Manovra: nessuna tassa su extraprofitti, ma un ''contributo'' dalle banche

- di: Redazione
 
''Seri e responsabili su conti'': sembra essersi basata su questo assunto la filosofia sulla quale è stata costruita la manovra da trenta miliardi di euro che ieri sera ha avuto luce verde in consiglio dei ministri.
Una manovra resa oggettivamente complessa dalle difficoltà evidenti dei nostri conti e dall'esigenza dell'esecutivo di restare in linea con le proprie idee, a cominciare da quella che mai e poi mai sarebbero stati istituite nuove tasse. Cosa affatto scontata, vista l'oggettiva ''afasia'' della situazione di cassa del Paese, davanti al quale, nei prossimi mesi, si apriranno nuove e complesse sfide, alle quali Giorgia Meloni non si vuole certo presentare con promesse elettorali non onorate.

Manovra: nessuna tassa su extraprofitti, ma un ''contributo'' dalle banche

La manovra, nella sua ampiezza, ha molti punti interessanti, perché - parlando di quello che prevede un bonus da mille euro per ogni nuovo neonato - rimarca l'attenzione per le famiglie a reddito più basso (la misura riguarda quella con una soglia Isee di 40 mila euro), sperando che questa misura riesca a dare una soluzione, sia pure parziale, ad una crisi demografica che, comunque, per essere superata, necessita di ben altri provvedimenti.

Ma è un primo, importante passo e questo è già positivo. Altra voce a sostegno dei redditi più bassi è la riproposizione della carta ''Dedicata a te'', rifinanziata per il 2025 con 500 milioni, e in queste settimana oggetto di una martellante campagna di pubblicizzazione.
Come era scontato, tutta l'attenzione - ripartita paritariamente tra quella finanziaria e quella politica - era appuntata sulla domanda se e come le banche e le assicurazioni potessero partecipare allo sforzo collettivo, da canalizzare verso comparti in difficoltà, quali la Sanità.

Una partecipazione da decidere se derivata da una tassazione sugli extraprofitti o da un contributo.
S'è optato per la seconda soluzione, poiché Forza Italia s'è messa per traverso, tuonando contro una tassazione che, a detta di Antonio Tajani, sarebbe stata una misura da regimi dittatoriali.
Comunque, anche se non la si chiama tassa, il contributo peserà sulle casse delle banche e delle assicurazioni per un ammontare di 3,5 miliardi, sotto forma di anticipo sulle Imposte differite attive, da finalizzare a interventi per la Sanità. Salvini è contento, Tajani pure.

Non sappiamo ancora le banche se, appena qualche giorno fa, con il presidente di Abi, Patuelli, avevano ribadito che loro di extraprofitti non ne avevano.
''Ci sarà un accordo con gli istituti di credito per trovare una soluzione che permetta di avere liquidità allo Stato'', ha detto Tajani, aggiungendo che ''non è una tassa, ma il frutto di un accordo, una cosa concordata, come abbiamo sempre sollecitato e preteso noi di Forza Italia'', che ''fa il bene della nostra economia, fa entrare soldi nel bilancio ma non spaventa i mercati e non crea problemi alle piccole banche, alle banche di credito cooperativo e alle banche popolari. È una operazione fatta con il buon senso''.
Però, se le parole e il tempo dei verbi usati da Tajani hanno un senso, si tratta di un accordo - in cui le parti devono concordare su ammontare e modalità - che dovrà arrivare, quindi non c'è ancora. Ma se annuncio c'è stato evidentemente banche e assicurazioni hanno dato segnali positivi.

Quel che appare evidente, da ciò che trapela dei lavori del Consiglio dei Ministri, la manovra non prevede alcun intervento penalizzante per la Sanità (che, per fare onore al suo nome, è la grande ''malata'') , che anzi fruirà dell'accordo con banche e assicurazioni, né, tanto meno per gli enti locali, che già avevano paventato che, se fosse diminuito il flusso di conferimento dallo Stato, avrebbero dovuto ridimensionare i servizi.
Il ministro dell'Economia e Finanze, Giorgetti, da parte sua, è andato avanti per la sua strada, ribadendo ai colleghi la richiesta di tagliare del 5 per cento il bilancio dei singoli dicasteri. Tutti, a parole, sembrano avere colto il messaggio. Resta però il passaggio alla pratica.

A incidere per 14 miliardi sulla manovra è la conferma del taglio del cuneo fiscale e dei tre scaglioni dell’Irpef.
Interventi anche per il Mezzogiorno (per incentivare l'assunzione di giovani e lavoratrici), per il quoziente familiare, per il bonus ristrutturazioni casa (con la proroga nel 2025 del bonus al 50%).
Il CdM ha anche approvato un provvedimento per le accise sul diesel da equiparare a quelle sulla benzina, ma, ha detto il governo, senza contraccolpi per l’autotrasporto, mentre per gli altri utenti l’aumento delle accise sul gasolio dovrebbe essere di 5 centesimi in cinque anni.
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