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Pil, Istat: crescita ferma nel terzo trimestre. Su base annua +0,4%, acquisito 0,5% per il 2025

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Pil, Istat: crescita ferma nel terzo trimestre. Su base annua +0,4%, acquisito 0,5% per il 2025

Il rallentamento dell’economia italiana si conferma nel terzo trimestre del 2025. Secondo le stime preliminari diffuse dall’Istat, il prodotto interno lordo (Pil) è rimasto invariato rispetto ai tre mesi precedenti, mentre su base annua registra un aumento dello 0,4%, in ulteriore rallentamento rispetto ai primi due trimestri dell’anno. La crescita acquisita per il 2025 si attesta invece allo 0,5%, un valore che lascia intravedere una prosecuzione della fase di debolezza ciclica.

Pil, Istat: crescita ferma nel terzo trimestre. Su base annua +0,4%, acquisito 0,5% per il 2025

L’istituto di statistica spiega che la “crescita zero” osservata nel periodo luglio–settembre “è la sintesi di un aumento del valore aggiunto nel comparto dell’agricoltura, silvicoltura e pesca, di una diminuzione in quello dell’industria e di una sostanziale stazionarietà nei servizi”. In termini reali, il Pil si colloca dunque sugli stessi livelli del trimestre precedente, dopo la lieve flessione registrata nel secondo trimestre, confermando una tendenza di progressiva decelerazione dell’attività economica.

Domanda interna negativa, estero in leggero recupero

Dal lato della domanda, l’Istat segnala “un contributo negativo della componente nazionale (al lordo delle scorte) e un apporto positivo della componente estera netta”. In sostanza, consumi e investimenti interni hanno rallentato, mentre le esportazioni nette – sostenute in particolare dai comparti legati alla meccanica e all’agroalimentare – hanno contribuito marginalmente a evitare un segno negativo nella variazione congiunturale.
Il quadro conferma la fase di debolezza della domanda interna, penalizzata dall’aumento dei costi di finanziamento, dal rallentamento del credito alle imprese e da una fiducia dei consumatori ancora fragile, come emerso dagli indicatori congiunturali di ottobre.

Comparti produttivi: agricoltura in ripresa, industria ancora in calo
Nel dettaglio settoriale, la fotografia dell’Istat mostra un’economia a più velocità.
Il comparto primario – agricoltura, silvicoltura e pesca – registra una variazione positiva del valore aggiunto, sostenuta da un raccolto favorevole e dal contributo dell’export agroalimentare.
Al contrario, l’industria in senso stretto continua a mostrare segnali di contrazione, seppure più contenuti rispetto al trimestre precedente, risentendo della debolezza della manifattura europea e della domanda estera non energetica in rallentamento.
Nel terziario, che rappresenta oltre i due terzi del Pil nazionale, la dinamica è stazionaria: i servizi avanzati e quelli digitali hanno parzialmente compensato la flessione del turismo e dei trasporti, tornati su ritmi più normali dopo il picco estivo del 2024.

Un rallentamento che pesa sulle prospettive di fine anno
Il risultato del terzo trimestre – osserva ancora l’Istat – lascia “inalterata la stima della crescita acquisita per l’anno 2025, che si conferma pari allo 0,5%”.
Si tratta di un valore coerente con le previsioni prudenziali del Governo contenute nella Nota di aggiornamento al Def (Nadef), che stimava una crescita del Pil allo 0,8% sull’intero anno, e con le stime delle principali istituzioni internazionali, che oscillano tra lo 0,6% del Fondo monetario e lo 0,7% della Commissione europea.
L’andamento stazionario del terzo trimestre rappresenta tuttavia un segnale di raffreddamento della congiuntura, in un contesto segnato da tassi di interesse ancora elevati, condizioni di credito più restrittive e una domanda estera debole, specialmente dai mercati tedeschi e francesi.

L’analisi congiunturale: crescita acquisita allo 0,5%
La variazione acquisita del Pil – cioè la crescita che si avrebbe se negli ultimi tre mesi dell’anno l’attività economica restasse ferma – è pari allo 0,5%. Ciò significa che, anche in presenza di una ripresa modesta nel quarto trimestre, il risultato complessivo del 2025 difficilmente potrà superare l’1%.
Secondo le elaborazioni di analisti e centri studi, il contributo positivo dell’export non sarà sufficiente a compensare il rallentamento della domanda interna, mentre gli investimenti pubblici legati al Pnrr potrebbero mostrare effetti più visibili solo nel corso del 2026.

La struttura dei prezzi e la produttività

A incidere sulla stagnazione, anche il rallentamento della produttività e la persistenza di costi industriali elevati. L’inflazione di fondo – pur in discesa – resta su livelli superiori al 2%, e le imprese continuano a subire pressioni sui margini. L’industria manifatturiera, in particolare, risente dell’aumento dei costi energetici registrato a settembre e dell’instabilità geopolitica in Medio Oriente e in Ucraina.

Un’economia in equilibrio precario
In sintesi, la fotografia del terzo trimestre 2025 disegnata dall’Istat conferma una fase di equilibrio precario, in cui la resilienza dei servizi e dell’agricoltura compensa solo parzialmente la debolezza industriale e la contrazione della domanda interna.
La sfida per i prossimi mesi sarà rilanciare la crescita attraverso politiche di stimolo mirate, capaci di sostenere gli investimenti privati e pubblici senza compromettere la stabilità dei conti.

Conclude l’Istat: “La stazionarietà nella dinamica congiunturale del Pil nel terzo trimestre lascia inalterata la stima della crescita acquisita per l’anno 2025”.
Un quadro di sostanziale tenuta, dunque, ma anche di fragilità strutturale: l’Italia resta ferma, mentre l’Europa rallenta.

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