Otoplastica

- di: Domenico Riitano
 
All’otoplastica si sottopongono adulti, bambini ma soprattutto adolescenti: in questa delicata fase della vita, infatti, avere le orecchie ad ansa o a sventola può diventare oggetto di scherno da parte dei coetanei e creare un disagio psicologico.
Nella visita preliminare, comunque, viene sottolineato che la chirurgia plastica non risolve automaticamente problemi psicologici derivanti da difetti fisici. L’intervento va visto come un qualcosa che aiuta a vivere meglio ma che non può cambiare la propria esistenza.
Nel caso siano i bambini ad operarsi, quindi, ritengo che i loro genitori debbano aver ben chiaro sia questo concetto, sia che la richiesta dell’ intervento debba provenire dai loro figli. Il bambino non va forzato ad affrontare un passo del genere, deve sapere che è carino anche così com’è e che l’operazione comporta un rigido postoperatorio. L’anomalia, come abbiamo visto anche per il naso, può caratterizzare la persona. Ho amici per i quali le orecchie a sventola sono quasi un vezzo: c’è chi porta capelli cortissimi, chi ama tirarli indietro o chi si diverte a indossare orecchini appariscenti.
La sporgenza del padiglione auricolare è dovuta essenzialmente a due alterazioni: ipertrofia della conca e/o assenza della piega dell’antelice (il margine ripiegato dell’orecchio). Con l’otoplastica, quindi, si tratta la cartilagine auricolare che viene modellata e riavvicinata al capo. L’intervento, che si può effettuare anche in anestesia locale con una sedazione, consiste nell’effettuare un’incisione nel solco posteriore dell’orecchio e nella successiva asportazione di una losanga di cute, che copre la cartilagine deformata. A questo punto si rimodella la cartilagine e si elimina l’eccesso della conca per ridurre la distanza tra l’orecchio e la testa. Intervenendo poi sull’antelice si ripristinano le curve fisiologiche che sono presenti nei padiglioni auricolari normali.
Per evitare che l’orecchio riacquisti la sua conformazione originaria occorre intervenire in modo appropriato. La cartilagine infatti ha una sua memoria, che deve essere indebolita: il muscolo posteriore del padiglione auricolare perciò viene interrotto, creando in tal modo uno spazio in cui posizionare la parte posteriore dell’orecchio, avvicinandola al capo.
Complicanze postoperatorie possono essere evitate con un particolare accorgimento: io uso dei punti di sutura transfissi per eliminare lo spazio vuoto che si crea quando si asporta la cartilagine della conca.
In occasione di una conferenza in Brasile ho illustrato la tecnica che applico alla regione posteriore dell’orecchio. Quando si toglie parte della conca, l’apice superiore dell’orecchio tende a piegarsi in avanti. Ho ideato una procedura perché ciò non avvenga: si tratta di una particolare forma d’incisione della superficie posteriore del padiglione auricolare, un’incisione ad Y. Taglio la pelle dietro l’orecchio, traccio lievi incisioni in aree precise della cartilagine per indebolirla, e suturo l’incisione in V. Questo fa sì che l’apice del padiglione auricolare vada leggermente indietro.
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