La nuova boutade di Grillo: reddito universale, senza ricatti e lavoro
- di: Diego Minuti
Che cos'è il genio? È fantasia, intuizione, decisione e velocità.
Che nessuno si prenda il merito di questa definizione che è di Giorgio Perozzi? I più giovani meritano una spiegazione su chi sia 'il Perozzi'. È il personaggio di ''Amici miei'' interpretato da Philippe Noiret. Una definizione che oggi si può incollare a Beppe Grillo, almeno a leggere alcune delle cose dette in una recentissima occasione pubblica (il 15 settembre, in occasione di una conferenza stampa del ministro Patuanelli).
Con un discorso in cui, come sempre, ha toccato molti argomenti, spesso andando fuori tema rispetto al cuore dell'evento, Grillo ha ribadito il suo concetto di ''nuova Italia'', regalando parecchi spunti di riflessione, alcuni dei quali ci rafforzano nel dubbio se ci si trova davanti un politico visionario o un ''cialtrone della parola'', che parla per sorprendere e che non ha certo paura di fare ricorso al paradosso per rendere più credibile il suo disquisire.
Mettendo le mani avanti, Grillo si è definito ''un buffone che trascina le folle'', anche se il seguito che ha nel Paese piuttosto che nei grillini organici non è che sia più grandissimo come egli pensa.
L'epoca in cui bisognava spararle sempre più grosse per attirare attenzione e captare consensi si è spenta da tempo, da quando i ''suoi'' Cinque stelle sono diventati parte integrante del gioco politico e quindi la loro carica pseudo-eversiva si è andata affievolendo, proporzionalmente con l'estendersi del loro potere, dimostrandosi voraci e spregiudicati allo stesso modo di quelli che per loro incarnavano la casta, quale che sia il significato di questo termine mai troppo vituperato.
Ma le lacerazioni in seno al suo movimento - che sembrano ricalcare quelle che, nei partiti tradizionali andavano sotto il nome di correntismo - sono ben più reali di come i capi grillini sostengono, arroccati dietro l'immagine di un partito granitico che non c'è più.
Beppe Grillo, come un buon padre, ogni tanto interviene quando si avvede che i suoi figlioli si ritengono cresciuti a punto di potere fare da soli.
È è qui che si vede il genio del (ex?) comico che, pur di fare tornare su di sé la luce dei riflettori per allontanarla dai suoi pretoriani, cerca di trovare tesi sempre più estreme, sempre più difficili da sostenere, ma che proprio per questo attirano l'attenzione dei media, i cui rappresentanti su questa terra (i giornalisti) per Grillo valgono meno di zero.
Per questo, giornalisticamente parlando, è un colpo di genio quello di Grillo di farsi nuovamente promotore di una rivoluzione del Paese, ribaltando ruoli e convenzioni che spianino la strada ad un mondo diverso, dove lo Stato tende la mano a tutti, senza nulla chiedere in cambio, e non invece come fa ora 'pretendendo' che ad una elargizione di denaro corrisponda la prestazione di un servizio.
Un concetto che per Grillo è superato, auspicando ''un reddito universale incondizionato, senza ricatti, senza lavori e corsi preparatori. Non un piatto di minestra. Ti do un reddito perché sei vivo''.
Una idea del rapporto Stato-cittadini che straccia non solo le ideologie d'un tempo e le loro stratificazioni, ma anche il pensiero-base dello stesso movimento che Grillo ha costruito (quello del reddito di cittadinanza inteso come anticamera verso un nuovo lavoro che il padre fondatore supera, quasi ridicolizzandolo).
Ora resta da vedere se lo faccia per reale convincimento e per il suo ritenersi (non essere: cosa molto diversa) visionario oppure per mere strategie per rinvigorire l'esangue base ideologica dei Cinque stelle. Ma se è una ricetta, quella che Grillo propone, siano ad un passo dalla boutade. Un reddito universale erogato senza che il cittadino faccia qualcosa per giustificarlo riporta ad una idea di Stato assistenziale che cozza, oltre che con la Storia, anche con la ragionevolezza dal momento. Perché tale reddito, essendo appunto universale, non potrebbe fare distinzione tra i destinatari, generando una sorta di appiattimento morale, qualcosa che suona retroguardia e non altro.
Ma la sparata di Grillo non ha provocato nulla se non un micro-dibattito in seno ai Cinque Stelle che, per riconoscenza più che per altro, devono comunque seguire le intemerate del loro guru che cerca di motivare i suoi, sempre e comunque. ''La sinistra ha poche idee - ha detto -, la destra nessuna, noi qualcuna'', con tanti ringraziamenti agli alleati di governo, trattati come l'ultimo dei minus habens, al quale i grillini, per pura pietà, concedono qualcosa.