In tv Palù ammette l’inutilità di tachipirina e vigile attesa. E adesso?

- di: Barbara Bizzarri
 
Nemo propheta in patria: soprattutto se la patria è questa. Ne avete avute di occasioni di risveglio mentre ci sgolavamo sottolineando che quello che è accaduto in Italia, ovvero una torsione inaccettabile dei diritti a trazione cinese, in nome della salute pubblica, l’unica scusa per farla ingoiare, era una narrazione priva di logica e di scientificità, dato che la scienza non è un dogma e si alimenta di dubbi, prove e controprove altrimenti staremmo ancora ad accendere fuochi con due pietrine. Invece, abbiamo avuto a che fare con insulti, minacce di morte, sberleffi, scene di isteria collettiva, privazione di stipendi, ospedali e cure da medici e infermieri troppo impegnati a ballare Jerusalema in corsia mentre la gente gli schiattava intorno, vittima di quello che, ora, proprio chi lo ha propugnato definisce un errore. E c’è ancora chi gira in mascherina pur essendo noto a tutti che siamo stati manipolati da una banda di incompetenti neanche capaci di creare una narrazione credibile, ma del resto c’era troppa paura in giro per dar loro davvero ascolto. 

Intanto hanno chiuso migliaia, milioni di attività commerciali, di imprese, troppa gente è finita sul lastrico, troppa gente è stata abbandonata a sé stessa quando gli effetti dei sieri salvifici si sono manifestati sotto forma di patologie neurologiche, cardiache e chi più ne ha più ne metta in un gigantesco parco cavie a forma di stivale. Ultimo atto di una narrazione obiettivamente pietosa e che si spera prodromico a una massiccia ondata di arresti, è quanto avvenuto durante la puntata del 10 maggio di Porta a Porta, durante la quale il direttore dell’Aifa, Giorgio Palù, risponde con eleganza a Bruno Vespa che gli chiede, invocandolo come virologo, “se ci fosse qualcosa che dobbiamo rimproverarci” nell’ambito della gestione della pandemia, dichiarata ormai conclusa dall’OMS. 

Risposta: “Gli errori si fanno, la scienza progredisce per ipotesi. L’errore è stato non ascoltare i governanti che raccomandavano di vigilare alle frontiere. Poi, non si sono considerati gli studi clinici comparsi su importanti riviste (che quando citate erano equiparate a carta igienica, ndr) a proposito dell’uso di farmaci considerati efficaci per la Sars Cov1: non serviva certo la tachipirina e vigile attesa”. Dichiarazioni gravissime passate sotto un silenzio omertoso, ulteriore riprova di quanto certi martiri di Stato, ahimè, siano morti invano. In primis, è bene ribadire che non è consentito a tutti commettere errori. Se un cuoco sbaglia ricetta è accettabile, se un Comitato Scientifico, pagato con denaro pubblico, prende una decisione sbagliata basandosi su ipotesi, passibili di fallimento per definizione, e tuttavia obbliga a seguire il suo errore pur sapendo di mettere a repentaglio la vita di migliaia di persone, starnazzando però che ‘l’ha detto la scienza’, allora chi pagherà per questo? E di quale scienza si tratta, quella che ci voleva seduti al tavolino del bar ma in piedi al bancone no e viceversa, a seconda dell’umore? 

Dato che, evangelicamente, non c’è nulla di nascosto che non sarà reso noto, indagini reali hanno diffuso documenti ufficiali che non possono essere smentiti e che delineano scandali colossali, che coinvolgono l’Aifa per un evidente conflitto di interessi che si ripercuote anche sulle tante virostar che sdottoravano in tv senza averne titolo e pur essendo sul libro paga delle multinazionali farmaceutiche, tanto da riuscire a ottenere la villa palladiana dei propri sogni, che con gli stipendi da ospedalieri avrebbero potuto comprare alla decima incarnazione.
 
Indecenze assortite, dunque, che riguardano l’ISS, i politici, e tutti i coinvolti che non dovrebbero, come da costume, essere assolti, nonostante l’imbarazzato e imbarazzante silenzio dei media. Qualcuno dovrà rispondere dei tre anni d’inferno che ci sono stati imposti. E dopo un’azione chirurgica per squilibrare vite ed economia nazionale, non ci sono stati neanche condoni, aiuti, supporti per le aziende fallite. Me li immagino questi storytellers della rava e della fava che, muniti di un secchio di popcorn, osservavano ridendo gli animali da circo saltare nel cerchio infuocato cercando di non crepare di fame, interdetti anche dal trasporto pubblico, però scherziamo, il fascismo non c’entrava niente, neanche col lasciapassare verde, una macchia di vergogna sulla Repubblica, mentre i giornali titolavano, trionfanti, niente ibuprofene, sì tachipirina, e ora si sa che doveva essere l’esatto contrario, mentre si contavano i morti a milioni restituiti nei sacchi, nelle bare sigillate: non quelle della narrazione ridicola che è stata Bergamo, ma i cadaveri nascosti con una valenza quasi apotropaica affinché nessuno sapesse, nessuno vedesse, per dare l’idea che ci fosse qualcosa di estremamente oscuro da combattere, di cui non si sapeva niente, se non chiudere tutto e tutti, per evitare un virus dalle strane connotazioni, in piedi sì, seduti no, a cena con gli amici sì però dovevano essere amici veri, con una credibilità pari a quarantaquattro gatti in fila per sei, purché le persone si dimostrassero prone e pronte a ubbidire

Descrizioni di pericolo apocalittiche, quasi mutuate da Alessandro Manzoni quando descriveva la peste ne I Promessi Sposi, con la differenza che lui, seppur in un romanzo, aveva detto la verità. L’importante era martellare con la morte, morte, morte, perché si sa che la gente, se opportunamente spaventata, fa tutto quello che vuoi: lo diceva anche Goebbels. Dato che conosco le leggi del mondo e ve ne farò dono, purtroppo non mi resta che citare il caro David (Lynch): accadrà ancora. Sarebbe altamente consigliabile non farsi più fregare. 
Il Magazine
Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
Iscriviti alla Newsletter
 
Tutti gli Articoli
Cerca gli articoli nel sito:
 
 
Vedi tutti gli articoli