Un sistema parallelo tra consulenze, pressioni e progetti milionari: mercoledì gli interrogatori dei sei indagati. Nel mirino un bonifico da 6,5 milioni a Bezziccheri e un misterioso “pgt ombra”.
Un castello che si sgretola, mattone dopo mattone
Un bonifico da 6,5 milioni senza causale, un file Excel con 55mila euro segnati come “corrispettivo”, un “pgt ombra” che avrebbe riscritto la geografia urbanistica di Milano. Sono questi alcuni degli elementi chiave che emergono dall’inchiesta della Procura sulla presunta rete corruttiva legata alla Commissione Paesaggio. A parlare sono gli atti giudiziari e le ricostruzioni investigative che coinvolgono tecnici, funzionari e imprenditori di spicco. Mercoledì 24 luglio si aprirà il ciclo degli interrogatori di garanzia, passaggio decisivo per le sei richieste di misura cautelare.
I protagonisti e le accuse: una rete “occulta e solidale”
L’indagine ipotizza un sistema “gravemente corruttivo”, con scambi di favori per indirizzare le decisioni urbanistiche a vantaggio di interessi privati. Sono coinvolti: Giuseppe Marinoni (presidente Commissione Paesaggio), Alessandro Scandurra (vice), Andrea Bezziccheri (gruppo Bluestone), Federico Pella, oltre all’assessore all’urbanistica Giancarlo Tancredi e Manfredi Catella, presidente di Coima.
I magistrati descrivono una “rete parallela” che avrebbe svuotato di significato le istituzioni, sostituendole con dinamiche opache. Il gip dovrà valutare se confermare questa lettura o attenuarla, in base alle risposte degli interrogati.
Bonifici e consulenze: il denaro che muove le città
Il passaggio più eclatante è il bonifico da 6,5 milioni verso una società del gruppo Bluestone, forse collegato all’approvazione di progetti di trasformazione urbana. Al centro, il ruolo di Bezziccheri come cerniera tra politica e impresa. Marinoni dovrà anche chiarire la provenienza di un file Excel contenente una lista di pagamenti sospetti, considerato “l’equivalente documentale del prezzo della corruzione”.
Il “pgt ombra”: nove zone per la speculazione
Tra le accuse più gravi, quella di un presunto piano di governo del territorio occulto, redatto per favorire la speculazione in almeno nove aree periferiche. “Si tratta di nodi strategici trasformati in occasioni di profitto per pochi”, scrivono gli inquirenti. Se confermato, emergerebbe una regia in grado di manipolare gli strumenti urbanistici della città.
Tancredi si difende: “Mai ricevuto vantaggi personali”
Giancarlo Tancredi ha ribadito la sua “assoluta correttezza” ed escluso vantaggi personali. Secondo l’accusa, avrebbe fatto pressioni per favorire progetti come quello del “Pirellino”, coinvolgendo anche il sindaco Sala e l’architetto Stefano Boeri. Il suo legale punta a dimostrare che ogni azione fu nell’interesse pubblico.
Catella, la linea del colosso immobiliare: “Solo attività lecita”
Manfredi Catella, presidente di Coima, prepara una memoria difensiva per respingere ogni accusa. “Abbiamo sempre agito nell’ambito della legalità e in trasparenza”, avrebbe detto ai suoi collaboratori. L’obiettivo è dimostrare la legittimità dell’attività di lobbying svolta da Coima nei progetti strategici della città.
Cosa può accadere dopo gli interrogatori
Mercoledì sarà una giornata decisiva. Gli interrogatori inizieranno al mattino e si protrarranno fino a sera. Quasi tutti gli indagati dovrebbero rispondere e presentare memorie difensive. Il giudice raccoglierà nuovi elementi per confermare o respingere le misure cautelari. Una decisione entro fine mese potrebbe segnare una svolta nell’inchiesta.
Una Milano sotto riflettori, tra trasparenza e zone d’ombra
Qualunque sarà l’esito, la vicenda mostra quanto il cuore urbanistico di Milano sia fragile. Pressioni, interessi e prossimità tra pubblico e privato creano un clima torbido, dove la trasparenza va continuamente riconquistata.
Se le accuse saranno confermate, emergerebbe un quadro inquietante: una città in trasformazione guidata da logiche affaristiche, con una rete occulta a decidere chi può costruire, dove e quanto.
Ma se le difese smonteranno tutto, si aprirà un altro fronte: quello di un sistema che rischia di criminalizzare senza prove l’attività istituzionale e imprenditoriale, alimentando sfiducia e paralisi.
In ogni caso, Milano non può più permettersi ambiguità: serve una riflessione strutturale su governance, commissioni e ruolo degli operatori. L’interesse pubblico deve tornare al centro. E se il prezzo della corruzione verrà confermato, sarà un conto che pagherà l’intera città.