenheimer''. Lo ha vinto Robert Downey Jr., un uomo dal travagliato passato di dipendenze che si è messo alle spalle grazie alla moglie e agli amici. Una presenza significativa sul palco per un'America che ama sempre le storie di riscatto.
La lettura della vincitrice per la categoria della migliore attrice protagonista è stata per qualcuno una sorpresa, dal momento che in molti vedevano favoritissima Lily Gladstione, nativa americana, per ''Killers of the Flower Moon''. Favoritissima perché molto brava, in un ruolo inteso e difficile, ma anche per il fatto di rappresentare, per la sua origine, la conferma che in America si è voltata da tempo pagina anche nel mondo della cinematografia, in cui i nativi sono stati quasi sempre ridotti a comprimari, quando non semplici comparse.

Alla fine ha vinto Emma Stone, perfetta nel ruolo di Bella Baxter, in ''Poor Things'', sorprendente eroina in un mondo visionario, per come lo ha descritto il regista Yorgos Lanthimos. Per l'attrice è il secondo Oscar dopo quello per il delizioso ''La La Land''.
''Sono profondamente onorata - ha detto Emma Stone dal palco - di condividere il premio con ogni membro del cast, con ogni membro della troupe, con ogni singola persona che ha riversato il proprio amore, la propria cura e la propria genialità nella realizzazione di questo film."
Il riconoscimento al migliore film straniero è andato al britannico ''La zona di interesse'', diretto da Jonathan Glazer, e che racconta la quotidianità della vita di Rudolph Hoss, spietato comandante del campo di sterminio di Auschwitz e, della sua vita quotidiana, padre e marito affettuoso a poche decine di metri da filo spinato e forni crematori.
Quindi niente da fare per ''Io capitano'' di Matteo Garrone, sul quale in molti, in Italia, speravano soprattutto per il forte messaggio social
e che trasmette.
Migliore attrice non protagonista, per i giurati, è stata Da’Vine Joy Randolph, per ''The Holdovers''.
Uno dei riconoscimenti che ha raccolta la maggioranza dei consensi è stato quello a ''Il ragazzo e l'airone'', film d'animazione del maestro giapponese Hayao Miyazaki. La migliore sceneggiatura originale è stata ritenuta ''Anatomia di una caduta'', Justine Triet e Arthur Harari, un film concepito durante l'isolamento imposto dalla pandemia, nella difficoltà di stare dietro alla casa e ai figli e, insieme, scrivere.
Significativo il riconoscimento per il miglior documentario andato a ''20 giorni a Mariupol'', diretto dal regista ucraino Mstyslav Chernov, che racconta gli attacchi subiti e la distruzione della città per mano dei russi.
''Vorrei non aver mai fatto questo film e scambierei questa statuetta con la non invasione da parte della Russia. Slava Ucraine'', ha detto Chernov nel discorso di ringraziamento.
''Oppenheimer'' ha vinto anche il premio per la migliore colonna sonora originale, scritta da Ludwig Göransson.
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