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Manovra, Tajani rivendica l’intesa sulle banche: «Su questo tema pacta sunt servanda»

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Manovra, Tajani rivendica l’intesa sulle banche: «Su questo tema pacta sunt servanda»

Antonio Tajani sceglie il terreno più sensibile della manovra per segnare la posizione di Forza Italia: quello delle banche. Nell’intervista al Messaggero definisce la legge di Bilancio «una buona finanziaria perché aiuta il ceto medio, riduce l’Irpef, sostiene gli stipendi più bassi e investe nella sanità», ma soprattutto rivendica che sul capitolo creditizio la scelta finale sia stata quella voluta dal suo partito. «Non ci sono tasse sugli extraprofitti – afferma – ma un contributo, frutto di un accordo definitivamente concluso al Mef da Giorgetti, dal viceministro Leo e da me con i rappresentanti dell’Abi».

Manovra, Tajani rivendica l’intesa sulle banche: «Su questo tema pacta sunt servanda»

Al leader della Lega, che continua a chiedere un’impostazione più incisiva nei confronti degli istituti di credito, Tajani replica senza alzare i toni ma fissando il principio: «Legittima la sua posizione, ma pacta sunt servanda». La formula non è casuale: significa che la trattativa non è più in corso, è già chiusa. La scelta lessicale chiarisce anche che l’accordo non è solo politico ma “istituzionale”, maturato in sede Mef e dunque non più negoziabile nei passaggi successivi della manovra. Il messaggio sottotraccia è limpido: il terreno bancario, per Forza Italia, è archiviato.

Casa e patrimoni: rassicurazione preventiva
Sulla casa Tajani smonta in anticipo l’ipotesi di nuove strette. «Nessuna tassa aggiuntiva sulle case vacanza», ribadisce, indicando che l’intervento sugli affitti brevi non avrà natura punitiva né sfocerà in un prelievo patrimoniale mascherato. È un modo per evitare che il tema immobiliare diventi terreno di frizione interna come era accaduto in passato con altre misure legate alla proprietà privata. Il messaggio è in continuità con la linea Forza Italia: nessun segnale ostile al patrimonio familiare.

Le priorità che Marroni chiama “aperte”: dividendi e infrastrutture
L’unico capitolo che Tajani indica come ancora da perfezionare è l’articolo 18, cioè la norma sui dividendi, considerata penalizzante per alcune imprese per via del rischio di doppia tassazione. Qui si apre uno dei tavoli tecnici che verrà affrontato durante la fase emendativa. Nella stessa intervista il vicepremier richiama inoltre tre dossier infrastrutturali ritenuti strategici per il partito: la Metro C di Roma, le nuove linee di Milano e la tratta Afragola-Napoli. È il segnale che FI intende legare al referendum sulla giustizia anche la propria funzione di “garanzia economica” dentro la coalizione.

Forze armate e sicurezza: l’altro cantiere
Accanto alle misure fiscali e infrastrutturali Tajani cita come priorità la soluzione delle criticità che riguardano forze armate e polizia. Il riferimento non è generico: dentro la manovra il pacchetto sicurezza è atteso nella fase parlamentare, dove sarà definita l’entità degli interventi sul personale. FI vuole intestarsi anche questo segmento, tradizionalmente molto sensibile nell’elettorato moderato a cui il partito si rivolge.

Il baricentro della manovra si sposta ora nelle Camere
Dietro l’intervista c’è già il passaggio successivo: la costruzione degli emendamenti parlamentari. Tajani marca il perimetro delle misure “chiuse” – banche e immobili – e di quelle ancora aperte – dividendi e sicurezza – anticipando il terreno negoziale delle prossime settimane. La sua posizione mira a legare la credibilità della manovra alla stabilità delle scelte già definite, evitando che i dossier si riaprano quando l’esame entrerà nella fase più tecnica.

In sintesi, Tajani consegna due messaggi distinti ma coordinati: l’intesa sulle banche è definitiva, la tutela del patrimonio immobiliare resta un tratto identitario di FI, e il resto della partita si sposterà sulla parte industriale e infrastrutturale della legge di Bilancio. La campagna referendaria per la giustizia, che il leader azzurro ha già avviato, si intreccia così con la manovra: non come scontro di bandiere, ma come posizionamento politico nel governo sulla “linea di affidabilità”.

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