In arrivo una settimana di tregua con crolli termici anche di 8 gradi. Ma dal 12 luglio torna l’anticiclone africano. Giugno 2025 è già il secondo più caldo di sempre.
Una tregua amara: il caldo arretra, ma non si arrende
Una settimana di respiro, poi il ritorno dell’afa. È questa la prospettiva meteo che attende l’Italia nel cuore dell’estate 2025. Dopo giorni di temperature roventi che hanno infiammato il Paese da Nord a Sud, una perturbazione atlantica sta finalmente spezzando la morsa dell’anticiclone africano. Ma il sollievo sarà effimero.
Secondo il Consorzio Lamma-CNR, da sabato 12 luglio le temperature torneranno a salire vertiginosamente, spinte da una nuova ondata di calore sahariano.
“Stiamo assistendo a un’interruzione temporanea dell’egemonia anticiclonica. I temporali porteranno un calo termico sensibile, fino a 8 gradi in meno, ma già entro il prossimo fine settimana torneremo sopra media, soprattutto al Centro-Sud”, ha dichiarato Bernardo Gozzini, direttore del consorzio meteo toscano.
Temporali al Nord, poi raffreddamento generale
Le prime avvisaglie del cambiamento sono già in atto. Nel pomeriggio di sabato 5 luglio, forti temporali hanno colpito Lombardia, Alto Adige e Friuli Venezia Giulia, accompagnati da grandinate e raffiche di vento superiori ai 70 km/h. Eventi intensi sono stati segnalati tra Valtellina, Carnia e l’alto Vicentino, con danni a coltivazioni e viabilità.
La perturbazione scivolerà verso Sud tra domenica e lunedì, toccando la costa tirrenica e l’entroterra toscano. Da martedì 9 luglio le temperature massime si attesteranno intorno ai 28-30 gradi su gran parte della penisola, Sicilia e Puglia escluse.
“Per qualche giorno torneremo sotto la media stagionale”, ribadisce Gozzini. Ma si tratterà di una condizione instabile e destinata a svanire.
Il caldo record di giugno: battuto (quasi) ogni primato
Mentre si attende il ritorno dell’inferno climatico, i dati del passato recente non lasciano ben sperare. Giugno 2025 si è chiuso come il secondo più caldo mai registrato in Italia. Solo il giugno del 2003 è stato più infuocato.
La media delle temperature massime è stata superiore di 3,1 gradi rispetto al trentennio di riferimento 1991-2020. Al Centro-Sud si sono toccati picchi costanti sopra i 38 gradi, con notti tropicali anche in collina.
Una nuova normalità climatica? Gli esperti non hanno dubbi
Secondo Luca Mercalli, climatologo e presidente della Società Meteorologica Italiana, “questi andamenti non sono più anomalie, ma segnali evidenti di una nuova normalità climatica. L’alternanza fra ondate di calore africano e temporali violenti diventerà la regola nei prossimi decenni, soprattutto in Mediterraneo”.
Il dato chiave, spiega Mercalli, non è tanto il picco termico quanto la sua persistenza: “Giugno è stato un mese senza tregua, con la vegetazione messa in stress idrico già entro la seconda settimana. E luglio si sta aprendo sulla stessa linea”.
I costi ambientali e sanitari dell’estate estrema
Il caldo eccessivo è un fattore di rischio diretto per la salute, l’agricoltura, i consumi energetici e il sistema idrico. Il Ministero della Salute ha indicato 14 città a rischio elevato per le ondate di calore, tra cui Roma, Bologna, Firenze, Palermo e Cagliari.
I ricoveri legati a colpi di calore sono aumentati del 22% rispetto alla media quinquennale. Anche l’agricoltura è in sofferenza, con danni per oltre 200 milioni di euro dovuti a siccità e grandinate improvvise che hanno distrutto raccolti di grano, ortaggi e frutta estiva in Veneto, Emilia-Romagna e Marche.
E l’Europa? Anche Parigi e Berlino boccheggiano
Il caldo eccezionale non è solo italiano. Anche Francia, Germania e Balcani sono sotto stress. A Parigi si sono toccati i 36 gradi, a Berlino i 35. La massa d’aria calda si è estesa fino alla Polonia e all’Ucraina, mentre nuovi incendi minacciano Grecia e Turchia.
Secondo l’Agenzia Europea per l’Ambiente, “entro il 2030 le ondate di calore potrebbero raddoppiare in durata rispetto al 2000, con conseguenze critiche per le città europee”.
Cosa ci aspetta dopo il 12 luglio
Tutto lascia intendere che l’“estate africana” non sia finita. I modelli previsionali indicano che, dopo la parentesi fresca, l’anticiclone nordafricano tornerà a occupare stabilmente l’area mediterranea. Le temperature torneranno a salire progressivamente da sabato 12 luglio, con picchi fino a 40 gradi nella settimana successiva.
Una dinamica ormai nota: fiammate calde sempre più intense e persistenti, alternate a rotture violente del fronte atmosferico. Il risultato è un’estate instabile, non più prevedibile secondo gli schemi del passato.
“La vera anomalia non è il singolo episodio, ma la frequenza con cui si verificano e la durata. E non siamo nemmeno a metà luglio”, conclude Gozzini.
Serve una cultura della convivenza climatica
Il caldo non è più un evento straordinario: è il nuovo standard. L’Italia, come il resto dell’Europa meridionale, dovrà attrezzarsi per convivere con un’estate che non concede più tregue.
Serve adattamento urbano, potenziamento dei servizi sanitari, tutela delle filiere agricole e consapevolezza sociale. L’alternativa è una lunga stagione di emergenze ricorrenti, affrontate ogni volta come se fossero imprevedibili. E invece sono già qui, sotto i nostri occhi, ogni giorno più roventi.