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Italia in affanno: alfabetizzazione giù, università a rilento

- di: Marta Giannoni
 
Italia in affanno: alfabetizzazione giù, università a rilento
Italia in affanno: alfabetizzazione giù, università a rilento
Un Paese che fatica a leggere, con troppe diseguaglianze e lauree STEM ancora una rarità.

Panorama dell’istruzione italiana: tra lampi di luce e ombre profonde

Secondo l’ultimo quadro comparato sull’istruzione, un adulto su tre in Italia — circa il 37% — comprende soltanto testi molto brevi e lineari: un segnale di basso livello di alfabetizzazione. La media dei Paesi avanzati si ferma a circa un adulto su quattro.

Il Paese sconta anche una quota limitata di laureati, una minore partecipazione femminile al completamento degli studi terziari e un peso modesto delle lauree STEM (intorno al 20% tra i giovani). Nel frattempo l’invecchiamento demografico accelera: tra il 2013 e il 2023 i bambini 0–4 anni sono diminuiti di circa un quarto.

Il dato più critico riguarda la scuola: in un orizzonte decennale, gli stipendi reali dei docenti hanno segnato un arretramento di circa 4,4%, mentre altrove si è registrata una crescita significativa. Nella primaria, il trattamento economico resta sensibilmente inferiore a quello dei laureati a tempo pieno e sotto la media internazionale.

Università: progresso sì, ma lento e diseguale

Nei Paesi avanzati quasi la metà dei giovani adulti possiede un titolo terziario: un massimo storico. Tuttavia, la crescita rallenta: dopo un ventennio di progressi costanti, dal 2021 l’incremento annuo risulta più contenuto.

La vera frattura è sociale: i figli di genitori con bassa scolarità hanno molte meno probabilità di laurearsi (circa un quarto) rispetto ai coetanei con almeno un genitore laureato (intorno ai due terzi). In Italia la forbice è più ampia: si scende fin verso il 15% tra i primi contro valori nettamente superiori tra i secondi.

Il governo risponde: riduzione della dispersione e nuovi fondi

Il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, ha rivendicato il calo della dispersione scolastica fino al 9,8%, valore che consente di superare l’obiettivo PNRR con anticipo. Contestualmente ha annunciato 500 milioni di euro aggiuntivi per Agenda Sud e Agenda Nord, con l’obiettivo di incidere sui divari territoriali e sociali nell’apprendimento.

Sindacati e associazioni: critiche severe e scetticismo

“È la conferma di quanto denunciamo da tempo: l’Italia investe troppo poco nella scuola, e questo si riflette su stipendi e prospettive della professione docente.”Vito Carlo Castellana, coordinatore Gilda.

“Alla luce di questi numeri è ridicolo qualsiasi trionfalismo: gli aumenti annunciati non recuperano neppure l’inflazione.”Elisabetta Piccolotti, Avs.

Linea analoga dalla Flc Cgil, con la segretaria Gianna Fracassi, che richiama la necessità di un rafforzamento strutturale degli investimenti e di una politica retributiva capace di attrarre nuovi talenti nell’insegnamento.

Davanti a un bivio

L’Italia si trova davanti a un bivio: da un lato i progressi su dispersione e accesso, dall’altro analfabetismo funzionale persistente, divari sociali e retribuzioni poco competitive nella scuola. Senza una strategia organica che riallinei investimenti, qualità dell’insegnamento e orientamento verso le competenze del futuro, il rischio è consolidare un equilibrio di bassa crescita per capitale umano e produttività. Serve un cambio di passo, adesso.

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