Povertà educativa: il buio dei numeri, la luce dei volti

- di: Redazione
 
C’è un verso di Emily Dickinson che affiora alla mente leggendo i numeri che Save the Children ci consegna, crude verità di una povertà che si fa destino: “Nascere è essere scelti a sorte”. In Italia, 1,29 milioni di bambini e adolescenti vivono in povertà assoluta. Non è solo una condizione economica, ma una barriera invisibile che limita possibilità e sogni, una distanza tra chi può progettare il futuro e chi non ha neppure il tempo per immaginarlo.

Oggi, a Roma, si è acceso un faro su queste esistenze. Il Coordinamento nazionale dei Punti Luce, progetto nato dieci anni fa, ha riunito esperti, istituzioni e operatori sul campo per celebrare un lavoro che non si arrende davanti ai divari economici e territoriali del nostro Paese. Daniela Fatarella, Direttrice Generale di Save the Children Italia, ha richiamato con forza l’urgenza di una risposta collettiva: “Non c’è investimento più importante per lo sviluppo che puntare sui nostri giovani.”

I Punti Luce sono la risposta concreta a un Paese che troppo spesso lascia i più fragili nell’ombra. In 15 regioni, 60 mila tra bambini e adolescenti hanno trovato in questi spazi un’alternativa, una possibilità di scoprire sé stessi, di immaginare un futuro diverso. Eppure, il quadro generale resta cupo. Più di un adolescente su quattro, tra chi vive in condizioni economiche difficili, abbandonerà la scuola. È un dato che grida ingiustizia, perché non parla solo di povertà, ma di opportunità negate.

Maria Teresa Bellucci, Viceministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, ha sottolineato l’impegno del Governo con il lancio delle comunità giovanili gratuite per i ragazzi tra gli 11 e i 18 anni, e con uno stanziamento di 300 milioni di euro per progetti contro la povertà educativa. Ma dietro le cifre c’è una questione più profonda: non bastano le risorse, se manca la volontà di ascoltare davvero i giovani. Non basta “illuminare” i loro percorsi, se non si è pronti a riconoscerne i desideri e il valore.

Forse è questa la vera lezione dei Punti Luce: non servono soluzioni preconfezionate, ma comunità che sappiano restituire dignità e speranza, giorno dopo giorno. Non è il gesto straordinario che cambia il destino, ma la costanza di chi, con umiltà, illumina un passo alla volta. Perché il futuro di un Paese non si misura solo in PIL o in politiche pubbliche: si misura nella capacità di guardare negli occhi i propri giovani e dire loro, senza retorica, che la loro vita vale. Che il loro sogno, per quanto fragile, merita di essere custodito.

Ed è da lì, da quella promessa, che ogni lotteria si può riscrivere.
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