La storia è bellissima anche se c’è di mezzo un furto. Martedì scorso un ladro (di cui volontariamente ometteremo il nome) si è introdotto in un appartamento nel quartiere Prati, a Roma, ma è stato attratto dal titolo di un libro: “Gli dei alle sei. L’Iliade all’ora dell’aperitivo”, subendo la fascinazione di Omero e del racconto delle divinità sugli eventi narrati. E così, lo ha preso dal comodino e si è messo a leggere. Ed è stato talmente preso dalla lettura da dimenticare perfino l’impellenza della fuga e che avrebbe potuto arraffare il libro e portarlo via. Invece no: seduto in poltrona ha continuato la lettura, finché il proprietario, allarmato dal tramestìo, lo ha scoperto e indotto, con le sue urla, a scappare tentando di rifugiarsi sul terrazzo dei vicini, che lo hanno bloccato fino all’arresto in flagranza di reato con l’accusa di tentato furto.
Sembra un film, o uno spot pubblicitario per incentivare l’amore per la lettura che può perfino salvare da scelte di vita drammatiche, invece è la realtà. Lui, il ladro appassionato di libri, fa l’informatico, ha 38 anni e ieri, in un’aula del Tribunale di Roma, si è prodotto in una ricostruzione dell’accaduto degna anch’essa di un racconto: innanzitutto ha specificato che a scuola era il primo della classe. E di quanto è successo in via Carlo Mirabello, intorno alle 13 ha detto: “Avevo un appuntamento con una persona che abita in quel palazzo e ho atteso sul terrazzo condominiale per guardare il panorama. Poi sono scivolato e caduto nella veranda del piano di sotto. Pensavo di essere finito in un B&B e ho visto quel libro: mi sono messo a leggerlo e mi sono appassionato. Piuttosto bello. Ma non ho rubato nulla”.
L’uomo, difeso dall’avvocato Flavio Mellini, ha aggiunto poi durante l’udienza che in questo periodo guadagna poco, circa 500 euro al mese, a causa di alcune vicende personali. Il suo arresto è stato convalidato e il giudice monocratico, in attesa dell’inizio del processo, ha disposto nei suoi confronti l’obbligo di firma. Il 38enne ha altre pendenze giudiziarie: una per truffa e una per stalking nei confronti del suo portiere che, secondo lui, non gli consegnava i pacchi ricevuti mentre in un altro procedimento passato in giudicato è stato assolto per “tenuità del fatto” dall’accusa di furto: in quel caso avrebbe rubato dei vestiti per regalarli a una persona bisognosa.
Ora, non si dovrebbe e me ne rendo conto, ma come si fa a non essere dalla parte di questo fantomatico Robin Hood di Prati? In un Paese in cui tutti scrivono (per lo più scemenze inutili) e nessuno legge, un ladro che dimentica il suo crimine per un libro da cui lo richiamano gli dei dell’Olimpo è pura poesia. Anche stavolta si potrebbe dire galeotto fu il libro e chi lo scrisse perché proprio l’autore, Giovanni Nucci, dalle pagine de Il Messaggero è entusiasta: “è una storia surreale ma anche piena di umanità. Vorrei trovare la persona colta in flagrante e regalargli il volume, perché sarà stato arrestato a metà lettura e vorrei che riuscisse a finirlo: il dio che protegge i ladri, Ermes, è il mio preferito. È anche il dio della letteratura e quindi è chiaro: tutto torna”.
A questo punto, mi auguro che il giudice sia clemente e che in questo caso non infligga l’ergastolo, mentre abbiamo omicidi a piede libero: c’è qualcosa di struggente in un ladro che smette di rubare per leggere degli dei dell’Iliade, il libro con cui dormiva Alessandro il Grande. Spero che non renda la sua vita un inferno, o qualcosa di più atroce perché la legge dovrebbe, o almeno così si spera, rieducare e non condannare a una pena perenne: e per rieducare non c’è nulla di meglio dei libri.