Un pacchetto unico, compatto e trasversale: incentivi, fisco, infrastrutture e mercati. Tutto insieme.
(Foto: il Consiglio dei ministri).
Nella legge di bilancio 2026 il capitolo imprese non è una somma di interventi sparsi, ma un blocco unico di misure
che vale complessivamente 3,5 miliardi di euro. Un ritorno in partita dopo settimane di stop and go,
che segna una scelta politica precisa: rimettere al centro investimenti, produzione e cantieri,
anche a costo di rinviare alcune partite più controverse.
Il via libera in Commissione Bilancio del Senato ricompone un mosaico complesso: crediti d’imposta,
agevolazioni territoriali, sostegni settoriali, ma anche interventi fiscali e rimodulazioni di spesa.
Il risultato è una manovra che parla alle imprese con più voci, ma con un’unica regia.
Il perno della manovra: crediti d’imposta e investimenti
Transizione 5.0 e 4.0: il rifinanziamento che evita lo stop
Il capitolo più rilevante riguarda la Transizione. I fondi tornano disponibili sotto forma di
crediti d’imposta per sostenere digitalizzazione, efficientamento energetico e innovazione dei processi produttivi.
In particolare, viene ricostituita la dote per Transizione 4.0, dopo che le risorse iniziali erano state
assorbite in tempi rapidissimi.
Il segnale è netto: evitare che investimenti già avviati restino senza copertura e dare continuità a un percorso
che molte aziende considerano ormai strutturale. Senza rifinanziamento, il rischio sarebbe stato un freno improvviso
proprio nel momento di maggiore esposizione finanziaria.
Zes unica: il Mezzogiorno come laboratorio fiscale
All’interno dello stesso pacchetto cresce il peso della Zes unica per il Mezzogiorno.
Oltre mezzo miliardo aggiuntivo viene destinato al credito d’imposta, con aliquote rafforzate per
agricoltura, pesca e acquacoltura.
La logica è territoriale e settoriale insieme: attrarre investimenti produttivi stabili e proteggere comparti
esposti a shock climatici, energetici e geopolitici. La Zes si conferma così uno degli strumenti cardine
della politica industriale del Sud.
Caro materiali: la rete di sicurezza sui cantieri
Nel pacchetto rientrano anche le risorse destinate a compensare il caro materiali.
Una misura che non fa notizia, ma che per le imprese vale quanto – se non più – degli incentivi.
L’obiettivo è evitare il blocco dei lavori pubblici e privati in caso di aumenti improvvisi dei costi
di acciaio, cemento, energia e componentistica. Senza questo paracadute, il rischio sarebbe una spirale
di contenziosi, varianti e ritardi con effetti diretti su occupazione e Pil.
Le misure fiscali: tra incentivi oggi e strette domani
Iper-ammortamento fino al 2028
L’iper-ammortamento viene esteso su base pluriennale, con un orizzonte che arriva fino al 2028.
Una scelta che punta a ridurre l’incertezza normativa e a favorire pianificazioni industriali di medio periodo.
Ritenuta B2B dell’1% dal 2029
Dal 2029 scatterà una ritenuta d’acconto dell’1% sui pagamenti tra imprese.
La misura, pensata per contrastare l’evasione, ha un gettito stimato rilevante,
ma viene rinviata nel tempo per attenuarne l’impatto sulla liquidità aziendale.
Infrastrutture e grandi opere: rimodulazioni e rinvii
Opere pubbliche: meno nel 2026, più nel 2027
Il Fondo per la prosecuzione delle opere pubbliche viene ridimensionato nel 2026,
ma rafforzato nel 2027. Una scelta che sposta la spesa senza cancellare gli interventi,
in un equilibrio delicato tra saldi e cantieri.
Ponte sullo Stretto: risorse spostate in avanti
I finanziamenti per il Ponte sullo Stretto slittano al biennio 2032-2033.
Una mossa che alleggerisce il breve periodo ma mantiene il progetto nel perimetro strategico.
Mercati finanziari: Tobin tax e dividendi
Tobin tax raddoppiata dal 2026
Dal 1° gennaio 2026 la Tobin tax raddoppia.
Più colpite le operazioni ad alta frequenza, con l’obiettivo dichiarato di aumentare il gettito
e riequilibrare il carico fiscale sul settore finanziario.
Dividendi: stretta sulle esenzioni
Cambiano le regole sulle esclusioni fiscali dei dividendi:
il beneficio pieno resta solo per partecipazioni dirette significative o di elevato valore fiscale.
Il quadro politico: una manovra di equilibrio
La giornata in Commissione Bilancio fotografa una manovra di equilibrio,
costruita tra esigenze di crescita e vincoli di finanza pubblica.
Il messaggio che arriva dal governo è chiaro: prima la tenuta del sistema produttivo,
poi le strette più sensibili.
Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha difeso l’impianto complessivo,
respingendo le ipotesi di dimissioni e rivendicando la coerenza delle scelte.
Il filo rosso
La manovra 2026 consegna alle imprese un pacchetto organico:
3,5 miliardi che tengono insieme incentivi, protezioni e riforme fiscali.
Non una pioggia di bonus, ma una strategia che punta a sostenere investimenti oggi
e a riequilibrare i conti nel medio periodo.