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Naomi e la beneficenza (destinata a lei)

- di: Barbara Bizzarri
 

Quante volte definendo determinate situazioni viene da dire il più pulito c’ha la rogna? Ecco questa è una di quelle volte perché dopo l’ineffabile Ferragni che ora tenta di ripulirsi con lo shampoo vegano è spuntata fuori un’altra figurina a cui la beneficenza piace sì, ma pro domo sua. Certo, per i pezzenti restano le briciole (cinquemila sterline, più o meno, su 1,7 milioni raccolti) mentre il grosso serve a levigare e mantenere un monumento come Naomi Campbell, supertop ultracinquantenne dalla vita misteriosa che sembra ancora una splendida ventenne, e ci credo. Di certo una buona genetica è la base ma anche diversi milioni di sterline possono senz’altro concorrere allo scopo nobilissimo di mantenersi tale dato che la divina mangia (si fa per dire) con la sua immagine, anche se sarebbe più etico non farlo sulla pelle dei più svantaggiati e dei gonzi che credevano di fare un’opera buona e non di devolvere somme notevoli a una delle poche top model che ha attraversato indenne almeno tre decenni.

Naomi e la beneficenza (destinata a lei)

Fashion for relief, l’ente benefico di Naomi sembra, dalle indagini, essere stato creato soprattutto per il suo, di sollievo: viaggi di lusso, trattamenti termali, rifornimento di sigarette e sicurezza personale. Pampering tutto sommato contenuto per l’inarrivabile Naomi che sfila come nessuna e pure in quanto a caratterino si conferma decisamente al top: figli a cinquantuno e a cinquantatre anni, un primo marito domato a cinquantaquattro (ma il matrimonio segreto a bordo di uno yacht con Mahammed Al Turki a fine agosto pare sia stato smentito), molti fidanzati accuratamente scelti fra gli happy few, sceneggiate isteriche talmente leggendarie da farne uno spot anni fa (per Chiquita) e stuoli di collaboratori che si sono dati alla fuga inseguiti da telefoni volanti. Se a questo edificante ritratto si aggiungono i diamanti “sporchi di sangue” della Sierra Leone ricevuti in regalo dall’ex presidente della Liberia Charles Taylor (pare non li abbia disdegnati), e un abuso di cocaina confessato dalla stessa top, non ci sarebbe neppure troppo da stupirsi se la sua fondazione benefica, nata nel 2005 per aiutare giovani svantaggiati in tutto il mondo, sia finita del mirino degli inquirenti per ben due volte.

Già nel 2021 un’inchiesta aveva scoperto che i conti non tornavano. C’era una voragine di spese, un black hole che aveva inghiottito quasi tutte le offerte mentre le inchieste di queste settimane hanno determinato che Naomi non potrà ricoprire per cinque anni il ruolo di amministratore fiduciario di un ente di beneficenza dopo che i controlli hanno rilevato prove diffuse di cattiva condotta finanziaria in quello da lei diretto per più di dieci anni. L’inchiesta della Charity Commission ha infatti definitivamente stabilito che la fondazione di Campbell ha devoluto a buone cause soltanto una percentuale infinitesimale dei milioni raccolti da eventi di moda. Sempre secondo la commissione, l’ente di beneficenza ha speso invece decine di migliaia di sterline per Naomi mentre sono stati effettuati ingenti pagamenti non autorizzati a uno degli altri amministratori fiduciari di Campbell. La super modella non è l’unica a essere stata bandita dall’incarico: la collega fiduciaria di Campbell Bianka Hellmich è stata interdetta per nove anni, una terza fiduciaria, Veronica Chou, per quattro.

Alla fine, l’ente benefico è stato chiuso: una fine ingloriosa per chi ha sempre sostenuto di essersi sentita investita del compito di far del bene al mondo nientepopodimeno che da Nelson Mandela, da lei definito “nonno e mentore”. L’ex presidente sudafricano nel 1994 l’aveva nominata “nipotina ad honorem” e lei pigolava giuliva: “mi ha sempre detto di usare la mia voce per parlare di temi che mi stanno a cuore e fare qualcosa”. E in effetti è difficile pensare che qualcosa possa stare a cuore di Naomi più di…Naomi. 

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