Utility italiane, investimenti di 300 milioni per la digitalizzazione

- di: Barbara Bizzarri
 

La digitalizzazione delle utility: la chiave per efficientare la produzione, migliorare i processi e garantire la trasparenza dei servizi pubblici del futuro”, studio realizzato dalla Fondazione Utilitatis in collaborazione con AGICI e presentato a Milano presso Palazzo Emilio Turati, ha illustrato un’analisi aggiornata e numerose proposte di intervento per efficientare la produzione, migliorare i processi e la trasparenza dei servizi pubblici in materia di utility. Dalla ricerca, si desume che le utility italiane siano, con il settore manufatturiero, seconde soltanto al settore bancario e finanziario per spesa in intelligenza artificiale. In Italia, il mercato dei big data analytics vale circa 2 miliardi di euro (+13% nel 2021), trainato anche dalle utility, con il medesimo tasso di crescita. I settori industriali dell’energia, del ciclo idrico e della gestione dei rifiuti hanno assunto un impegno crescente in direzione della digitalizzazione. Le utility italiane hanno investito nell’ultimo anno quasi 300 milioni di euro in tecnologie quali gli smart meter - con oltre 35 milioni di unità, l’Italia è il primo Paese al mondo per diffusione degli smart meter nel settore elettrico -,  l’informatizzazione dei processi aziendali, il telecontrollo e lo sviluppo hardware e software per la gestione delle reti. Nel 2021, ben l’82% delle utility ha effettuato almeno un investimento in digitalizzazione, tra ricorso a tecnologie digitali, evoluzione dei modelli organizzativi e innovazione nei modelli di business.

Utility italiane, investimenti di 300 milioni per la digitalizzazione

Il presidente di Fondazione Utilitatis, Stefano Pareglio, ha dichiarato: “Questo studio dimostra come il ricorso alla digitalizzazione sia diffuso tra le utility, specie quelle più aperte al cambiamento e all’innovazione. Il settore ha preso coscienza dei vantaggi che possono derivare in termini di riduzione dei costi, di ottimizzazione dei processi produttivi, di vita utile degli impianti e, non ultimo, di uso razionale delle risorse ambientali ed energetiche. Registriamo tuttavia come tali tecnologie non siano diffuse in modo omogeneo nel settore e tra le diverse funzioni svolte dalle utility: emergono dunque ampi margini di miglioramento, in relazione ai quali il nostro studio avanza numerose e praticabili proposte di intervento”.

L’Italia vanta, inoltre, il primato mondiale di diffusione dei contatori intelligenti nel mercato elettrico (98%), cui si somma il 73% dei contatori intelligenti per il gas (secondo miglior dato dopo l’Olanda). Il settore idrico è invece in ritardo: nonostante solo l’1,3% del totale delle utenze servite registri assenza dei misuratori, manca ancora un diffuso sistema di smart metering, che potrebbe consentire ai consumatori un uso più razionale dell’acqua e una conseguente riduzione dei consumi. Nel settore energetico, a fronte di investimenti relativamente limitati per la digitalizzazione degli asset, si stimano miglioramenti della produzione e del rendimento tra il 2-10% ma soprattutto una riduzione dei costi tra il 10-30% e una estensione della vita utile degli impianti di generazione fino a 5 anni. Nella gestione dei rifiuti, la digitalizzazione al servizio della tariffa puntuale è un fattore abilitante che può consentire di incrementare la raccolta differenziata anche del 30%. Per il servizio idrico il controllo centralizzato digitale determina benefici nell’ordine del 15% di perdite evitate, del 30% di energia risparmiata e del 20% di produttività.

Tra gli obiettivi del Digital Compass per il 2030, si prevede che 3 aziende su 4 dovranno utilizzare servizi di cloud computing, big data e intelligenza artificiale. Anche il PNRR prevede ingenti risorse: 623 milioni di euro per l’obiettivo “Digitalizzazione, innovazione e sicurezza nella PA”, destinato a imprese di interesse nazionale e con funzioni essenziali. Tra le misure è compreso l’investimento 4.2 “Riduzione delle perdite nelle reti di distribuzione dell’acqua, compresa la digitalizzazione e il monitoraggio delle reti”, che mira alla trasformazione della rete idrica in "rete intelligente".

Tra le proposte di intervento indicate nello studio, si rilevano, in particolare, l’interoperabilità di apparecchiature e sistemi tramite l’adozione di standard coerenti a livello nazionale e internazionale per favorire la collaborazione tra imprese e con gli stakeholder, uniformando i “linguaggi” che provengono dalle varie apparecchiature e sistemi; l’impulso alla realizzazione e alla manutenzione delle infrastrutture pubbliche strategiche, tra cui fibra ottica e reti cellulari, rendendole affidabili e accessibili a prezzi adeguati; una maggiore accessibilità dei dati di pubblico dominio, quali ad esempio quelli meteorologici e demografici, per  permettere alle aziende di effettuare simulazioni e scelte più efficaci); la diffusione nella regolazione delle utility di un approccio tariffario Totex, che riguarda le spese totali e non solo quelle in conto capitale, per remunerare adeguatamente anche le infrastrutture “non tradizionali”; l’intervento nella struttura del mercato elettrico, aprendo alla partecipazione delle risorse distribuite a nuovi mercati di servizi locali, di cui i DSO si approvvigionerebbero tramite aste o contratti; l’attuazione di interventi pubblici per la cyber security, fonte di preoccupazione che frena la digitalizzazione specialmente delle utility più piccole; l’adozione dell’European Chips Act, investendo in capacità produttiva locale di microprocessori e semiconduttori, nonché l’integrazione della direttiva con iniziative complementari, quali ad esempio il recupero e il riciclo dei RAEE per ridurre la dipendenza dall’estrazione all’estero; la promozione e l’estensione degli incentivi dei programmi nazionali come “Transizione 4.0”, nonché iperammortamento e superammortamento.

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