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Peronismo avanti a Buenos Aires, Milei ammette il colpo

- di: Bruno Coletta
 
Peronismo avanti a Buenos Aires, Milei ammette il colpo
Peronismo avanti a Buenos Aires, Milei ammette lo stop Peronismo avanti a Buenos Aires: Milei ammette lo stop
Il presidente parla di “sconfitta chiara” ma difende il suo modello economico.

La provincia di Buenos Aires ha consegnato un verdetto che pesa sulla politica argentina: una netta vittoria del peronismo che ridimensiona le ambizioni del presidente Javier Milei. Nella circoscrizione più grande del Paese, con oltre 14 milioni di elettori, il movimento Fuerza Patria si attesta intorno al 47%, mentre La Libertad Avanza si ferma al 33,8%. Con circa il 90% delle schede scrutinate, il margine supera i 13 punti, un divario che archivia le attese di un sorpasso libertario.

Milei ammette la sconfitta e rilancia

A poche ore dalla diffusione dei primi dati, Milei ha riconosciuto pubblicamente l’esito. “Senza dubbio sul piano politico abbiamo registrato una chiara sconfitta e se vogliamo continuare a crescere dobbiamo riconoscerlo”, ha detto Javier Milei, rivendicando però la continuità della sua agenda. “Non retrocederò di un passo sul programma economico”, ha insistito il presidente, convinto dei risultati sin qui ottenuti: “Non siamo disposti a rinunciare a un modello che ha ridotto l’inflazione dal 200% al 30% e che ci fa crescere al 7%”. E ancora: “Se abbiamo commesso errori li analizzeremo”, ha aggiunto, senza mettere in discussione la direzione intrapresa.

il peso politico di Buenos Aires

Buenos Aires concentra circa il 40% dell’elettorato argentino. Dominare qui significa orientare gli equilibri del Congresso e il passo delle riforme. La vittoria del campo peronista, guidato dal governatore Axel Kicillof, ha quindi un valore che travalica il perimetro provinciale: è un segnale forte in vista delle legislative nazionali del 26 ottobre 2025, quando si ridisegnerà la geografia parlamentare.

Perché i libertari arretrano

La battuta d’arresto libertaria affonda in una combinazione di fattori. Le misure di austerità hanno prodotto tagli alla spesa e pressioni sui servizi essenziali, innescando malumori diffusi. Il peronismo ha presidiato il territorio con una campagna capillare, insistendo su tutela del lavoro, industria e servizi sociali. Il risultato è una mobilitazione che ha trasformato il voto in un referendum sul modello economico del presidente.

Prossima fermata: ottobre

La “sconfitta chiara” riconosciuta da Milei non chiude la partita, ma apre una fase più complessa. Il presidente dovrà tenere insieme la narrazione di rigore con l’esigenza di ricostruire consenso oltre la sua base, mentre il peronismo esce dalla prova con una rinnovata centralità. Le urne di ottobre diranno se Buenos Aires è un avviso di passaggio o l’inizio di un cambio di ciclo. 

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