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Myanmar, la terra trema e lascia dietro di sé una strage: oltre 1.700 morti

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Myanmar, la terra trema e lascia dietro di sé una strage: oltre 1.700 morti
Il Myanmar sta vivendo in queste ore una delle più gravi catastrofi naturali della sua storia recente. Il violento terremoto che ha colpito il Paese ha lasciato dietro di sé un bilancio provvisorio di oltre 1.700 vittime e più di 3.000 feriti, ma le autorità locali e le organizzazioni umanitarie temono che il numero reale possa essere ben superiore, considerando il numero impressionante di dispersi e la difficoltà a raggiungere interi villaggi rasi al suolo. La terra continua a tremare: nelle ultime ventiquattro ore si sono registrate decine di scosse di assestamento che hanno ulteriormente aggravato la situazione, rendendo ancora più difficili i soccorsi e la messa in sicurezza delle aree colpite.

Myanmar, la terra trema e lascia dietro di sé una strage: oltre 1.700 morti

Il terremoto ha colpito una delle aree più vulnerabili del Myanmar, un territorio già segnato da decenni di instabilità politica, povertà strutturale e gravi carenze infrastrutturali. La maggior parte delle abitazioni crollate era costituita da edifici precari, realizzati con materiali scadenti e privi di qualsiasi norma antisismica. Le immagini che arrivano dal Paese mostrano quartieri interi trasformati in cumuli di macerie, strade impraticabili, ponti crollati e linee elettriche interrotte. In molte località, le comunicazioni sono saltate e la popolazione sopravvive senza accesso ad acqua potabile, elettricità e beni di prima necessità.

Il volto umano della tragedia: famiglie spezzate e sfollati senza più nulla

Dietro le cifre fredde del bilancio ufficiale, si celano storie di famiglie spezzate, di bambini rimasti orfani, di intere comunità che hanno perso tutto. Le squadre di soccorso continuano a scavare tra le macerie, spesso a mani nude, nella speranza di trovare sopravvissuti. Tuttavia, il passare delle ore riduce sempre più le possibilità di salvare vite. Nei campi allestiti in fretta, migliaia di sfollati vivono sotto tende improvvisate, in condizioni igieniche drammatiche. Molti di loro hanno perso non solo la casa, ma anche i mezzi di sostentamento, in un Paese dove il lavoro agricolo e la piccola economia di sussistenza rappresentano l’unico reddito disponibile.

L’allarme sanitario e il rischio di una nuova catastrofe

Alla catastrofe naturale si sta ora affiancando un’emergenza sanitaria che rischia di trasformarsi in una nuova tragedia. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha lanciato un allarme per il rischio epidemie, legato alla distruzione delle reti idriche e fognarie e alla promiscuità nei campi di accoglienza. Malattie infettive come il colera, la dissenteria e la dengue minacciano la popolazione già stremata dal sisma. La Federazione Internazionale della Croce Rossa ha chiesto alla comunità internazionale uno stanziamento urgente di almeno 115 milioni di dollari per garantire cure mediche, acqua potabile, ripari sicuri e generi alimentari agli sfollati.

Una crisi umanitaria aggravata dal contesto politico e sociale

A rendere ancora più difficile la gestione dell’emergenza è la complessa situazione politica del Myanmar. Dal colpo di Stato del 2021, il Paese è governato da una giunta militare che limita l’accesso agli aiuti internazionali e mantiene il controllo sulle informazioni. La mancanza di coordinamento tra autorità centrali, governi locali e organizzazioni non governative sta rallentando i soccorsi e impedendo la distribuzione efficace degli aiuti. Le Nazioni Unite e diverse ONG hanno chiesto l’apertura di corridoi umanitari sicuri per consentire l’arrivo dei soccorsi, ma gli ostacoli burocratici e politici restano enormi.

L’impatto ambientale e il fragile equilibrio del territorio

Oltre alle vittime umane, il sisma ha avuto un impatto devastante sull’ambiente. Frane, smottamenti e la distruzione di infrastrutture hanno compromesso interi ecosistemi locali. Fiumi inquinati dai detriti, foreste abbattute e terreni agricoli devastati minacciano la sopravvivenza futura delle comunità rurali, già fortemente dipendenti dalle risorse naturali per la loro sussistenza. Gli esperti temono inoltre che il disastro possa innescare fenomeni di migrazione interna verso le grandi città, aggravando il problema degli insediamenti informali e delle periferie degradate.

Un Paese in ginocchio che chiede aiuto

In questo scenario desolante, la popolazione del Myanmar vive ore di angoscia e incertezza. Le comunità locali, colpite da lutti, distruzione e precarietà, guardano con speranza all’intervento della comunità internazionale, ma il cammino per la ricostruzione appare lungo e accidentato. Non si tratta solo di ricostruire case e strade, ma di restituire dignità, sicurezza e futuro a un popolo che oggi si ritrova privato di tutto.
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