Il testo della legge sulla cannabis spiana la strada alla liberalizzazione

- di: Redazione
 
Le leggi - almeno quelle che regolano la vita di tutti i Paesi dove diritti e doveri vengono stabiliti dallo Stato e non da altri - devono avere come finalità quella di creare condizioni di eguaglianza e pari trattamento. Però ci sono leggi che, pur avendo come obiettivo ambizioso quello di essere giuste, alla fine, senza volerlo, determinano una situazione peggiore di quella sulla quale sono intervenute nel presupposto di migliorarle. È il rischio che si corre se diventerà legge il testo base sulla cannabis, sintesi di altre proposte che, in commissione Giustizia della Camera, ha ottenuto il voto favorevole di Pd, M5S, Leu e Radicali, mentre si sono dichiarati nettamente contrari Lega e Fratelli d'Italia, con i renziani che si sono astenuti e, quindi, non hanno manifestato alcun giudizio, almeno in questa fase.

Il testo non è complesso, consta di pochi articoli, ma a colpire è soprattutto quello su cui si incardina il nuovo provvedimento e che consente a tutti la coltivazione di piccole quantità per uso personale, con l'utilizzo di ''quattro femmine di cannabis''.

Ora, non essendo esperti della materia, se non a livello di leggi, non sappiamo quale possa essere la quantità consentita dalla coltivazione di quattro piantine di cannabis e se la relativa produzione possa avere come conseguenza ''piccole quantità'' di sostanza da utilizzare per uso personale.

Non lo sappiamo, ma bene dovrebbero saperlo i legislatori che, lo ricordiamo a noi stessi, hanno il compito precipuo di agire solo e soltanto per tutelare la salute pubblica. Uno degli argomenti usati dai sostenitori della liberalizzazione delle droghe leggere è che se lo Stato è esso stesso ''tabaccaio'' avallando la vendita di sigarette - da cui incamera tributi - non può ergersi a barriera inflessibile contro il consumo di sostanze che fanno poco danno all'organismo, sempre se di esse si fa un uso moderato.

È proprio questo il nodo della ''quaestio'' che diventa ''vexata'' perché è forte, nutrito ed informato il partito di chi dice che le droghe leggere sono il battistrada di quelle pesanti, di quelle che non si limitano a rilassarti la sera, magari dopo avere accumulato ore ed ore di lavoro, ma alla fine si impossessano di te, diventando le padrone del tuo corpo, che ne chiede sempre di più, imponendo la dipendenza.

Non entriamo in questo campo, che ci porterebbe lontano. Ma se da un lato dobbiamo cercare di porre argine al dilagare del consumo di droghe, dall'altro non possiamo essere comprensivi verso chi ne fa uso e consentirne non solo l'uso, ma anche la coltivazione.

Altri Paesi sono giunti alla liberalizzazione delle droghe leggere, dell'erba, ma non è che abbiano risolto il problema, anzi hanno determinato le condizioni per qualcuno di rendere lucrosi commerci illegali che prima erano quasi di sopravvivenza. Qui non c'entra l'etica, ma la buona pratica della ragione per evitare che un malinteso afflato liberale abbia conseguenze gravissime. E bisogna pure uscire fuori dall'ipocrisia, perché questa liberalizzazione presuppone che lo Stato abbia strumenti di controllo di cui oggi non è dotato.

Chi è che deciderà dove fare controlli e perquisizioni nel sospetto che in una casa si coltivino non quattro, ma 8, 16, 32, 64 o più piantine? Vogliamo veramente che le forze di polizia, tutte, impegnino notte e giorno le loro forze per controllare se Johnny Doe coltivi per sé o venda ad altri? E se in una casa, è un esempio estremo, convivono dieci persone, tutte ''schedate'' come consumatrici abituali? L'inasprimento delle pene, stante l'attuale sistema giudiziario, è poco più di un blando deterrente, le classiche sculacciate sul sedere del bambino che ha rotto il vaso, perché gli arrestati stanno in carcere - semmai ci arrivano - per lo spazio di poche ore, per poi tornare in pista (il riferimento alla cocaina non è casuale).

E poi, ci si consenta un ultimo interrogativo, cosa ha dato agli aspiranti legislativi la certezza che - come sostenuto da qualche esponente radicale - la nuova legge fermerà lo spaccio nelle strade? Quali sono i riferimenti criminologici di questo assunto? Se ci sono, cosa dicono le ricerche in merito alla capacità di un soggetto che abbia la possibilità di consumare più ''canne'' di limitarsi ad una dose appena simbolica? Il testo deve passare al vaglio del parlamento, che mai come in questi casi deve essere sovrano e decidere non per vincolo di partito, ma secondo coscienza.
Il Magazine
Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
Iscriviti alla Newsletter
 
Tutti gli Articoli
Cerca gli articoli nel sito:
 
 
Vedi tutti gli articoli