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L’intervento/ Sala e il fantasma del ’92

- di: Bruno Chiavazzo, giornalista e scrittore
 
L’intervento/ Sala e il fantasma del ’92

Il sindaco di Milano rivendica la sua integrità, ma l’evocazione di Mani Pulite riapre ferite profonde. Il Pd prende le distanze, mentre Conte fiuta l’onda giustizialista.

A quanto pare non deve essere scaramantico il sindaco di Milano, Beppe Sala: evidentemente a lui l'ammonimento di Eduardo De Filippo a proposito della superstizione – “Essere superstiziosi è da ignoranti, ma non esserlo porta male” – non lo tange. Eppure, rievocare quel fatidico 1992, quando con l'arresto di Mario Chiesa si aprirono le cataratte del giustizialismo manettaro, che ha determinato lo sconquasso della cosiddetta Prima Repubblica e l'avvento del trasformismo più bieco e ignorante che stiamo ancora vivendo, non ha scalfito il "sindaco-manager" di Milano.

“Io ho le mani pulite!”

“Io ho le mani pulite!”, ha gridato nell'aula comunale, provocando, forse a sua insaputa, un brivido nella schiena dei componenti della maggioranza di centrosinistra che lo sostiene. Dall'altra parte c'erano i "miracolati" di Borrelli e Di Pietro che alzavano cartelli con la scritta "dimissioni". Ex fascisti, leghisti putiniani, democristiani di lungo corso, orfani di Berlusconi, grillini ex post, che se non ci fosse stata Mani Pulite starebbero ancora ad arrabattarsi per mettere insieme il pranzo con la cena.

Il Pd butta tutto in vacca

Il Pd che sostiene Sala, ancora una volta come in quel fatidico 1992, ha cercato di fare il pesce in barile, buttando tutta la faccenda, che è seria, in vacca. Ha spostato l'attenzione sul "caro affitti", sul ceto medio lavoratore che non trova casa ed è costretto a vivere nell'hinterland, neanche che i grattacieli che forano la skyline di Milano li avessero voluti gli impiegati e gli operai meneghini.

Un deja vu del '92

“Non poteva non sapere”, era questo il mantra che accompagnò quel tremendo pogrom che mise fine al Psi, alla Dc, al Partito Repubblicano e al Partito Socialdemocratico. Incalzati dalle manette sventolate da Di Pietro & Company, anche il più scalcagnato assessore che aveva intascato pochi spiccioli, appena colpito da avviso di garanzia, incolpava i vertici del partito d'appartenenza per giustificare l'andazzo.

Sala e l’eredità scomoda

Quando Sala evoca le mani pulite, non si rende conto che se oggi lui è sindaco di Milano è perché c'è stato il 1992, altrimenti starebbe a fare il manager da qualche altra parte. Anche se ho scarsissima fiducia che l'inchiesta porterà da qualche parte – e, comunque, lo sapremo quando Sala sarà già bello che dimenticato – la cosa che il sindaco non può cancellare è la presenza dei "consulenti" dei palazzinari milanesi nelle commissioni comunali che dovevano decidere dove, come e quando innalzare i grattacieli all'ombra della Madonnina.

La responsabilità politica non si lava

Questa si chiama responsabilità politica, e il sindaco se ne deve fare carico, con le mani pulite o meno. Sono curioso di vedere come si mette Elly Schlein e il suo campo largo. L'Avvocato del popolo, Giuseppe Conte, si è subito tolto la pochette da statista e ha dato mandato ai suoi di cavalcare l'onda giustizialista, memore di quello che riuscì a fare Beppe Grillo in quegli anni, al grido di “vaffanculo”.

Da tragedia a farsa

A volte la storia si ripete, anche se da tragedia si trasforma in farsa. Ma tant'è. Hai visto mai?

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