Outlook ABI-Cerved 2023-2025, tasso di deterioramento dei crediti alle imprese: nel 2023 livelli più alti del pre-Covid

- di: Barbara Leone
 

Inflazione, politica monetaria restrittiva della Bce con conseguente  aumento dei tassi di interesse e rallentamento dell’economia si traducono in una nuova crescita  dei crediti deteriorati (non performing loans) che nel prossimo biennio aumenteranno in maniera  significativa rispetto ai livelli storicamente bassi registrati negli anni precedenti. In base alle  stime di ABI e Cerved, infatti, nel 2023 il tasso di deterioramento del credito alle imprese  (l’indicatore che esprime la percentuale dei crediti in bonis all’inizio del periodo che nel corso  dell’anno diventano non performing) toccherà il 3,1% dal 2,2% del 2022, superando per la prima  volta i valori pre-Covid che si attestavano nel 2019 a 2,9%.

Outlook ABI-Cerved 2023-2025, tasso di deterioramento dei crediti alle imprese: nel 2023 livelli più alti del pre-Covid

Nel 2024 si prevede poi un ulteriore aumento che porterà l’indice a raggiungere un picco del  3,8%, il valore più alto dal 2016, mentre nel 2025 la tendenza si invertirà, con una riduzione dei  nuovi crediti deteriorati che riporterà il tasso di deterioramento al 3,1%, quindi sempre su valori  più alti del 2019 ma ben lontani dai massimi fatti registrare nel 2012 (7,5%). Sono i principali  risultati dell’Outlook ABI-Cerved 2023-2025, un report che ABI e Cerved realizzano  periodicamente sulle stime dei flussi dei nuovi crediti deteriorati delle imprese (dati che oltre alle  sofferenze includono i crediti che le banche devono classificare come inadempienze probabili o  crediti scaduti), con dettagli dimensionali, per settore e per area geografica. Come mostrano gli ultimi dati ufficiali pubblicati dalla Banca d’Italia, il tasso di deterioramento dei crediti delle società non finanziarie, dopo il lieve aumento di fine 2022 (2,2% contro il 2,0% del quarto trimestre 2021), ha continuato a crescere anche nel primo trimestre del 2023  portandosi al 2,3% contro il 2,0% dello stesso periodo dello scorso anno. ABI e Cerved stimano  che nella media del 2023 gli incrementi più alti riguarderanno le micro (da 2,4% al 3,3%) e le  grandi imprese (dall’1% all’1,9%), e le aziende che operano nel settore industriale (dall’1,7% al  2,8%), soprattutto di media dimensione (dallo 0,9% al 2,4%) e situate nel Sud Italia (dal 2,8%  al 4,0%). 

Dopo il picco del 2024, a fine 2025 il tasso di deterioramento dei crediti si riporterà su valori  simili o inferiori al 2023 in tutte le classi dimensionali di impresa. A livello settoriale la situazione  è invece più eterogenea, con le costruzioni e l’agricoltura che peggioreranno la propria condizione  rispetto al 2023 (rispettivamente dal 2,9% al 3,3% e dal 2,8% al 3,2%), benché le costruzioni  risultino l’unico comparto a far osservare livelli più bassi del 2019 (3,3% contro il 4,0%). A livello  territoriale, il Mezzogiorno è l’unica zona con un tasso di deterioramento in riduzione rispetto al  2019 (3,9% contro il 4,2% del 2019).

Avevamo previsto che nel corso del 2023, a causa delle incognite derivanti dal contesto geo politico e con la fine certa delle misure emergenziali applicate nel periodo pandemico, i crediti  deteriorati delle imprese sarebbero tornati a crescere. Il mercato però negli ultimi anni si è  strutturato per gestire l’aumento dei volumi di Npl e sono maturate anche le politiche di gestione  delle banche e degli operatori specializzati - afferma Andrea Mignanelli, Amministratore Delegato  di Cerved Group (nella foto) –. In questa delicata fase economica, è necessario gestire gli Npl con stabilità e  regole certe. Dati, algoritmi e tecnologie consentono di rendere più efficiente lo smaltimento dei  crediti deteriorati, continuando a finanziare le imprese”.

Inflazione elevata, orientamento restrittivo della politica monetaria e rallentamento  dell’economia rischiano di portare ad una riacutizzazione dei rischi finanziari delle imprese,  creando le condizioni per un aumento dei crediti deteriorati”. Questo il commento del Direttore Generale dell’ABI, Giovanni Sabatini, che ha aggiunto: “Al riguardo andrebbero, ad esempio,  riviste tempestivamente alcune regole europee vigenti che penalizzano la rinegoziazione dei  finanziamenti bancari”.

Le stime settoriali del tasso di deterioramento dei crediti alle imprese mostrano che tra il 2022  e il 2023 i nuovi crediti in default aumentano in tutti i comparti considerati, a partire dall’industria  (dall’1,7% al 2,8%) e dall’agricoltura (dall’1,8% al 2,8%). I servizi rimangono il settore con il tasso di deterioramento più alto, pari al 3,2% (era il 2,3%), seguiti dalle costruzioni (2,9% dal  2,1%). La crescita dei tassi di default porta industria e servizi a superare i livelli pre-Covid  (rispettivamente 2,3% e 2,8% nel 2019), mentre agricoltura e costruzioni rimangono al di sotto  dei valori del 2019 (3,1% e 4,0% rispettivamente). Le stime indicano per il 2023 un aumento del tasso di deterioramento del credito alle imprese in  tutte le aree del Paese. Il Sud e le Isole si confermano l’area con il tasso di default più elevato,  portandosi dal 2,8% del 2022 al 4%; nonostante ciò, il Mezzogiorno è l’unica zona che rimane  al di sotto dei livelli pre-Covid (4,2%). Un incremento consistente dei tassi di deterioramento si  registra anche nel Nord, con il Nord Est che tocca il 2,3% partendo dall’1,6% dell’anno  precedente e il Nord Ovest che passa dall’1,8% al 2,6%, superando entrambi i valori del 2019  (2,4% per il Nord Ovest e 2,1% nel Nord Est). Il Centro cresce di 1 punto percentuale e passa  dal 2,7% del 2022 al 3,7% del 2023. Le previsioni dei flussi di nuovi Npl nel biennio 2024/2025 riflettono un quadro economico  caratterizzato da grande incertezza e rallentamento dell’attività economica, con un deciso  aumento dei nuovi crediti in default per le società non finanziarie: nel 2024 infatti il tasso di  deterioramento si porterà al 3,8%, toccando valori che non si raggiungevano dal 2016, mentre  nel 2025 calerà al 3,1% riportandosi ai livelli del 2023.

Nel 2024 l’aumento dei flussi di nuovi Npl interesserà ogni settore, con un peggioramento più  accentuato per le costruzioni (dal 2,9% del 2023 al 3,9%), i servizi (dal 3,2% al 3,9%) e  l’industria (dal 2,8% al 3,5%), che invece nel 2025 farà osservare il miglioramento più netto  riportandosi al 2,7% (contro il 2,8% del 2023). Nonostante una discesa meno intensa (-0,6 punti  percentuali rispetto al 2024), al termine del periodo di previsione quello delle costruzioni sarà  l’unico settore che rimarrà al di sotto dei valori del 2019 (4%). L’agricoltura passerà dal 2,8%  del 2023 al 3,4% del 2024, per poi ridursi nel 2025 al 3,2%, in aumento rispetto al 3,1% del  2019.  A livello territoriale, nel 2024 si registrerà una crescita maggiore nel Nord-Ovest (dal 2,6% del  2023 al 3,4%), mentre il Sud e Isole (dal 4,0% al 4,6%) continueranno ad essere le zone più  rischiose, seguite dal Centro (dal 3,7% al 4,4%). Al termine del periodo di previsione, solo il Mezzogiorno manterrà tassi inferiori rispetto al periodo pre-Covid (3,9% contro il 4,2% del  2019), convergendo verso i valori del Centro.

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