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Zaia sfida il centrodestra: la sua lista agita Veneto e Lombardia

- di: Bruno Legni
 
Zaia sfida il centrodestra: la sua lista agita Veneto e Lombardia
Tajani frena: “Non è una buona idea”, ma il governatore tira dritto. La Lega rilancia: se ci spetta il Veneto, anche la Lombardia è nostra. E Salvini guarda già a Milano. Intanto il campo largo traballa ovunque. Dalle Marche alla Campania, il risiko delle regionali è appena iniziato.

Zaia non arretra, e il centrodestra si spacca

Il “no” secco è arrivato da Antonio Tajani: “Una lista Zaia? Non mi pare una buona idea”. Ma il presidente del Veneto, Luca Zaia, ha risposto con fermezza: “La lista è importante. Parleremo seriamente quando sarà il momento, ma i sondaggi parlano chiaro”. Lo scontro aperto all’interno della coalizione di centrodestra rischia di diventare un terremoto politico, soprattutto nelle regioni simbolo: Veneto e Lombardia.

Zaia si riferisce al clamoroso exploit della sua lista personale alle Regionali del 2020, quando raccolse il 44,6% dei voti, surclassando la Lega (16,9%), Fratelli d’Italia (9,5%) e Forza Italia (3,5%). La sua popolarità personale è ancora altissima e lo stesso governatore ha chiarito: “Non ho mai pensato a una corsa in solitaria. Ma serve una proposta convincente per un elettorato che non vota più i partiti”.

La Lega rilancia e apre il fronte Milano

Lo scontro si estende ben oltre i confini veneti. “Se il Veneto spetta alla Lega, allora anche la Lombardia deve tornare alla Lega”, ha dichiarato Massimiliano Romeo, capogruppo del Carroccio al Senato. Parole che suonano come una sfida diretta non solo agli alleati, ma anche agli equilibri interni di una coalizione che si dichiara compatta, ma scricchiola su ogni nome.

E mentre Salvini minimizza – “Una discussione giornalistica” – la realtà è che sta già gettando le reti su Milano. A un evento con Ferruccio Resta, ex rettore del Politecnico e ora presidente della Fondazione dello stesso ateneo, ha lasciato intendere un futuro impegno del centrodestra sulla città. Resta è uno dei nomi che circolano con più insistenza come possibile candidato sindaco per il dopo-Sala.

Tajani isolato, ma Forza Italia non molla

Antonio Tajani appare sempre più isolato nella battaglia contro la Lista Zaia, ma non rinuncia alla sua linea. “Non possiamo trasformare le elezioni regionali in una conta tra personalismi”, avrebbe confidato a esponenti azzurri. Forza Italia è il partito più debole nei numeri, ma pretende rispetto per gli equilibri e teme che un'altra "valanga Zaia" lo releghi definitivamente all'irrilevanza.

Eppure, il governatore veneto sembra non avere intenzione di arretrare. La sua è una sfida strategica: attirare l’elettorato civico, quello che vota Zaia ma non la Lega, e che potrebbe disertare le urne in assenza di una proposta personale forte.

Il centrosinistra non ride: campo largo in frantumi

Se il centrodestra litiga, il centrosinistra non se la passa meglio. In Veneto il Pd ha scelto Giovanni Manildo come candidato presidente, rivendicando – come dichiarato da Andrea Martella – la scelta dal basso, in antitesi “alle decisioni prese a Roma”, stoccata diretta agli avversari.

Nelle Marche, dove FdI dovrebbe ricandidare il governatore Francesco Acquaroli, il centrosinistra sembrava pronto a schierare Matteo Ricci, ma l'indagine giudiziaria che lo coinvolge ha congelato tutto. Il M5s, che inizialmente aveva dato il via libera, ora prende tempo e condiziona il suo appoggio all'evoluzione del caso.

In Campania, le trattative sono in alto mare. Il M5s valuta la candidatura dell’ex presidente della Camera Roberto Fico, mentre il centrodestra è ancora diviso tra due opzioni: il viceministro Edmondo Cirielli (FdI) e il profilo più civico di Giosy Romano. Ma il colpo di scena arriva da fuori: Stefano Bandecchi ha annunciato che correrà da solo per la guida della regione. Una mossa che, se confermata, potrebbe sparigliare i giochi.

Toscana e Puglia, tensioni a sinistra

La Toscana è un altro fronte delicato. Eugenio Giani (Pd) dovrebbe correre per un secondo mandato, ma il campo largo fatica a nascere. Alcuni gruppi del M5s hanno scritto una lettera aperta contro qualsiasi alleanza con il Pd toscano: “La nostra è una posizione netta”, affermano.

E poi c’è la Puglia, dove Antonio Decaro, eurodeputato Pd ed ex sindaco di Bari, deve vedersela con il fuoco amico: i consiglieri regionali fedeli a Emiliano e Vendola non gradiscono la sua investitura. Il rischio paralisi è concreto, mentre il centrodestra osserva e attende.

La politica delle liste personali

La sfida di Zaia riporta al centro del dibattito il nodo delle liste personali: strumenti potentissimi di consenso, ma anche micce pronte a far esplodere le coalizioni. In un'epoca in cui la fedeltà ai partiti si sgretola, la popolarità dei singoli rischia di diventare l’unica bussola. E se il centrodestra non riuscirà a trovare un compromesso, la vera partita si giocherà non tanto contro il centrosinistra, ma dentro sé stesso.

Come ha scritto un quotidiano nazionale, “Zaia è l’eccezione che fa paura ai partiti: votano lui, non la Lega. E se si allarga il modello, nessuno è più al sicuro”. Un avvertimento che suona forte in vista di una stagione elettorale in cui le vecchie logiche potrebbero non bastare più.

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