La lezione di Biden ai politici di casa nostra
Nel 2024 pronto a passare la mano a nuovi leader

- di: Diego Minuti
 

In Italia molti dicono di essere sportivi, lasciando gli interlocutori nel dubbio se si parla di pratica o solo di passione esercitata dal divano di casa. Allo stesso modo tantissimi politici dicono che a loro non interessa il potere e, quindi, la sua gestione. La poltrona però sembra essere una calamita a cui non si può resistere e, quando si arriva ad occuparne una, non la si lascia se non per un'altra di maggiore prestigio. Se poi ci aggiungiamo il convincimento di ciascuno di essere il migliore, di essere capace di fare tutto, di avere la capacità di guidare qualcosa, dal condominio alle Nazioni Unite, ecco che il quadro si definisce.  Penso a queste cose, guardando lo sconcertante spettacolo che la politica nostra ci offre quotidianamente, e poi leggo le dichiarazioni di Joe Biden, il più accreditato avversario di Donald Trump per le presidenziali americane del prossimo novembre. Biden è stato il vice del presidente Obama per i due mandati del primo nero a lavorare nello studio ovale della Casa Bianca. La scelta di Obama di riporre la sua fiducia in Biden ha pagato, perché il suo vice è stato, per otto anni, uomo di macchina, che ha saputo stare sempre in seconda fila, consigliando spesso il suo giovane presidente. Biden non ha mai rubato la scena al presidente, arrivando oggi, alla veneranda età di 77 anni, a candidarsi a battersi con un Trump che appare sempre più preda dei suoi problemi comportamentali, dei suoi fantasmi, del suo complottismo, della sua necessità di trovarsi sempre un nemico. I sondaggi valgono per quello che sono - la (presunta) fotografia di un determinato frangente della vita di un Paese - ritengono che tra Trump e Biden (a differenza di quel che dice ''the Donald'') non ci sia un vincitore in pectore. Quindi, nonostante questa incertezza, Joe Biden, quando forse ha a portata di mano la vittoria, guarda al futuro, parlando di ritiro. Una parola che farebbe inorridire i politici nostrani, che non penserebbero mai di pronunciarla. Biden quella parola non l'ha proprio detta esplicitamente, ma ha fatto capire di essere pronto a passare la mano quando dovesse accorgersi che il Paese ha bisogno di un cambio di passo - quindi nuove forze - per affrontare le sfide future, a cominciare dalla ricostruzione imposta dall'uragano Covid-19. Il concetto che ha espresso è, politicamente parlando, bellissimo perché antepone all'interesse della persona quello di una comunità nazionale che, domani, potrebbe avere bisogno di altre energie, di governanti più giovani e capaci. Biden ''il sonnacchioso'' (come, con la solita eleganza, lo etichetta non appena ne ha la possibilità Trump, vero gigante dei rapporti umani e del rispetto) ha semplicemente detto che, laddove fosse eletto, non chiederebbe una candidatura per un secondo mandato se si accorgesse che la sua salute fisica e quella mentale fossero deteriorate. Ma non ha solo detto di essere pronto a lasciare se si sentisse inadeguato, quanto - riferisce l'Associated Press -  si è qualificato come ''candidato alla transizione'',  dicendosi pronto a fare ''da ponte per una giovane generazione di leader''. Certo c'è da chiedersi se Biden queste cose le abbia dette di getto (lui che, a Washington è noto per la sua schiettezza, per non seguire schemi o sceneggiature scritte per lui da qualcun altro) oppure siano la conseguenza di ragionamenti che sono maturati in lui, magari pensando a quando dura sarà la campagna elettorale, molto di più di quella che lo vede impegnato per conquistare la nomination democratica. In ogni caso, mai e poi mai avrebbe detto, oggi, di non volersi ricandidare nel 2024, in caso di vittoria a novembre, perché in questo modo avrebbe indebolito e di molto la sua immagine, che apparirebbe fortemente condizionata, non in grado quindi di rassicurare gli elettori democratici, ma anche quei repubblicani che non si riconoscono nella attuale politica sociale della Casa Bianca. Quello che talvolta viene definito, da noi, spirito di servizio in Joe Biden sembra avere trovato l'interprete perfetto perché sta avendo il coraggio di ammettere che può guidare il Paese per i prossimi quattro anni, ma dopo è pronto a farsi da parte se i democratici dovessero individuare nuovi leader, cui affidare le sorti di una America che probabilmente sta molto meno bene di quanto la propaganda trumpiana cerca di accreditare. E che i democratici, pragmaticamente, guardino al futuro di medio periodo è abbastanza palese. Anche perché, in questo momento, sembrano potere contare su uomini che, in prospettiva, costituirebbero la prossima generazioni di ''capi''. L.Joy Williams, presidente di Higher Heights Pac, una organizzazione che promuove la candidature politiche delle afro-americane,  guardando al futuro una idea ce l'ha: i democratici hanno ''una panchina più lunga'', ''una panchina più giovane in termini di leadership eletta in tutto il Paese''.

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