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Merz, le pensioni e la fragile “maggioranza del cancelliere”

- di: Bruno Coletta
 
Merz, le pensioni e la fragile “maggioranza del cancelliere”
Merz, le pensioni e la fragile “maggioranza del cancelliere”
Il cancelliere tedesco prova a blindare la riforma delle pensioni con i soli voti della sua coalizione. Ma a tenerlo in piedi, paradossalmente, è l’astensione della sinistra radicale.

Il cancelliere tedesco Friedrich Merz (foto) ha messo la sua credibilità politica sulla riforma delle pensioni e su una formula che in Germania ha un peso quasi simbolico: la “maggioranza del cancelliere”, cioè la maggioranza assoluta di tutti i deputati del Bundestag con i soli voti della coalizione di governo.

Domani il Parlamento di Berlino voterà il pacchetto previdenziale e Merz ha dichiarato di aspettarsi un risultato tra 316 e 328 voti, tanti quanti sono i seggi della sua fragile maggioranza (328 su 630). Una sfida che arriva dopo giorni di tensioni interne, minacce di ammutinamento e un soccorso esterno tanto prezioso quanto imbarazzante: l’astensione del partito di sinistra radicale Die Linke.

Che cosa prevede la riforma delle pensioni

Al centro dello scontro politico c’è il cosiddetto “limite di sicurezza” del 48%. Dal 2019 una clausola tutela il livello delle pensioni pubbliche impedendo che scenda sotto il 48% del salario medio. Senza interventi, questa salvaguardia scadrebbe a fine 2025.

Il disegno di legge in votazione proroga il limite fino al 2031 e di fatto lo rende il nuovo pilastro del sistema: una soglia cruciale per la SPD, che rivendica la difesa del potere d’acquisto dei pensionati in un Paese in cui circa la metà degli anziani vive quasi solo con la pensione pubblica, percentuale che sale nettamente nei Länder orientali. Questa impostazione è stata ricostruita da vari media, tra cui il quotidiano online “Il Fatto Quotidiano” in un’analisi del 4 dicembre 2025 e diverse testate tedesche specializzate in economia.

Per rendere più digeribile la riforma alla sua ala giovane, il governo ha affiancato la proroga del limite al 48% con impegni sulle riforme future: una commissione che dovrà ridisegnare il sistema dopo il 2031 e un pacchetto di circa 10 miliardi di euro destinato alla previdenza privata dei più giovani, come emerso da ricostruzioni della stampa tedesca e italiana nei giorni scorsi.

La rivolta dei giovani della CDU e il rischio di una sconfitta storica

Il problema di Merz non è (solo) l’opposizione, ma la sua stessa casa politica. A contestare la riforma è la cosiddetta Junge Gruppe, il gruppo dei deputati più giovani della CDU/CSU: circa diciotto parlamentari che accusano il pacchetto di scaricare sui lavoratori di oggi il peso di pensioni sempre più difficili da finanziare. Lo hanno spiegato in varie interviste alla stampa tedesca, definite “non approvabile” la proposta perché, a loro giudizio, ignora il problema demografico e rende inevitabili futuri aumenti dei contributi o nuove tasse.

Secondo ricostruzioni di Reuters e di diversi media tedeschi, già in una prova di voto interna alcuni di questi giovani deputati avevano bocciato il pacchetto, facendo temere una sconfitta clamorosa in aula per un governo che può contare su appena 12 voti di margine rispetto alla maggioranza assoluta. Un margine così stretto significa che una rivolta di 18 deputati avrebbe potuto mettere in minoranza il cancelliere su uno dei dossier più simbolici della legislatura.

Merz stesso, nelle ultime settimane, ha escluso più volte l’ipotesi di una minoranza di governo, avvertendo che un esecutivo privo di maggioranza stabile sarebbe paralizzato non solo sulle pensioni, ma anche su dossier cruciali come la difesa, le infrastrutture e la politica industriale.

Il soccorso (molto) rosso: perché Die Linke si astiene

In questo quadro si inserisce la mossa che ha cambiato i conti in Bundestag. La formazione della sinistra radicale Die Linke, storicamente antagonista rispetto ai cristiano-democratici, ha annunciato che si asterrà sul voto di domani sulla riforma delle pensioni.

L’annuncio è arrivato nelle scorse ore dalla leader Heidi Reichinnek, che ha spiegato come l’obiettivo sia evitare un taglio del livello pensionistico e difendere il 48% come “linea rossa sociale”, non sostenere politicamente il governo di centrodestra. La scelta, riportata tra gli altri da Reuters il 3 dicembre 2025 e ripresa da siti d’informazione francesi e italiani, sposta però l’asse del voto: con 64 astensioni, la soglia necessaria per ottenere la maggioranza assoluta si abbassa da 316 a 284 voti.

In pratica, l’astensione di Die Linke neutralizza la minaccia della ribellione interna alla CDU/CSU: anche se una parte dei giovani conservatori dovesse votare contro, il governo avrebbe comunque molte più possibilità di passare indenne la prova parlamentare.

Politicamente, però, il prezzo è pesante: le opposizioni di destra accusano Merz di guidare una “coalizione di minoranza tollerata dall’estrema sinistra”, mentre commentatori conservatori parlano di un “cancelliere di grazia di un partito post-comunista”, riprendendo toni apparsi sulla stampa economica tedesca nelle ultime ore.

Che cos’è la “maggioranza del cancelliere” e perché conta così tanto

La formula che Merz ha evocato con insistenza non è un dettaglio tecnico. In Germania si parla di “maggioranza del cancelliere” quando un cancelliere viene eletto – o sostenuto su un voto chiave – dalla maggioranza assoluta dei membri del Bundestag, non solo dei presenti. In questo caso, con 630 deputati, la soglia è fissata a 316.

Quando, a maggio 2025, Merz è stato eletto cancelliere nel secondo scrutinio, ha ottenuto 325 voti, superando di poco la soglia e inaugurando una grande coalizione CDU/CSU–SPD nata dopo la fine anticipata del governo Scholz. Allora si parlò di “buona la seconda”: il primo tentativo era fallito, segnale di un Parlamento già molto frammentato.

Oggi il cancelliere insiste nell’ottenere la stessa forza numerica con i soli voti della sua coalizione, senza affidarsi all’astensione di Die Linke. Un obiettivo che ha soprattutto un valore politico: certificare che, nonostante le spaccature, il governo resta in grado di auto-sostenersi in Parlamento.

Se invece la legge passasse solo grazie al “soccorso rosso”, Merz ne uscirebbe sì vincitore sul piano aritmetico, ma con un’immagine di debolezza strutturale: un cancelliere conservatore tenuto a galla da un avversario storico alla sua sinistra.

I calcoli in aula: numeri, scenari e tensioni

Al momento, i numeri si giocano su un crinale sottilissimo. La coalizione CDU/SPD dispone nominalmente di 328 seggi. La maggioranza assoluta è 316. Per ottenere la “maggioranza del cancelliere” senza aiuti esterni, Merz ha bisogno che restino al massimo una manciata di franchi tiratori.

Nelle ultime ore i vertici della CDU hanno intensificato i contatti con i ribelli della Junge Gruppe, offrendo garanzie sulle riforme future e ammonendo che una sconfitta sul voto pensionistico aprirebbe una crisi di governo immediata. Fonti di partito, citate dalla stampa tedesca, hanno avvertito che in caso di bocciatura del pacchetto “sarebbe difficile continuare a governare”.

Una parte dei giovani deputati, secondo quanto trapelato da un voto di prova interno reso noto da Reuters e da siti economici, avrebbe già ammorbidito le proprie posizioni, pronta a votare sì al pacchetto in cambio di impegni scritti su una riforma più radicale dal 2031 in avanti. Altri, però, continuano a considerare la legge come un “assegno scoperto” sulle spalle delle generazioni future.

La frattura generazionale: chi paga il conto del welfare tedesco

Lo scontro sulle pensioni è anche uno scontro generazionale. Da un lato ci sono i partiti tradizionalmente sensibili agli interessi dei pensionati e di chi si avvicina all’uscita dal lavoro; dall’altro una generazione di under 40 che teme di dover finanziare un sistema sempre più costoso, in un Paese in cui l’età media cresce e la forza lavoro rischia di ridursi.

I giovani della CDU, ma anche economisti intervistati dai media tedeschi, sostengono che mantenere il livello delle pensioni al 48% senza interventi strutturali significhi aumentare i contributi o spostare altre voci di spesa verso il welfare, limitando margini per investimenti in difesa, transizione energetica e innovazione. Dall’altra parte, SPD e Linke ricordano che milioni di pensionati farebbero fatica a sostenere l’aumento del costo della vita con assegni più bassi.

Il risultato è un compromesso che scontenta molti: massima protezione nel breve periodo, promesse di riforma per il dopo 2031 e un ruolo più forte per la previdenza integrativa. Un equilibrio delicatissimo, che spiega perché la discussione sulla riforma delle pensioni sia diventata il primo vero stress test per il governo Merz.

Gli effetti sul sistema politico tedesco (e sull’Europa)

La vicenda ha già lasciato un segno sul sistema politico tedesco. Da anni, tutti i partiti mainstream avevano difeso il cosiddetto “cordone sanitario” contro l’AfD, rifiutando ogni forma di collaborazione, diretta o indiretta, con l’estrema destra. Ora, però, una parte dell’elettorato conservatore guarda con sospetto a un cancelliere che si salva grazie alla non ostilità della sinistra radicale.

Alcuni commentatori parlano apertamente di “erosione del muro anti-AfD”: se i partiti tradizionali accettano, nei fatti, un aiuto proveniente da un’estrema (quella sinistra) pur di restare al governo, sarà più difficile spiegare perché qualsiasi intesa, anche tecnica, con l’estrema destra sia inaccettabile. Il rischio, secondo analisti citati dalla stampa tedesca, è di alimentare la narrativa populista del “tutti contro di noi”.

Sul piano europeo, la stabilità del governo di Berlino è osservata con attenzione. La Germania è impegnata in un aumento massiccio della spesa per difesa, in una revisione delle regole fiscali interne e in un ruolo centrale nelle politiche industriali europee. Un esecutivo costretto a vivere di voti sul filo del rasoio potrebbe avere meno margini per guidare i grandi dossier dell’Unione.

Come potrebbe finire davvero il voto di domani

Sul risultato finale, gli scenari sono essenzialmente tre:

  • Vittoria piena di Merz: la riforma passa con almeno 316 voti provenienti esclusivamente da CDU/CSU e SPD. Il cancelliere può rivendicare la “maggioranza del cancelliere”, pur restando evidenti le crepe interne.
  • Vittoria numerica ma politicamente zoppa: la legge viene approvata, ma solo grazie al combinato di un numero rilevante di astensioni e del soccorso di Die Linke. I titoli dei giornali sarebbero impietosi: Merz formalmente vince, ma con la patente di cancelliere dipendente dai voti (o dalle non-voti) dell’estrema sinistra.
  • Sconfitta e crisi di governo: scenario considerato meno probabile dopo la decisione di Linke, ma non del tutto escluso. Se la rivolta interna dovesse allargarsi e se ci fossero defezioni inattese, il pacchetto potrebbe naufragare e aprire una fase di instabilità che va dalla rinegoziazione della coalizione fino, nel caso estremo, a nuove elezioni.

In ogni caso, il voto sulle pensioni ha già mostrato quanto sia fragile un governo nato da un Parlamento frammentato e da un’alleanza “forzata” tra conservatori e socialdemocratici. E ha reso plastico il paradosso tedesco del 2025: un cancelliere di centrodestra salvato, almeno per ora, dall’astensione della sinistra radicale.

Fonti e riferimenti

Le informazioni di base sulla dichiarazione di Friedrich Merz a Berlino, sui numeri del Bundestag e sul concetto di “maggioranza del cancelliere” provengono da un lancio dell’agenzia ANSA pubblicato il 4 dicembre 2025 e da un successivo approfondimento ANSA sulla possibilità di un patto con Die Linke, sempre del 3–4 dicembre 2025, consultabili nella sezione Economia/PMI del sito dell’agenzia.

I dettagli sulla riforma delle pensioni, sulla proroga del limite di sicurezza al 48% fino al 2031 e sul peso della previdenza pubblica per gli anziani tedeschi sono stati ricostruiti sulla base di articoli pubblicati il 4 dicembre 2025 da quotidiani e siti d’informazione italiani (tra cui analisi apparse su testate economiche online) e da testate tedesche specializzate in politica economica.

Le informazioni sulle tensioni interne alla CDU/CSU, sul ruolo della Junge Gruppe, sui voti di prova e sull’ipotesi di crisi di governo derivano da lanci e analisi di Reuters pubblicati tra il 28 novembre e il 3 dicembre 2025, nonché da articoli di commento apparsi sulla stampa tedesca (tra cui testate economiche e radio pubbliche) e ripresi da siti italiani ed europei.

La decisione di Die Linke di astenersi sul voto e le dichiarazioni della leader Heidi Reichinnek sono state riportate da Reuters il 3 dicembre 2025 e riprese, nelle ore successive, da numerosi media europei, tra cui siti d’informazione francesi e italiani e portali di analisi politica.

I riferimenti all’elezione di Friedrich Merz a cancelliere, alla sua prima dichiarazione di governo e al contesto politico successivo alle elezioni federali del 2025 si basano su cronache e approfondimenti pubblicati tra maggio e novembre 2025 da media internazionali, tra cui emittenti europee e portali di informazione politica tedeschi. 

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