Dalla street art agli scatti vincitori del World Press Photo, gli appuntamenti del weekend

- di: Samantha De Martin
 

FOTO: Keith Haring, Dance on the Lower East Side, 1983

I Preraffaelliti protagonisti a Forlì

Odiavano Raffaello, ritenuto colpevole di avere "inquinato l'arte esaltando l'idealizzazione della natura” sacrificando la realtà in nome della bellezza.

Considerati artisti ribelli, i Preraffaelliti ambirono a recuperare la purezza antiaccademica della pittura esistita prima dell’Urbinate. Questo movimento artistico, nato nell’Inghilterra vittoriana di metà Ottocento a opera di alcuni pittori come William Holman Hunt, John Everett Millais e Dante Gabriel Rossetti, animati dall’obiettivo di rinnovare la pittura inglese, è protagonista della mostra Preraffaelliti. Rinascimento moderno, in corso fino al 30 giugno ai Musei di San Domenico a Forlì.

Il percorso, ideato e realizzato dalla Fondazione Cassa dei Risparmio di Forlì grazie alla main partnership di Intesa Sanpaolo, diretta da Gianfranco Brunelli e a cura di Elizabeth Prettejohn, Peter Trippi, Francesco Parisi e Cristina Acidini, racconta l’influenza dell’arte italiana, dal Medioevo al Rinascimento, sul movimento artistico che rivoluzionò l’Inghilterra vittoriana.

In mostra oltre 300 capolavori, tra disegni, fotografie, sculture, dipinti, stampe, mobili, gioielli, ceramiche, opere in vetro e metallo, tessuti, libri illustrati, frutto di generosi prestiti dai musei europei e americani.

A Roma in anteprima nazionale gli scatti del World Press Photo

Fino al prossimo 9 giugno, Palazzo delle Esposizioni, a Roma, ospita, in anteprima nazionale, le foto finaliste del concorso internazionale di fotogiornalismo 2024.

Ideata dalla World Press Photo Foundation di Amsterdam e organizzata dall'Azienda Speciale Palaexpo in collaborazione con 10b Photography, la mostra sfodera le foto vincitrici del prestigioso contest che dal 1955 premia ogni anno i migliori fotografi professionisti.

I nomi dei quattro vincitori globali dell’edizione 2024 erano stati resi noti lo scorso 18 aprile attraverso i canali online della fondazione. Per questa edizione numero 67, le giurie globali e regionali formate da esperti internazionali hanno esaminato 61.062 fotografie e progetti inviati da 3.851 fotografi di 130 Paesi.

Lo scatto vincitore del World Press Photo of the year è quello del palestinese Mohammed Salem, “Una donna palestinese stringe il corpo di sua nipote”. Scattata il 17 ottobre 2023 nell’obitorio dell'ospedale Nasser, la foto ritrae una donna palestinese mentre culla il corpo di sua nipote Saly (5 anni) uccisa da missile israeliano abbattutosi sulla sua casa a Khan Younis, a Gaza. La giuria ha voluto premiare questa immagine per la cura e il rispetto attraverso cui è stata composta, offrendo al tempo stesso uno sguardo metaforico e letterale su una perdita inimmaginabile.

A Caorle va in scena la street art

Fino al 1° settembre il centro culturale "Bafile" di Caorle (Venezia) accoglie la mostra "BASQUIAT, HARING, BANKSY: the international and mysterious world of Street Art", un viaggio attraverso una settantina di opere in prestito da Italia, Spagna, Francia, Inghilterra e Stati Uniti, firmate dai maggiori protagonisti della Street Art.

Curata da Matteo Vanzan, la mostra ripercorre l'evoluzione di un linguaggio che ha lasciato tracce inequivocabili del suo passaggio sui muri di tutto il mondo.

Al centro del percorso, strutturato come un'indagine scientifica, oltre che artistica, sul fenomeno generazionale della Street Art, dalla nascita del graffitismo nella New York di fine anni Sessanta ai nuovi protagonisti contemporanei, sono le opere di artisti come Banksy, Jean-Michel Basquiat, Keith Haring, Mike Giant, Obey.

A Camera Torino Robert Capa e Gerda Taro

In fuga dalla Germania nazista, Robert capa e Gerda Taro si conoscono a Parigi nel 1934 quando ancora si chiamano Endre - poi francesizzato André - Friedmann e Gerta Pohorylle. È l'inizio di un sodalizio artistico e sentimentale che li porterà a impegnarsi nella fotografia e nella lotta politica, spingendoli a partire per il fronte spagnolo nell'agosto del 1936. Un impiego in cui trovano un terreno fertile per esprimere le proprie idee antifasciste, fotografando sia durante gli addestramenti, in battaglia, che nei fugaci momenti di quotidianità. La guerra sarà il teatro dei loro scatti più celebri, ma anche la circostanza della tragica morte di Gerda, la prima reporter a cadere sul campo.

Fino al 2 giugno a Camera Torino la mostra Robert Capa e Gerda Taro: la fotografia, l’amore, la guerra ripercorre la storia di questa illustre coppia attraverso 120 immagini che hanno aperto la strada al genere del fotogiornalismo di guerra e ai reporter successivi.

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