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Nucleare iraniano, stallo a New York. Verso il ripristino delle sanzioni Onu

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Nucleare iraniano, stallo a New York. Verso il ripristino delle sanzioni Onu

A quattro giorni dal termine fissato dalle Nazioni Unite, i colloqui sul nucleare iraniano a New York restano in un vicolo cieco. Nessun passo avanti, nessuna concessione reciproca. L’Europa e Teheran si sono incontrate martedì, a margine dell’Assemblea generale Onu, con la mediazione dell’E3 (Francia, Germania e Regno Unito) e dell’Ue, ma senza risultati tangibili.

Nucleare iraniano, stallo a New York. Verso il ripristino delle sanzioni Onu

“Le prossime ore saranno decisive. O l’Iran fa un gesto, si impegna nuovamente sulla via della pace e della responsabilità, oppure le sanzioni dovranno essere applicate”, ha avvertito il presidente francese Emmanuel Macron, in attesa di un colloquio diretto con l’omologo iraniano Massoud Pezeshkian.

I ministri degli Esteri di Parigi, Berlino e Londra hanno chiesto a Teheran “misure concrete nelle prossime ore o nei prossimi giorni” per fugare i timori sul programma nucleare. L’Iran, attraverso il suo ministro Abbas Araghchi, ha respinto l’ipotesi di riattivazione delle sanzioni Onu sospese nel 2015, definendole “ingiustificate e illegali”.

Khamenei alza i toni

Da Teheran, la Guida suprema Ali Khamenei ha ribadito la linea dura: nessuna concessione sull’arricchimento dell’uranio, cuore dello scontro con l’Occidente. Secondo l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), l’Iran arricchisce attualmente al 60%, soglia vicina al 90% necessario per l’uso militare.

Il nodo delle sanzioni
Se entro sabato a mezzanotte GMT non sarà trovato un accordo, scatterà il ripristino automatico delle misure punitive Onu. L’impatto rischia di essere significativo: verrebbero colpiti interi comparti dell’economia iraniana, dal settore finanziario alle esportazioni petrolifere, già sottoposte a pesanti restrizioni.

Per l’Iran, che resta fortemente dipendente dal greggio per le entrate fiscali, un nuovo giro di vite significherebbe ulteriore isolamento dai mercati globali e difficoltà crescenti nell’attrarre investimenti. Un segnale che ha già effetto sui mercati energetici: la prospettiva di riduzioni nell’export iraniano contribuisce a sostenere i prezzi del petrolio in un momento di forte volatilità internazionale.

L’Europa chiede garanzie
L’E3 ha posto tre condizioni per evitare il ritorno delle sanzioni: ripresa dei negoziati con la partecipazione degli Stati Uniti, accesso pieno agli ispettori Aiea e chiarezza sull’ubicazione dei materiali arricchiti. Offerta che Teheran definisce “squilibrata”, rivendicando al contrario il diritto al nucleare civile.

Gli Stati Uniti, pur avendo abbandonato l’accordo del 2015 sotto l’amministrazione Trump, restano un attore cruciale. Washington spinge per la linea dura, convinta che il peso delle sanzioni possa costringere Teheran a tornare al tavolo.

La prospettiva di un compromesso
Secondo Thierry Coville, ricercatore all’Istituto di relazioni internazionali e strategiche (Iris), “gli americani scommettono sul fatto che il governo iraniano non avrà altra scelta che negoziare”. Ma lo scenario resta incerto: da un lato la pressione occidentale, dall’altro un potere iraniano deciso a non arretrare per non mostrarsi debole davanti alla propria opinione pubblica.

Uno scontro che pesa sull’economia globale
Il braccio di ferro sul nucleare non è più solo una questione geopolitica. Il possibile ripristino delle sanzioni, insieme alla fragilità degli equilibri mediorientali, rischia di avere ricadute globali, dal costo dell’energia alla stabilità dei mercati emergenti. Per l’Europa, stretta tra l’esigenza di sicurezza e il bisogno di approvvigionamenti energetici, la crisi iraniana resta un banco di prova della sua capacità di incidere in politica estera.

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