Istat, oggi i dati su demografia e inflazione: un termometro sociale che misura la salute del Paese
- di: Cristina Volpe Rinonapoli

Oggi l’Istat diffonderà due serie di dati fondamentali per comprendere lo stato di salute dell’Italia: da un lato gli indicatori demografici relativi al 2024, dall’altro le stime provvisorie sui prezzi al consumo di marzo 2025. Due fotografie diverse ma complementari che, incrociate, offrono uno spaccato profondo della condizione economica e sociale del Paese, tra declino demografico e tensioni inflazionistiche che continuano a incidere sul potere d’acquisto delle famiglie.
Istat, oggi i dati su demografia e inflazione: un termometro sociale che misura la salute del Paese
I dati preliminari anticipati da fonti Istat confermano una tendenza già ampiamente nota, ma che anno dopo anno si fa sempre più preoccupante: nel 2024 la popolazione residente in Italia è diminuita di circa 180 mila unità rispetto all’anno precedente, attestandosi intorno ai 58,6 milioni di abitanti.
Il saldo naturale (differenza tra nascite e decessi) continua a essere fortemente negativo, con poco più di 380 mila nati e oltre 680 mila morti. Si tratta del dato più basso di natalità dall’Unità d’Italia a oggi, un declino che colpisce trasversalmente tutte le regioni, con un acuirsi del fenomeno nelle aree interne e nei piccoli comuni.
L’unico fattore che ha parzialmente compensato il calo è rappresentato dal saldo migratorio positivo, stimato intorno alle 250 mila unità, trainato in particolare dalla regolarizzazione di flussi di lavoratori stranieri e dal crescente numero di giovani italiani che rientrano nel Paese dopo esperienze all’estero.
L’indice di vecchiaia raggiunge un nuovo record, con 187 anziani ogni 100 giovani, mentre l’età media della popolazione sale a 47,8 anni. Un trend che solleva interrogativi profondi sulla sostenibilità del sistema pensionistico, sulla tenuta del welfare e sulla capacità produttiva del Paese nei prossimi decenni.
L’inflazione torna a salire: le stime di marzo
In parallelo ai dati demografici, l’Istat diffonderà oggi anche le stime preliminari sull’inflazione di marzo 2025. Dopo mesi di rallentamento, l’indice dei prezzi al consumo registra un lieve incremento, con una variazione tendenziale stimata all’1,4%, in crescita rispetto all’1,1% registrato a febbraio.
Il dato riflette principalmente l’aumento dei prezzi nel comparto energetico, spinto dalle recenti tensioni geopolitiche che hanno avuto ripercussioni sul costo del petrolio e del gas. In crescita anche i prezzi dei beni alimentari, in particolare frutta, verdura e prodotti da forno, mentre restano stabili i servizi legati al turismo e all’intrattenimento.
L’inflazione acquisita per il 2025 si attesta così all’1,2%, un livello ancora lontano dagli anni della corsa dei prezzi ma sufficiente a mantenere alta la pressione sui bilanci delle famiglie, già provati dall’aumento dei tassi d’interesse e dalla crescita del costo della vita.
I riflessi sociali dei due dati
L’incrocio tra i dati demografici e quelli sull’inflazione restituisce l’immagine di un Paese che invecchia, si impoverisce e fatica a garantire benessere e stabilità alle nuove generazioni. La riduzione della popolazione in età lavorativa, unita alla perdita di potere d’acquisto, rischia di innescare un circolo vizioso fatto di minori consumi, calo degli investimenti e ulteriore contrazione del tessuto produttivo.
L’aumento del costo della vita penalizza in particolare le famiglie giovani e numerose, proprio quelle che il sistema-Paese avrebbe bisogno di sostenere per invertire la tendenza al declino demografico. Le difficoltà legate all’accesso al credito, al mercato del lavoro e ai servizi per l’infanzia rappresentano ostacoli concreti che richiedono un intervento organico da parte delle istituzioni.
Le sfide per il Governo
I dati che l’Istat renderà ufficiali oggi rappresentano un campanello d’allarme che la politica non potrà ignorare. Il Governo, impegnato nella stesura della prossima Nota di aggiornamento al Def, dovrà tenere conto di questi numeri nel definire le priorità della manovra d’autunno.
Da un lato, serviranno misure di incentivo alla natalità e al lavoro femminile, potenziamento del welfare e investimenti nei servizi educativi. Dall’altro, sarà necessario monitorare attentamente l’andamento dei prezzi e valutare interventi mirati per sostenere il potere d’acquisto delle fasce più deboli della popolazione, senza compromettere gli equilibri di finanza pubblica.
Le cifre che l’Istat consegnerà oggi ai decisori politici non sono solo dati statistici, ma la rappresentazione plastica di un Paese che rischia di rimanere intrappolato tra invecchiamento, precarietà e disuguaglianze crescenti.