Una Lunaspina nel fianco di X Factor
- di: Barbara Leone
Che nel Paese del Belcanto cantare bene sia ormai un optional, lo dice la programmazione radiofonica e televisiva ormai da anni. L’ennesima dimostrazione, l’abbiamo avuta nel corso di una recente, e chiacchieratissima, puntata di X Factor, che ha visto l’eliminazione di una cantante piena di talento e personalità: Lunaspina Caruso. Partiamo dall’età: non proprio una ragazzina. Ma una donna fatta. Bella, ma non bellissima, dotata di una vocalità profonda e potentissima. Lunaspina, si chiama proprio così, si è presentata a X Factor 2024 parlando della sua Catania, dei suoi cani con i nomi più improbabili e del suo lungo ed estenuante lavoro nelle crociere. Il tutto, con una mise a metà tra un Capodanno anni Ottanta e gli spettacoli a fine serata delle sagre del paese. E però la sua prima esibizione di “Non, je ne regrette rien” di Édith Piaf aveva lasciato tutti a bocca aperta, riportando alla mente il leggendario timbro della stessa Piaf.
Una Lunaspina nel fianco di X Factor
Tanto che i giudici, sorpresi e probabilmente confusi, l'hanno acclamata come la nuova “Edith Piaf”, lodando il suo coraggio, la sua voce, e la sua presenza scenica. Sembrava che finalmente una voce autentica e ricca di esperienza fosse riuscita a infrangere il muro della mediocrità. Mera illusione. Perché alla alla seconda esibizione, tutto è crollato quando la cantante catanese si è lanciata su Ivano Fossati. E non un Fossati qualunque, fermo restando che lui di canzoni qualunque non ne ha mai scritte. Il brano scelto? “Luna spina”, una delle canzoni più introspettive e malinconiche del repertorio del cantautore genovese. Una scelta rischiosa, ma anche profondamente personale. “Io oggi non vi porto solo una canzone, vi porto me stessa”, dice commossa prima di iniziare.
Parole che riflettevano la sua intima connessione con il testo, un viaggio emotivo che parla di isolamento, di insoddisfazione e del desiderio di connessioni significative. Tematiche profonde, non certo da tutti i giorni, ma che avrebbero potuto far risaltare il talento e l’anima di Lunaspina, il cui nome si ispira proprio a questa sublime creazione di Fossati. Alla prima nota, è emozione pura. Dietro le quinte una Giorgia in brodo di giuggiole. Mentre tra i giudici Paola Iezzi e Manuel Agnelli erano visibilmente commossoi. Una commozione che di sguincio ha toccato finanche Achille Lauro. Ma non Jack La Furia… Nomen omen, dicevano i latini. Che senza pensarci un attimo, visto che la cantante apparteneva alla sua squadra, l’ha liquidata così: “Canti divinamente delle cose che a me non piacciono”. E qui sta l’ironia amara: perchè il giudizio non riguardava la qualità dell’esibizione, bensì il gusto personale del giudice, palesemente incapace di cogliere la profondità di quel brano.
Risultato: eliminata. Perché non è la solita fighettina milanese, non è giovane, non rappa ma canta, e canta finanche Fossati. Un cantautore che ha reso la malinconia e l’introspezione dei veri e propri strumenti di riflessione artistica. Troppo per un Jack La Furia, lui sì qualunque. Detto in soldoni: Lunaspina è stata mandata a casa perché non non corrisponde al “prodotto” vendibile di cui l'industria musicale oggi sembra aver bisogno. Un giudizio tranchant, che denota soltanto ignoranza e pregiudizio al contrario. E che è anche emblematico di un tempo come il nostro che non premia la qualità, ma l’apparenza. La superficialità con cui è stata trattata Lunaspina dimostra quanto poco ci si aspetti oggi dal pubblico: che sia ignorante, che accetti passivamente ciò che gli viene servito, senza mai domandarsi cosa si stia perdendo. Quando il talento vero viene eliminato perché “fuori contesto”, non è solo la musica a perdere, ma la nostra intera società.
Ovviamente, quello che è successo non toglie valore a Lunaspina, che molto semplicemente si trovava al posto giusto ma nel momento sbagliato! Un po’ come quando dico che in quest’epoca mi sento come un pesce su un albero... Sicuramente, in mezzo al mondo c’è già pronta ad aspettarla l’occasione che sin dall’inizio era adatta a lei. E anzi, quasi sempre i no e le porte chiuse sono solo espedienti che ci spingono verso chi o cosa possa valorizzarci pienamente . Per quanto riguarda il Jack La Furia, professione rapper nonché fondatore dei Club Dogo, probabilmente era pure in buona fede. E, un po’ come Lunaspina, era al posto sbagliato al momento giusto. Perché se davvero l’X Factor si riferisce al “quid” con cui si contraddistingue il talento, lui ha bocciato un vero talento musicale a favore della propria e personalissima idea di prodotto musicale commerciale di tendenza. Dimenticando che un talento è talento anche se canta papaveri e papere. Punto! Ma, si sa, il buon gusto non è stato distribuito equamente alla nascita delle persone.