Dalla giurisprudenza di Pisa ai talk show, passando per l’Onu e le polemiche infinite: il ritratto di una «relatrice speciale» che speciale non è. Tra gaffe, accuse e megalomania, la parabola di chi scambia l’eco televisiva per autorevolezza.
(Foto: Francesca Albanese, relatrice speciale Onu sui territori palestinesi).
Chi è, chi non è, chi si crede di essere
Che in Italia tutto finisca a barzellette è cosa nota. Così come ogni guerra ha il suo «prezzemolino» da talk show. Per le stragi russe in Ucraina c’è il cane da guardia di Putin, Alessandro Orsini, che aveva vaticinato la resa degli ucraini in due settimane; per il Medio Oriente c’è Francesca Albanese, «relatrice speciale dell’Onu sui territori palestinesi».
L’eco dei talk show
Ogni sera o quasi è in tv a sparare sentenze al limite dell’antisemitismo nei vari talk, soprattutto su La7, gestiti manu militari dai vari Formigli, Gruber, Floris. Una che è riuscita a dire che le «vittime del 7 ottobre non sono state uccise per il loro giudaismo, ma in risposta all’oppressione di Israele». E infatti gli estremisti pro-pal hanno rivendicato la celebrazione del 25 aprile in onore della «resistenza palestinese». Praticamente Pertini come capo di Hamas.
Gli equivoci delle qualifiche
Francesca Albanese, da Ariano Irpino in provincia di Avellino, laureata a Pisa in giurisprudenza, viene appellata da chi la ospita in televisione come «avvocata», cosa non vera, perché non ha mai sostenuto l’esame di ammissione all’Ordine.
Funzionaria Onu? Anche questo è falso. In realtà è una dei tantissimi «relatori speciali» dell’Onu, nominati dal Consiglio per i diritti umani quali «esperti» esterni incaricati di esaminare e fare rapporto su un argomento specifico. Ma si sa: da noi un geometra diventa ingegnere, un infermiere cardiochirurgo e via dicendo.
Sposata con l’economista Massimiliano Calì — che, en passant, è stato anche consigliere economico del Ministero delle Finanze a Ramallah per l’Autorità Nazionale Palestinese — condivide con il marito la convinzione che lo Stato ebraico sia un «regime di apartheid».
Tre gesti che fanno discutere
Negli ultimi giorni la «giurista» Albanese ha inanellato tre perle che danno il senso della megalomania che l’ha pervasa.
La prima: invitata a ricevere un premio dal sindaco di Reggio Emilia, che nella sua prolusione aveva avuto l’ardire di citare gli ostaggi israeliani in mano ad Hamas, fischiato dalla platea ma «perdonato» dalla Albanese sul palco perché «ignorante della materia». E non si capisce perché il sindaco non l’abbia scaraventata giù dal palco, ma si sa: anche i comunisti non sono più quelli di una volta.
La seconda: ospite in studio a La7, of course, nel duo Aprile-Telese, appena un giornalista ha citato Liliana Segre, la nostra guerrigliera e relatrice speciale si è alzata ed è andata via senza neanche girarsi.
La terza: a suo giudizio, le televisioni italiane avrebbero censurato le immagini della guerra a Gaza su pressione di poteri esterni (alias Usa e Israele), facendo infuriare Enrico Mentana, che ha definito «fesserie» le elucubrazioni della Albanese, minacciando il ricorso alle vie legali.
Mostri in prima serata
Francisco Goya aveva intitolato un suo famoso dipinto «Il sonno della ragione genera mostri». Oggi, nell’epoca della tv e dei social, i mostri li vediamo ogni giorno, e non in sogno, ma reali. Talmente reali che, spesso, si trasformano in incubi.