Vuoi cambiare il guardaroba? Vai a farti rapinare a Milano...

- di: Bianca Balvani
 
Un tempo, quando si decideva di cambiare il guardaroba, o anche soltanto di comprare un capo d'abbigliamento, era tutto più facile. Guardavi dentro il portafoglio (o controllavi l'estratto conto), pensavi a cosa ti serviva di più (pantaloni o gonna, maglioncino o blazer, foulard o cravatta) e poi diritto al negozio, quando ancora non ti fidavi di acquistare da un catalogo, cartaceo o virtuale.
Belli, quei tempi, che ora però stentano a riproporsi. Con qualche variazione legata al cambiamento della moda.
No, non quella di cosa vuoi o devi indossare, ma parliamo dell'esigenza di rivolgersi a qualcuno che ti consigli.

Vuoi cambiare il guardaroba? Vai a farti rapinare a Milano...

Oggi li chiamano influencer (mestiere quanto mai ammantato di interrogativi, legati soprattutto all'onestà mentale di questi consiglieri) o armocromista (che, in fondo, è quello che ti dice qual è l'accostamento di colori che devi evitare, come se ciascuno non fosse padrone di vestirsi come gli pare).
Ma ora, accanto agli influence e agli armocromisti, c'è un altro genere di consigliere, uno che, se vesti male (ma soprattutto bene), gli abiti te li toglie di dosso, letteralmente. Questi consiglieri sono molto ricercati (sotto ogni punto di vista, anche quello giudiziario) e potrebbero essere raggruppati sotto un'unica definizione e un delimitato ambito geografico. Vuoi cambiare il guardaroba? Vai a farti rapinare a Milano....

Certo, in quello che diciamo c'è un pizzico di esagerazione, ma andate a dirlo al ragazzo svizzero (un calciatore professionista della B elvetica) che, appena uscito da un locale notturno della zona di corso Como, è stato circondato da una decina di giovani - che lui ha detto essere nordafricani - che lo hanno aggredito per rapinarlo. Non del solo orologio di marca (un cronografo Cartier), non solo degli orecchini, non solo della collanina d'oro e del cellulare. Gli hanno portato via tutto, persino le scarpe che, purtroppo per lui, erano di marca. Quando è riuscito a denunciare l'accaduto ai carabinieri, i militari si sono trovati davanti un giovane sotto choc, con quel che gli restava addosso degli abiti, con il sangue che gli colava dopo che li orecchini gli erano stati strappati, con segni al collo e al polso, effetto dello strattonamento per rapinarlo di orologio e collanina.
E questo è solo uno dei casi che, notte dopo notte, animano Milano, che, senza volere incolpare nessuno, perché è troppa l'evidenza, sta diventando una terra di nessuno, dove bande di nordafricani e latinos si affrontano, con ogni tipo di arma, per il controllo de territorio e, quindi, per potere aggredire e rapinare chiunque dia loro l'impressione di avere qualcosa di prezioso addosso.

Una città che rischia di non riconoscersi più se qualcuno non si prenderà la briga di ripulirla da una microcriminalità che ormai dilaga, con la complicità di un degrado sociale che molti giovani a saltare il confine tra lecito e illecito, magari ispirandosi a un circuito di rapper secondo i quali i più forti, soprattutto se agiscono in branco, hanno diritto di fare tutto, anche aggredire, ferire, usare violenza, persino uccidere.
Uscire per andare a divertirsi è diventato un rischio perché, in una città diventata di frontiera, ogni angolo di strada può essere il terreno di ragazzi che si alimentano di violenza e che non hanno alcuna paura di finire in galera.
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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