La Milano Fashion Week conferma ancora una volta il ruolo della città come epicentro mondiale dello stile e della creatività. Secondo le stime di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza, l’indotto generato dall’edizione di settembre tocca i 239 milioni di euro, con una crescita significativa rispetto agli anni passati. A trainare la performance è soprattutto la spesa dei visitatori stranieri, sempre più attratti dal binomio moda-turismo che caratterizza la metropoli lombarda.
Milano Fashion Week, l’indotto vale 239 milioni. L’omaggio a Armani e la spinta del turismo internazionale
“Milano si conferma punto internazionale della moda e dell’attrattività, capace di attrarre visitatori, talenti e investimenti da tutto il mondo – ha dichiarato Marco Barbieri, segretario generale di Confcommercio Milano –. La maggiore stima di spesa degli stranieri testimonia come l’indotto turistico continui a generare valore per il nostro territorio”.
L’eredità di Giorgio Armani
Questa edizione assume un significato particolare: è la prima senza Giorgio Armani, il cui nome resta indissolubilmente legato all’identità della città come capitale mondiale della moda. La sua assenza diventa presenza simbolica, perché la manifestazione si carica di un tributo diffuso alla figura che più di ogni altra ha contribuito a costruire il brand “Milano” a livello globale. Dalle maison alle istituzioni, il filo rosso di questi giorni è l’omaggio a un imprenditore e creativo che ha definito lo stile italiano.
Moda e turismo, un binomio vincente
L’impatto economico della Fashion Week va ben oltre le passerelle. Hotel, ristoranti, taxi, servizi di trasporto e commercio al dettaglio beneficiano della presenza di buyer, giornalisti, influencer e appassionati provenienti da tutto il mondo. L’aumento della spesa straniera sottolinea il ruolo crescente di Milano come hub turistico internazionale, capace di integrare la filiera moda con quella della ricettività e della cultura.
Secondo Confcommercio, le prenotazioni alberghiere hanno toccato livelli record, con un’occupazione vicina al tutto esaurito nelle strutture a quattro e cinque stelle. Anche il settore della ristorazione ha visto un incremento a doppia cifra rispetto al 2024, con un mix che unisce ristoranti stellati e format più informali orientati al pubblico giovane e internazionale.
Un traino per l’economia locale
La filiera della moda rappresenta uno dei motori più potenti per l’economia milanese e lombarda. Oltre alle grandi maison, un indotto di piccole e medie imprese lavora come fornitore specializzato, generando occupazione e know-how. La Fashion Week diventa così non solo un evento di immagine, ma un vero e proprio moltiplicatore di valore per il tessuto produttivo locale.
La Camera Nazionale della Moda Italiana stima che l’intero comparto contribuisca per oltre 90 miliardi di euro al Pil nazionale, con Milano in posizione di leadership grazie a un ecosistema che integra design, formazione, comunicazione e distribuzione.
L’effetto reputazionale
La risonanza internazionale della manifestazione alimenta anche la reputazione della città come destinazione globale per investimenti e talenti. Le istituzioni locali sottolineano che la visibilità della Fashion Week si traduce in nuove opportunità non solo per il settore moda, ma anche per settori contigui come il real estate, la finanza e le tecnologie creative. “L’attrattività di Milano non si misura solo nei giorni della settimana della moda, ma si consolida nel tempo – spiega Confcommercio –. Ogni edizione rafforza la percezione della città come hub di innovazione e creatività”.
Uno sguardo al futuro
La sfida sarà mantenere questo ruolo in un contesto internazionale in cui la concorrenza cresce, da Parigi a Londra fino a New York. Per farlo, Milano punta su sostenibilità, digitalizzazione e apertura a nuovi mercati. La Fashion Week diventa così non solo vetrina di collezioni, ma laboratorio di modelli produttivi e organizzativi capaci di anticipare i trend globali.