Il presidente russo a Tianjin per il summit dell’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai. Dialogo con Xi sull’incontro in Alaska con Trump e bilaterale con Modi: “Cina e India devono essere amiche”. Intanto da Roma il Pontefice invoca la pace e condanna i conflitti.
Il summit di Tianjin e l’asse asiatico
Vladimir Putin ha scelto Tianjin per consolidare i rapporti con i Paesi dell’area orientale in occasione del vertice dell’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai. Al centro dei colloqui la volontà di costruire, insieme alla Cina, un’alternativa all’ordine internazionale dominato dall’Occidente. Un progetto che Putin ha definito “un nuovo ordine multipolare più equo”, rilanciando l’idea di un fronte comune contro l’influenza americana ed europea.
Putin e Xi guardano all’Alaska
Nell’incontro con Xi Jinping, il leader russo ha discusso delle possibili prospettive di un vertice in Alaska con la partecipazione di Donald Trump. L’obiettivo, nelle intenzioni di Mosca e Pechino, è creare un tavolo in cui l’Occidente non detti più unilateralmente l’agenda globale. Xi ha ribadito l’importanza di rafforzare la cooperazione militare ed economica, sottolineando come i dazi americani stiano spingendo la Cina a cercare nuove sponde strategiche.
Il disgelo con l’India
Un altro passaggio decisivo del summit è stato il bilaterale tra Xi e Narendra Modi. Dopo anni di tensioni legate ai confini contesi e alla competizione commerciale, i due leader hanno parlato di una nuova fase nei rapporti tra i giganti asiatici. Xi ha affermato: “Noi e l’India dobbiamo essere amici”, aprendo la porta a un disgelo che potrebbe avere enormi ricadute geopolitiche. Per Putin, la distensione tra Pechino e Nuova Delhi è un segnale positivo che rafforza l’intera architettura dell’Ocs.
Un fronte anti-occidentale sempre più compatto
Le dichiarazioni emerse a Tianjin confermano la volontà di Mosca, Pechino e Nuova Delhi di rafforzare un fronte comune capace di bilanciare l’influenza occidentale. Le tensioni con l’Europa e con gli Stati Uniti non sembrano scoraggiare i tre giganti, che puntano a dare al summit il significato di una piattaforma politica alternativa, in grado di “plasmare un ordine multipolare più equo”, come ha sottolineato Putin.
La voce di papa leone
Mentre in Asia si disegna un nuovo assetto internazionale, da Roma arriva l’appello di Papa Leone, che nel suo messaggio domenicale ha ricordato l’urgenza di fermare i conflitti. Il Pontefice ha detto: “La voce delle armi deve tacere”, invitando i leader a mettere al centro la dignità umana e non gli equilibri di potenza. Le sue parole risuonano come un contrappunto spirituale alle strategie militari e geopolitiche emerse in Cina.
Tra diplomazia e conflitti
Il vertice di Tianjin rafforza l’immagine di un fronte orientale deciso a rivendicare autonomia, ma allo stesso tempo alimenta la percezione di un mondo sempre più diviso. La voce del Papa cerca di riportare l’attenzione sui costi umani della guerra, mentre i leader globali continuano a intrecciare calcoli di potere e alleanze strategiche. L’orizzonte resta incerto, sospeso tra la promessa di un ordine multipolare e il rischio di nuove fratture planetarie.