Davanti all'enorme problema migranti, il Governo agisca, mettendo da parte slogan e promesse

- di: Redazione
 
Mancano ancora poche settimane e il governo taglierà il traguardo del suo primo anno.
La complessità della situazione del Paese è sotto gli occhi di tutti e sarebbe ingeneroso farne carico solo al governo di Giorgia Meloni, che si è trovata a fronteggiare una tale massa di problemi che, per risolverne solo la metà, ci sarebbe voluto un miracolo. Ma, dando atto all'esecutivo di impegnarsi e di avere degli obiettivi chiari, il giudizio è fortemente condizionato da un ricorso, che talvolta risulta esagerato, ai proclami e agli slogan, quasi che l'attuale maggioranza fosse ancora all'opposizione e dimenticando le tante promesse che sono state fatte in campagna elettorale e che sono rimaste tali. Come la soluzione del problema dei migranti irregolari.
Se parlassimo di fisica, sarebbe facile spiegare che non si può cercare di infilare due litri d'acqua in una bottiglia che ne può contenere solo la metà. E se quella bottiglia è l'Italia, davanti alle migliaia di persone che, dall'Africa e dall'Asia, spingono per farvi ingresso, dire che la capacità è stata abbondantemente raggiunta è affermare semplici verità.

Davanti all'enorme problema migranti, il Governo agisca, mettendo da parte slogan e promesse

Non è quindi, in questione, il problema, la ma mancanza di ricette efficaci, facendo invece ricorso a idee e progetti che, realisticamente, sono difficilissimi da realizzare. Come l'ipotesi, tornata ora d'attualità, di un bocco navale che, solo per sottolineare uno dei problemi, dovrebbe avere il consenso - ad oggi pura fantascienza - di Libia e Tunisia.
Se poi gli slogan vengono accompagnati da attacchi a chi trama nell'ombra (a confronto di quel che si accredita alla sinistra, la Spectre sembra un'arciconfraternita parrocchiale) ecco che la ricerca di soluzioni sembra essere una strada soltanto politica e non invece di concretezza.

Anche perché tutti gli appelli alla solidarietà dell'Europa stanno cadendo, rumorosamente, nel vuoto. Inutile dire che l'Europa ci è vicina, se poi la Francia dell' ''amico'' Macron dispiega centinaia di agenti e molti mezzi aerei alla frontiera per bloccare i migranti e rimandarli in Italia, con tanti saluti alla solidarietà tra Paesi fratelli. Che sono tali sin quando c'è un interesse comune, e non è questo il caso dei migranti, tra la Francia, che ha enormi problemi con i suoi cittadini d'origine nordafricana che reclamano integrazione, e la Germania, che si dice satura di richiedenti asilo.
Se la risposta dello Stato è quello di creare dei Centri di permanenza e rimpatrio in ogni regione si rischia un effetto politico boomerang, perché, come dimostrano le reazioni alla proposta, anche i governatori del centrodestra sono contrari, non ritenendosi pronti (anche dal punto di vista economico e amministrativo) a fare fronte a questo nuovo e inatteso impegno.

E poi ci sono altri aspetti che l'annuncio del presidente Meloni potrebbe non avere considerato sino in fondo. Perché, se istituire dei Cpr in tutte le regioni ha un costo e i milioni necessari (si parla di 300 all'anno) da qualche parte si faranno uscire, resta sospeso l'aspetto meramente organizzativo dell'apparato di sicurezza.
Dando per scontato che il controllo dentro e al di fuori del perimetro dei Cpr non può essere affidato all'Esercito - che non ha certo questo tra i suoi compiti e tra le sue specificità operative - , all'incombenza dovranno fare fronte Polizia e carabinieri, che già lamentano carenze negli organici. Se però, per controllare i Cpr, vengono distolte risorse oggi impiegate nel presidio delle città e delle strade, si può risolvere un problema, aprendone però un altro gravissimo.
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